Tecniche di Autoipnosi per guarire di Emile Couè

Émile Couè (1857-1926) era un farmacista francese e fu discepolo di Bernheim alla Scuola di Nancy.

Egli si dedicò alla suggestione vigile e allo studio dell’autosuggestione.

La suggestione dell’ipnotista agiva solo nel momento in cui diveniva autosuggestione, la quale produceva i suoi effetti solo se operava allo stato cosciente quando, cioè, l’individuo era cosciente di operare sul proprio inconscio.

Secondo questo autore, poiché l’inconscio era più forte del conscio, l’essere umano doveva imparare a controllarlo attraverso l’immaginazione, ossia prefigurandosi mentalmente di fare ciò che voleva fare (Vial, 2009).

L’immaginazione, non la volontà, era infatti secondo Couè la prima facoltà dell’uomo. La forza dell’immaginazione è quantificabile proporzionalmente al quadrato della volontà. Quando immaginazione e volontà sono in conflitto, l’immaginazione prevale sulla volontà; invece, quando le due facoltà sono in accordo, i loro effetti si moltiplicano. L’immaginazione inoltre può essere educata (Godino & Toscano, 2007).

Couè fu un precursore del pensiero positivo e la sua terapia consisteva nell’insegnare l’autosuggestione, tanto che egli stesso ammise di non aver mai curato nessuno, ma di aver solo insegnato ai suoi pazienti come curare se stessi.

Egli raccomandava di recitare una frase tutte le mattine appena svegli e tutte le sere prima di dormire per venti volte, tanti quanti erano i nodi di una cordicella che si sarebbero dovuti far passare, uno dopo l’altro, tra le dita, recitando un simil-mantra: “Ogni giorno, sotto tutti gli aspetti, io vado di bene in meglio” (Vial, 2009).

Le parole dovevano essere pronunciate nel modo più semplice e automatico possibile per far recepire il messaggio all’inconscio.

Secondo Couè autosuggestione e ipnotismo coincidevano ed erano entrambe definibili come l’influenza che ha l’immaginazione sulla mente e sul corpo dell’individuo. Ogni idea che occupi continuamente la mente di un essere umano diviene realtà, buona o cattiva che sia. L’immaginazione è in grado di far ammalare tanto quanto di guarire, e il paziente può, tramite l’autosuggestione, giungere all’autoguarigione semplicemente concentrandosi costantemente sulla guarigione invece che sulla malattia (Coué, 1926).

Ed ecco che noi, così fieri della nostra volontà, che crediamo di compiere liberamente ogni nostra azione, non siamo in realtà se non delle marionette, di cui la nostra immaginazione tiene tutti i fili: noi non smettiamo d’essere delle marionette se non quando abbiamo imparato a guidare quest’ultima (Coué, 2013, p.26).

Emile Couè è rimasto nella storia per aver scoperto l’effetto placebo, infatti egli si rese conto che spesso lodando un farmaco di fronte ai pazienti ne potenziava gli effetti terapeutici (Vial, 2009).

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