Quando il sintomo è di natura emozionale

 

Articolo di Giovanna Paoletti

Attraverso l’esperienza, ho osservato che molte persone riportano sintomi fisici la cui origine è di natura psicologica. Nello specifico: quando una persona non si dà il permesso di vivere le emozioni internamente, di comunicarle apertamente, di essere spontaneo per motivi appresi inconsapevolmente o per messaggi inibenti di altra natura, si crea un carico emozionale che prende vita attraverso sintomi fisici o gravi malattie. La psiche, trascurata, manda segnali di malessere attraverso il corpo. Mente e corpo, psiche e soma sono connessi, comunicano e si influenzano a vicenda. Ogni area del corpo, che la psiche sceglie come canale alterativo per comunicare, ha un significato, è una rappresentazione simbolica, una metafora della psiche; il perchè in un individuo si manifesti un dato sintomo, o una serie di sintomi e non altri, dipende dal suo vissuto, dalla sua storia.

 

Gli ultimi anni della ricerca in medicina, psicologia e biologia molecolare hanno messo in evidenza in modo inequivocabile lo stretto rapporto tra emozioni, traumi, stress, percezione soggettiva, da un lato, e la maggior parte delle patologie da cui è affetto l’essere umano, dall’altro.

E’ ormai chiaro che sul piano funzionale, i fenomeni psichici, il sistema nervoso, quello endocrino e quello immunitario si trovano integrati in una rete comune, oggi studiata da una nuova branca della moderna medicina, la PNEI, ossia Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia.

La PNEI definisce la malattia “un’alterazione dell’equilibrio e della comunicazione tra il sistema nervoso, endocrino e immunitario”. Questo equilibrio è necessario affinchè l’organismo possa rispondere adeguatamente agli stimoli stressanti di natura fisica, chimica o psichica ed è mantenuto da meccanismi omeostatici che permettono l’adattamento e la sopravvivenza dell’organismo. Questa risposta si manifesta a livello sia fisiologico che comportamentale ed è mediata da un’attivazione emozionale seguita dalla valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Oggi sappiamo che qualsiasi agente causale (fisico, biologico o psicosociale) può influenzare, direttamente o attraverso una mediazione emozionale, il terreno biologico sul quale si inserisce la malattia.

Ormai tutte le ricerche sullo stress e sulla psicofisiologia delle emozioni hanno dimostrato come la reazione emozionale, comunque indotta, si accompagna a variazioni sia neuro-endocrino-immunitario che comportamentali.

L’attivazione emozionale è una manifestazione fisiologica e adattiva che permette all’individuo di “sentire” le continue richieste di adattamento dell’ambiente sia sul piano fisico che psichico.

Ormai tutte le ricerche sullo stress e sulla psicofisiologia delle emozioni hanno dimostrato come la reazione emozionale, comunque indotta, si accompagna a:

  • Attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene
  • Stimolazione della midollare del surrene
  • Variazioni nella composizione chimica e nella morfologia del sangue.

Pertanto, volendo semplificare, il nostro cervello è composto dal cervelletto (che si occupa del movimento, dell’equilibrio e della postura), dal tronco dell’encefalo (che si occupa del respiro, del battito cardiaco e della pressione del sangue), dall’ipotalamo (che si occupa della temperatura corporea, delle emozioni, della fame della sete e dei ritmi circadiani), dal talamo (che si occupa dell’integrazione sensitiva e motoria), ed infine dal “sistema limbico”, composto dall’amigdala (coinvolta nei processi emotivi e nella memoria emozionale), dall’ippocampo (apprendimento e memoria), dai gangli della base (movimento) e dal mesencefalo ( muscolatura liscia).

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