Come si costruisce la personalità

Come scrive Victor Hugo: l’adolescenza è la più delicata delle transizioni.

 

Al giorno d’oggi consideriamo preventivo intervenire sulla cultura affettiva che alimenta il fenomeno alle origini del comportamento a rischio, cercando di aiutare i ragazzi a riconoscere motivazioni e significati affettivi dei propri comportamenti e ad assumerne la responsabilità. Stephen Littleword dice: “Ricorderai l’adolescenza come il periodo dalle emozioni più intense e dalle esperienze più vere. Un adolescente si butta con ogni cellula del suo corpo in quel che fa, se non altro perché è la prima volta.”

Gli adolescenti, i cui confini soggettivi sono labili e in via di definizione, sono particolarmente vulnerabili alle pressioni dei contesti in cui vivono e ai valori proposti dalla società e dal gruppo generazionale. E’ evidente a tutti come i disturbi alimentari siano correlati ai valori etici ed estetici della cultura psicosociale in cui viviamo, sebbene non ne siano la diretta conseguenza; in un contesto in cui l’immagine è assunta a valore, un corpo magro ed efficiente è il modello ideale che giovani ed adulti sono sollecitati a perseguire. I due grandi problemi dell’adolescenza, infatti, secondo lo scrittore Bruno Bettelheim sono: trovarsi un posto nella società e, allo stesso tempo, trovare se stessi.

la costruzione della personalità psicologia

Costruzione del corpo
La psicoanalisi colloca la relazione con il corpo in una posizione centrale nello sviluppo psichico individuale, specie in adolescenza; l’adolescente parla il linguaggio del corpo e con il corpo esprime identità e appartenenze, gusti e valori. Il compito di mentalizzare il corpo pubere, attribuendogli significato psichico negli scambi sociali e sessuali, è in adolescenza il fulcro dello sviluppo emotivo; per questo sul corpo si focalizzano sofferenze e conflitti, il corpo è considerato colpevole di inadeguatezze e fallimenti. L’adolescente si scruta ossessivamente allo specchio alla ricerca di tracce della nuova identità e scopre nel corpo difetti veri e presunti; quando si ammala psichicamente spesso soffre di dismorfofobie e disturbi alimentari o attacca il corpo con agiti autolesivi.47 La difficoltà ad immaginarsi il futuro, tipica dell’epoca ‘postmoderna’ in cui viviamo, si traduce in uno stile di vita strettamente concentrato sul presente e sulla soddisfazione immediata del desiderio. Le ragazze che, pur disponendo di cibo in abbondanza, rifiutano di nutrirsi, sono le vittime paradossali di un sistema di valori a cui si ribellano e da cui al tempo stesso sono schiacciate. Lo stato di bisogno, di mancanza, l’attesa di un bene futuro percepito come incerto, sono sentimenti scarsamente tollerati nella nostra società; a maggior ragione dagli adolescenti.48 Ne consegue che, tanto sono più imperiosi e coercibili i bisogni, come quelli di natura impulsiva, prevenienti da un corpo prepubere o pubere che si prepara a fiorire nella pienezza del suo sviluppo, tanto maggiore sarà la tentazione di trovare delle pericolose ‘scorciatoie’ per superare d’un balzo la penosa tensione tra l’ideale sognato e fantasticato che nutre la mente, e i ‘bassi’ istinti ancorati nel corpo.49 Allevati in seno ad un’ideologia affettiva che fa della gratificazione dei bisogni e della vicinanza emotiva tra genitori e figli il principale fattore protettivo rispetto ai rischi della crescita, i ragazzi e le ragazze di oggi sono più esposti alla pressione di aspettative idealizzanti su di sé e il proprio progetto di crescita e alla proiezione dei desideri e paure che appartengono ai loro genitori che non alla repressione degli impulsi imposta da un contesto adulto normativo e castrante. Almeno negli scenari sociali metropolitani a noi più familiari, il timore di deludere i genitori è decisamente più forte del desiderio di ribellarsi ad essi in nome della propria autoaffermazione.50 In un’età in cui il compito di costruire l’identità individuale e di genere è lo snodo del processo evolutivo, il confronto fra un ideale grandioso di perfezione e successo e un’immagine di sé inesorabilmente insoddisfacente risulta profondamente mortificante. John Irving, nel suo libro, scrive che per un momento terribile della sua vita un adolescente inganna se stesso; egli crede di poter ingannare il mondo. Egli crede di essere invulnerabile.51 Uno sfondo socio-culturale che enfatizza il valore dell’immagine e propone ideali d’irraggiungibile perfezione estetica, favorisce l’attribuzione al corpo del deficit d’autostima e la traduzione dell’insoddisfazione di sé in un’implacabile critica all’aspetto fisico che concretizza le proprie imperfezioni. Il rapporto col corpo è centrale nello sviluppo psichico dell’individuo, specie in adolescenza, quando in modo rapido e improvviso si trasforma, assumendo sembianze strane e disarmoniche e comunicando sensazioni nuove e perturbanti per una mente tuttora ancorata ad un funzionamento infantile. In pre-adolescenza, la parte del cervello più attiva è quella che presiede eccitazioni ed emozioni, mentre quella del ragionamento è ancora in fase di costruzione.52 Dopo la pubertà, l’adolescente deve costruire una nuova immagine mentale del proprio corpo, registrando nella psiche le trasformazioni puberali e attribuendogli significati relazionali, sociali, erotici e generativi, su cui fondare i nuovi valori dell’identità di genere: al lavoro psichico dell’adolescenza è affidato il compito di elaborare il trauma derivante dalle trasformazioni del corpo pubere. Quando tale compito fallisce, il corpo viene vissuto come ostile e ‘sbagliato’, incapace di rivelare ‘il vero Sé’ e per questo inesorabilmente insoddisfacente. Le ragazze che soffrono di disturbi alimentari esprimono in modo particolarmente acuto la mancata o distorta mentalizzazione del corpo pubere, ma vissuti dismorfofobici più o meno gravi sono largamente diffusi fra gli adolescenti, afflitti da corpi deludenti di cui lo sviluppo puberale annulla le infinite potenzialità infantili, definendo forme, misure e lineamenti che ne costituiscono intollerabili limiti. L’adolescente tende ad affidare al corpo il compito di esprimere identità, appartenenze e sentimento del proprio valore; non è facile distinguere fra le manipolazioni adolescenziali del corpo quelle che esprimono il bisogno evolutivo di riconoscere e presentare se stesso, di comunicare e stabilire legami, da quelle che segnalano un attacco distruttivo al Sé corporeo.53

Articolo di Emilio Davì

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