I Pericoli dell’Ossessione della Magrezza

Un numero sempre più elevato di persone, soprattutto di donne giovani e giovanissime, pur non soffrendo di un disturbo alimentare conclamato, assume nei confronti del proprio corpo condotte non così diverse da quelle che i manuali psichiatrici elencano come sintomi di disturbi del comportamento alimentare.

 

Nell’ambito della nutrizione e della cura estetica del corpo, i confini fra normalità e patologia sono quanto mai indefiniti. Comportamenti non soltanto approvati ma promossi dalla nostra cultura, come l’imperativo di conservare un corpo giovane, magro e attraente a prescindere dai limiti dell’età e della biologia, sfumano nell’ossessione per la magrezza presente nei disturbi alimentari. Interi settori produttivi e professionali alimentano il culto della magrezza, e ne vengono a propria volta alimentati, in una gigantesca spirale che sembra espandersi progressivamente.

L’industria dei cibi light, privi di grassi e calorie; l’area del fitness e del wellness, che impegna il tempo libero di un numero sempre più alto di individui; la chirurgia estetica, cui si rivolgono ormai anche persone giovani e sane, convinti di poter essere più felici con un corpo diverso; ampi settori dei media, che dedicano intere pubblicazioni e trasmissioni alla diffusione e alla promozione di questi modelli; tutti questi ambiti concorrono a definire l’ideologia che influenza atteggiamenti e comportamenti delle donne e degli uomini.54 I media, i social network soprattutto, sottopongono questa generazione di adolescenti a stimoli che diventano addirittura più forti del normale sviluppo biologico. Più che la crescita fisica, anticipano atteggiamenti, comportamenti, pulsioni e se il corpo è troppo giovane per vivere quelle esperienze sono guai.55

Se la cura del corpo e dell’immagine è culturalmente approvata e socialmente indotta, la ricerca esasperata di una forma fisica perfetta, a prescindere dall’età e dalla dotazione naturale, segnala una profonda insoddisfazione di sé e un importante disagio emotivo. Tale comportamento esprime il rifiuto non solo di un corpo giudicato sempre e comunque troppo grasso, ma anche dell’individuo imperfetto che lo abita e che è incapace di governarlo e controllarlo modificandolo a proprio piacimento. Uno sfondo socioculturale che enfatizza il valore dell’immagine, proponendo ideali d’irraggiungibile perfezione estetica, favorisce questa attribuzione al corpo di difetti veri o presunti, e i sentimenti d’inadeguatezza che ne derivano. Non stupisce che siano i più giovani a essere particolarmente vulnerabili ai richiami della società dell’immagine.56 A dispetto della loro bellezza e giovinezza, gli adolescenti hanno con il corpo un rapporto ambivalente e conflittuale: con la pubertà, lineamenti e misure si trasformano, assumendo forme e dimensioni destinate a rimanere tali per tutta la vita, ma che difficilmente corrispondono ai propri desideri o ai modelli suggeriti dalla società dai media. Delle imperfezioni del corpo, che riflettono le imperfezioni del Sé, gli adolescenti si vergognano e sono disposti a grandi sacrifici per correggerle.57

Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna.58 L’intensità della preoccupazione degli adolescenti nei confronti del corpo e dell’immagine non è solo l’esito del bisogno di adeguarsi a modelli esterni, ma è anche l’espressione di una tensione positiva a comunicare e a valorizzare la propria soggettività. L’aspirazione alla “bellezza” è in bilico fra un desiderio di espressione autentica e un adattamento conformista.

L’adolescenza è una condizione ambigua in cerca di definizione, in cui l’immagine di sé è confusa e contraddittoria, fragile e onnipotente; è naturale sentirsi insicuri, oscillare fra il bisogno di essere rassicurati dal conformismo nei confronti dei modelli prevalenti, che garantiscono senso di appartenenza, e l’ambizione di essere, invece, unici e originali.59 L’adolescente non vuole essere capito, ed è per questo che si lamenta tutto il tempo di essere frainteso.60 In un’età in cui il compito più importante è quello di costruire la propria identità e di essere riconosciuti dagli altri nelle proprie caratteristiche uniche e peculiari, la preoccupazione per il corpo, che di quest’identità è lo specchio, ondeggia fra l’aspirazione alla bellezza autentica e la necessità di travestirsi per sentirsi adeguati.61 Un adolescente imita gli altri, si identifica con i coetanei, desidera, ad esempio, vestirsi come loro ma contemporaneamente cerca la propria identità, vuole essere originale e unico. La determinazione delle ragazze che digiunano fino a rendere il proprio corpo magro a prezzo di qualche sacrificio, se da un lato rivela la loro angoscia di essere brutte e “sbagliate”, inadeguate e imperfette, dall’altro, estremizzando le caratteristiche del modello di femminilità socialmente imposto, ne svela l’inconsistenza rendendo il proprio corpo malato, brutto e precocemente invecchiato, riducendolo a uno scheletro che evoca immagini di morte.62 Era ferocemente bello il modo il cui alcuni giovani maschi si mostravano, come se tutto il loro essere apparisse attraverso i loro occhi e i loro grandi nasi e le loro membra sgraziate.

Articolo di Emilio Davì

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