Sintomi dei Disturbi Alimentari: come riconoscerli e combatterli

I dati epidemiologici riferiti agli adolescenti in generale parlano di un caso ogni 200, ma prendendo in considerazione esclusivamente la popolazione femminile fra i 12 e i 18 anni, si arriva all’8% circa.

Infatti, studi recenti di prevalenza indicano su mille adolescenti femmine 3 casi di anoressia nervosa, 10 di bulimia nervosa e 70 casi di forme subcliniche che non raggiungono i criteri diagnostici dei disturbi conclamati, ma che necessitano comunque di cure e di attenzione psicologica e medica. L’età media di insorgenza dell’anoressia nervosa è 16 anni, con dati che indicano una distribuzione con due picchi a 14 e 19 anni.

 

Nel 15-20% dei casi il disturbo diventa cronico e in circa la metà dei casi c’è un passaggio verso la bulimia nervosa che a volte i clinici interpretano come un miglioramento del soggetto. Forse anche per questa ragione per i casi di bulimia nervosa si osserva un’età media più alta, tarda adolescenza o prima età adulta (18-22 anni), rispetto a quella dell’anoressia. La condotta alimentare disturbata persiste per diversi anni in un’alta percentuale di casi, il decorso può essere intermittente con fasi di remissione, alternate a fasi di ricomparsa dei sintomi. La distribuzione per classi sociali è uniforme (a parte una lieve incidenza per le classi sociali più elevate nell’anoressia).

L’incidenza della bulimia nervosa è significativamente più alta (a differenza dell’anoressia che non presenta questa differenza) nei grandi centri urbani rispetto ai piccoli centri e alle campagne.70 Al pari dell’anoressia troviamo la bulimia e il DAI, il disordine alimentare incontrollato. In entrambi i casi il ricorso al cibo subentra per colmare un vuoto emotivo ben preciso. In questo caso il senso di disagio è raddoppiato dal senso di colpa seguito all’abbuffata che costringe la persona ad escogitare pratiche pericolose per smaltire le calorie in eccesso. In tutti questi casi, così come nell’obesità, una vera e propria malattia che colpisce moltissimi adolescenti, la depressione, l’insicurezza e la paura di un giudizio sono le cause scatenanti di questo rapporto altalenante con il cibo. Il supporto della famiglia, in questi casi, non basta, ma è fondamentale ricorrere alla professionalità di un medico specialista. La guarigione, tuttavia, è un processo molto lungo che richiede tempo ed energie perché, oltre a correggere il peso e le abitudini alimentari del ragazzo, c’è in ballo specialmente la sua autostima che va riguadagnata cercando di superare le proprie angosce e debolezze.

Articolo di Emilio Davì

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