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Come e perché funziona la macchina della verità

le tecniche poligrafiche
Dalle considerazioni effettuate, ed ammesso che con il solo ragionamento non sia possibile capire se una persona stia mentendo o dicendo il vero, nel corso del tempo ci si è adoperati nella messa a punto di strumenti scientifici progressivamente più sofisticati con la finalità di sopperire ad una capacità piuttosto carente degli esseri umani di smascherare i bugiardi. Alla base di queste tecniche vi è stato l’intento di cogliere quelle indicazioni corporee che possano funzionare da spia di un’eventuale condotta menzognera attraverso la rilevazione dell’alterazione dei parametri fisiologici del bugiardo, in relazione a quelli registrati in uno stato standard.

 

I primi sforzi di rilevare l’inganno iniziano già verso la fine del 1800, quando gli studiosi iniziano a sviluppare test sulla menzogna basati sulle alterazioni rilevabili nella fisiologia umana legate alla paura di essere scoperti. E’ con Lombroso, pioniere degli studi sulla criminalità e fondatore dell’antropologia criminale, che compiamo finalmente un passo verso la scientificità.

Egli cominciò a testare la validità degli indici corporei attraverso l’idrosismografo: il più antico strumento per indagare la verità che misurava la pressione del polso e del sangue; se il sangue circolava con una pressione più veloce del normale ciò era visto come un probabile segno di stress e quindi di menzogna.

L’idea che mentire provocasse effetti secondari fisiologici è stata a lungo frutto di studi e ricerca ed è alla base di una delle invenzioni più significative in ambito criminologico: il poligrafo moderno, messo a punto da un agente di polizia e studente di medicina John Larson nel 1921 (Bedetti, 2012).

Il lie detector. Il poligrafo, o macchina della verità, si occupa di rilevare una serie di fenomeni fisiologici: dalla pressione sanguigna, alla frequenza respiratoria al numero di pulsazioni o alla conducibilità elettrica del palmo della mano, parametri che si presuppone subiscano una variazione quando una persona mente. «Proprio dalle reazioni fisiologiche del corpo umano agli stili emotivi di una persona
interrogata la macchina della verità, o lie detector, cerca di trarre un segnale indicativo di risposte mendaci» (Sidoti – Casto, 2007).

L’importanza del lie detector è da rintracciare nella straordinaria storia della scienza e della biometria in particolare (che arriva oggi all’analisi del DNA e a alle infotecnologie più sofisticate); questa storia vale in quanto esalta la possibilità di tutelare le persone
più deboli (immigrati, disabili, bambini, donne, innocenti ingiustamente accusati) che attraverso la biometria possono difendere la propria identità dalle innumerevoli opportunità offerte all’aggressività, alla violenza, alla sopraffazione, all’errore (Sidoti – Casto, 2007). Questo tipo di strumento ha riscosso tanto successo negli anni da far pensare di aver finalmente trovato un metodo infallibile di individuazione delle menzogne; tuttavia, imbattendosi in falsi positivi (in persone molto ansiose che sotto accusa diventano molto agitate) e falsi negativi (in individui estremamente dotati di autocontrollo), si è visto come i tracciati dei soggetti indagati dipendessero più da una loro emotività contestuale piuttosto che da una reale volontà del soggetto di dire o meno la verità.

Per ovviare a questi errori spesso viene somministrato il Guilty Knowledge Test (GKT), un test composto da domande irrilevanti e da domande contenenti dettagli che soltanto il colpevole del crimine potrebbe conoscere. 18 «Approfonditi studi svolti fin dai primi anni degli anni Sessanta hanno accertato che il GKT, usato con oculatezza, può essere utile per discriminare gli innocenti dai colpevoli» (Pacori, 2012, 52).

La storia del lie detector in Italia è la storia del mancato impiego di una tecnica biometrica specifica, che venne ideata con scopi di sicurezza e venne utilizzata per la prima volta a scopi investigativi. Nella cultura investigativa italiana, tuttavia, il lie detector non ha lo spazio che ha nella cultura investigativa statunitense e ciò si spiega sulla base della contrapposizione tra cultura dell’inquisizione, originaria della Vecchia Europa e quella dell’investigazione, vista in America come maggiormente capace di distinguersi, grazie alla scienza ed alla medicina, da ogni soggettività o arbitrio (Sidoti – Casto, 2007).

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