Psicologia della Personalità: teorie e modelli

Tra le due guerre si delineò la psicologia della personalità, e molti ricercatori si dedicarono ad effettuare indagini sempre più approfondite; tra questi ricercatori troviamo lo psicologo statunitense Gordon Allport (1937), che diede le fondamenta per la crescita della psicologia della personalità.

Allport portò avanti tali ricerche focalizzandosi sull’essenza di ciò che era universale, e su cosa invece potesse essere personale/individuale e distintivo. Egli intendeva raggiungere una disciplina in grado di unire la clinica e la ricerca, e per questo andò oltre i tradizionali orientamenti psicoanalitici, tanto che ancor oggi resta un’importante riferimento per la psicologia.

 

Tra le diverse teorie, ci interessa esaminare quella relativa ai tratti della personalità, e Allport potè definire i tratti come delle “strutture neuropsichiche”, in grado di stimolare e guidare con azioni comportamentali adattive gli esseri umani. Secondo Allport, ogni essere umano è dotato di un’unica combinazione di tratti, e per questo è impossibile trovare due personalità identiche (Allport, 1937).

Sulla base di questa teoria, Allport esplicitò una classificazione dei tratti realizzata su due strutture caratteriali: “Pervasività” e “Generalità”, e distinguendo tra tratti universali e tratti individuali. Creò un’ulteriore distinzione relativamente alla pervasività, e individuò tratti cardinali, centrali e secondari. I tratti cardinali influenzano l’individuo, quelli centrali invece contraddistinguono l’individuo. In definitiva connotano la personalità dell’individuo, e con essa l’individuo si identifica e si riconosce, e viene riconosciuta dagli altri; infine, i tratti secondari si differenziano per incoerenza.

Per quanto riguarda lo studio dei tratti Allport (1937) distingue due tipi di approcci: quello idiografico e quello nomotetico. L’approccio idiografico stabilisce che l’individuo è un unico insieme di tratti; invece, l’approccio nomotetico stabilisce che i tratti possono  essere rilevabili in tutte le persone, e la ricerca si è in tal modo orientata sulla stabilità del comportamento sociale. Ancora oggi le ricerche di Allport sono le basi per la ricerca nell’ambito della psicologia della personalità e quella sui tratti.

Lo studio sulla ricerca dei tratti si colloca intorno agli anni 80 e 90, e si pone in evidenza su due basi di ricerca: la “struttura” e il “processo”. Lo studio della struttura focalizza l’obiettivo al fine di identificare le qualità persistenti
degli individui; invece, lo studio sul processo pone l’attenzione sulle dinamiche trasformative.

A questo punto i ricercatori si chiesero se le tendenze degli individui erano rivolte a dinamiche universali, oppure se fossero organizzazioni uniche, e sostanzialmente se le tendenze psicologiche degli individui fossero in definitiva delle tendenze abituali, oppure risposte a tendenze diverse. Sono state fornite molte ipotesi, per esempio per quanto concerne la sfera affettiva, si è potuto rilevare che le tendenze disposizionali possono essere ricondotte ad un insieme universale di dimensioni e di tendenze comportamentali, ponendo altresì in particolare rilievo l’importanza per la definizione della personalità (Goldberg, 1993; McCrae & Costa, 1996), cioè nel porre in atto un certo tipo di comportamento piuttosto che un altro.

Questi approcci prendono in esame ciò che determina la personalità, che è costituita da tendenze comportamentali organizzate in modo gerarchico con tratti sovraordinati (Eysenck, 1947).

Si rilevano diversi livelli organizzativi, i costrutti sovraordinati, che organizzano le tendenze individuali e che si collocano ad un livello basso controllando in qualche modo le abitudini comportamentali; ad un livello superiore, invece, si collocano i costrutti che corrispondono a tendenze che mettono in atto risposte abituali (Eysenck, 1970), e ad un livello ancora più alto la tendenza comportamentale nel suo complesso che viene posta come struttura generale di base.

Articolo di Augusto Rossi

 

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