comunicazione non verbale occhi sguardo mentire

Come scoprire le bugie

 

Articolo di Cecilia Marchese

Nella psicologia del senso comune è diffusa la convinzione che sia abbastanza facile scoprire il mentitore ma le ricerche pongono in evidenza il contrario. Studi dimostrano che in linea di massima siamo abbastanza scadenti nel riconoscer le bugie dalla verità: la capacità media al riguardo non si discosta dalla casualità.

Le ipotesi usate per spiegare il fenomeno sono innanzitutto due: il fatto che le persone si affidino ad indizi poco attendibili per svelare le bugie e che abbiano a disposizione troppi pochi indizi per formulare un giudizio valido. Nella vita reale questa inefficienza può essere motivata dalla scelta di tralasciare segnali alle volte evidenti.

 

Secondo Aldert Vrij la ragione è da rintracciare 3 nel fatto che spesso la gente preferisca ignorare realtà scomode ed imbarazzanti o per forme di narcisismo, o per la volontà di sottrarsi a conseguenze penose o complicate o per sfuggire a situazioni imbarazzanti.

Assumere un atteggiamento di distacco spesso può salvaguardarci dagli inganni: contemplare possibili interpretazioni alternative, diffidare delle parole dell’altro per valutare in maniera approfondita il messaggio
ci tutela dai possibili danni.

Una condotta simile richiede sicuramente un maggior dispendio energico ma può tutelare dagli inganni. Coloro che invece hanno teorie precise sui bugiardi (es. i bugiardi evitano lo sguardo) ottengono prestazioni inferiori rispetto a coloro che, contrariamente, non ne hanno (Pacori, 2012).

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Altri studi mostrano come paradossalmente la capacità di valutare accuratamente l’atteggiamento altrui sia più efficiente se ci si basa su una quantità minima di informazioni o se l’attenzione non è interamente focalizzata sulla persona da giudicare (Pacori, 2012). Tuttavia la valutazione della veridicità di una dichiarazione non dipende tanto dalla capacità di cogliere indizi stereotipati ma soprattutto da quanto impegno ci si mette nell’individuazione di questi segnali.

Quanto più qualcuno è determinato o motivato a cercare segnali di inganno, tantopiù è probabile che li trovi e sulla base di questi ricorra a giudizi affrettati. Questo comportamento, commenta Woodworth, psicologo statunitense, assomiglia molto a quello di diversi poliziotti statunitensi e canadesi che manifestano una tale presunzione nel cogliere segni di menzogna da liquidare un caso in poche ore, trascurando altri possibili sospetti ed alternative (citato in Pacori, 2012).

In relazione a ciò alcuni studiosi hanno individuato dei veri e propri lie detector umani, estremamente sensibili agli indizi verbali e non verbali che indicano una variazione emotiva di pensiero: colgono con facilità le espressioni facciali e microespressioni, le sfumature del linguaggio, il cambiamento del tono di voce, il volume o la frequenza respiratoria (Pacori, 2012).

Generalmente la caratteristica che li accomuna è una grande motivazione ed una solida esperienza nell’osservazione comportamentale. In particolare la loro attenzione è focalizzata su quello che potremmo chiamare comportamento abituale, che viene studiato a fondo al fine di rilevare le variazioni che segnalano quando mente.

Tuttavia la loro abilità emerge quando la posta in gioco è alta mentre rimane nella media se la bugia concerne un fatto banale. Per spiegare questo fatto si è ricorsi all’ipotesi dell’intelligenza emotiva: chi possiede questo tratto sarebbe un candidato ideale per essere uno specialista nel riconoscere gli inganni poiché un alto livello di
intelligenza emotiva è associato ad una grande fiducia nella propria capacità di riconoscere gli inganni. Tuttavia anche soggetti con alta empatia non risultano comunque essere lontani dal sbagliarsi nel riconoscimento della menzogna.

Sembrerebbe inoltre che l’abilità di scoprire la menzogna sia strettamente connessa con l’abilità di dire la menzogna: Frank Abagnale, celebre truffatore statunitense attivo negli anni ’60, dopo aver scontato la sua pena, fu assunto
dall’FBI come consulente per la sicurezza.

L’idea è quella che più uno sia abile nel mentire più abbia fiuto per la menzogna. Secondo uno studio pubblicato su
Frontiers in Human Neuroscience è emerso che chi mente in modo più convincente è anche molto accurato nel cogliere bugie negli altri; l’idea che esista questa “Deception general ability” si riferisce alla recente scoperta che le capacità di rilevare e di produrre l’inganno con successo possano essere correlate e che siano indipendenti dalle abilità cognitive ed emotive del singolo (Wright, Berry&Bird, 2013).

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