Come il militare vive il trauma: DPTS, sintomi, guerra

In guerra, nessuna persona è immune dal vivere un evento traumatico che può lasciare profonde ferite fino a manifestarsi in Disturbo Post – Traumatico da Stress (DPTS). Una conferma a tale assunto è fornita dalle statistiche inerenti ai casi di diagnosi di DPTS tra i reduci dai teatri operativi.

È opportuno soffermarsi sull’idea che il DPTS maturato in teatro operativo sia diverso da quello nato a seguito di catastrofi maturali, poiché investe la fiducia nei valori in nome dei quali il militare intraprende una professione profondamente integrata con la propria vita personale. Egli necessita pertanto, di essere posto al centro di un percorso di studio psicologico del trauma che si confronti con la vulnerabilità della natura umana.

Le conseguenze dell’evento traumatico (classificabili principalmente in sintomi di iperattivazione, sintomi intrusivi e sintomi di evitamento) sono influenzati dalla durata, dalla natura, dall’intensità dell’evento, dal particolare momento biografico dell’individuo e dalle sue peculiarità difensive che condizionano una serie di sviluppi fisio – psicologici e possono condurre a carattere acuto e cronico. La comparsa di queste espressione patologiche dipenderà anche da una variabile individuale, determinata dalla capacità di adattamento del soggetto, denominata resilienza e capace di collocare e dare significato all’evento all’interno della propria storia personale.

Le caratteristiche dell’evento traumatico, importanti da analizzare ai fini di una netta distinzione tra stress e trauma, sono la subitaneità e l’imprevedibilità, fattori che non permettono manovre difensive immediate.

Tuttavia, negli ultimi anni sono state eseguite molte ricerche sul DPTS in ambito militare, soprattutto negli Stati Uniti che offrono una popolazione oggetto di studi di notevole rilevanza, i cui risultati hanno portato ad elaborare un percorso di supporto psicologico per i militari basato su interventi preventivi, d’emergenza e successivi all’impiego del militare in teatro operativo. Molti Paesi coinvolti in interventi operativi hanno, già da tempo, elaborato piani di supporto psicologico ai militari, dislocando, in ogni Reparto presente in teatro, un’Unità di Combat Stress Control, costituita da un nucleo operativo di psichiatri e psicologi.

Nel contempo, sono stati implementati appositi processi addestrativi e procedure riabilitative, ponendo una particolare enfasi su prevenzione, sensibilizzazione, empowerment e sostegno. Ciò significa che, prima di impiegare un militare in teatro operativo, sono attivati dei piani di formazione specifici, seguiti dal monitoraggio in loco, e inoltre, viene fornito un supporto alle famiglie soprattutto in caso di eventi traumatici occorsi al congiunto. È opportuno suddividere gli interventi sulla base di due differenti obiettivi temporali: breve/medio termine e lungo termine. Gli attori principali presi in considerazione come oggetto di intervento sono tre: i comandanti (al fine di fornire loro strumenti per riconoscere, valutare e supportare casi di DPTS), i combattenti e le famiglie. Il protagonista attivo dell’intervento e il personale qualificato (psichiatri e psicologi) che svolge un ruolo fondamentale durante tutto il Deployment Cycle comprende le fasi di dislocamento di un’Unità: pre-deployment, deployment, post-deployment.

Articolo di Silvia Bartolomucci

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