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Facial Action Coding System pdf italiano

Il Manuale del Facial Action Coding System (FACS) di Paul Ekman è disponibile solo in lingua inglese e solo in pdf nel sito ufficiale di Paul Ekman, puoi acquistarlo su questo link alla voce “Facs Manual”.

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Qui di seguito puoi leggere le informazioni di base in italiano sul Facial Action Coding System. Si tratta di un articolo scritto da Laura Marzo, per una tesi di laurea di cui Igor Vitale è relatore.

Parlando di comunicazione non verbale, le basi scientifiche riguardano oltre che l’analisi del linguaggio del corpo (a partire da Darwin) e delle tecniche di intervista e di interrogatorio (SVA, CBCA), anche il Facial Action Coding System di Paul Ekman, Wallace V.Friesen e Joe Hager. Nel 1954 iniziava la sua ricerca sulle microepressioni facciali, sui movimenti e comportamenti; ricerca che è divenuta, nel 1955, la base della sua tesi di Master e nel 1957 è stata oggetto della sua prima pubblicazione. Oltre alle ricerche sulle emozioni e le loro espressioni, negli ultimi trent’anni, Ekman ha svolto uno studio approfondito anche sui meccanismi dell’inganno e della menzogna. I suoi studi e le sue scoperte catturarono l’attenzione di numerosi psicologi che iniziarono a voler comprendere e riconoscere le microespressioni sul volto e dal 1980 il FACS cominciò ad essere applicato sempre di più. In particolare i clinici volevano sapere come accorgersi se i loro pazienti stavano o meno dicendo la verità. Ekman provò a svelarlo utilizzando un vecchio videoregistratore: mostrò una paziente psichiatrica che si chiamava Mary, era stata ricoverata per un duro attacco di depressione, mentre pregava il suo medico di consentirle di passare il weekend a casa. Il medico approvò la richiesta, ma prima di lasciarlo Mary ammise che stava pianificando di uccidersi.

Il dott. Ekman aveva già osservato il filmato e, per far capire come si sviluppano le microespressioni facciali, disse ai presenti che se queste svelano i sentimenti veri di una persona, essi sarebbero dovuti essere capaci di leggere le intenzioni di Mary. Quasi tutti i presenti non videro segni rivelatori all’inizio, così Ekman li indicò. Aveva visto il video molte volte, spesso a rallentatore così da non perdere alcun dettaglio e improvvisamente lo aveva visto: per una frazione di secondo uno sguardo di assoluta disperazione era apparso sulla faccia di Mary. Quando scoprì le microespressioni Ekman insegnava alla UCSF e investì diversi anni a mettere insieme un programma di autoapprendimento che rendesse la gente capace di decodificare le facce secondo il FACS1. Le espressioni facciali traducono, almeno in parte, le emozioni. Cosa sia emozione dipende anche dalla cultura. Nonostante migliaia di pubblicazioni ne parlino, gli studiosi non sono concordi nel dare una definizione univoca al termine emozione: possiamo genericamente definirla come la modificazione di uno stato precedente ad uno successivo. C’è chi la chiama arousal (definito come la condizione temporanea del sistema nervoso, risposta ad uno stimolo significativo di intensità variabile, di un generale stato di eccitazione, caratterizzato da un relativamente maggiore stato attentivo – cognitivo di vigilanza e di pronta reazione agli stimoli esterni).

Le emozioni di base/primarie sono tradotte come risposta fisiologica dai muscoli del volto, della
fronte, delle sopracciglia, delle palpebre, del naso, delle guance, delle labbra e del mento. Il sistema
di decodifica FACS studia le espressioni facciali scomponendole nelle più piccole unità d’azione
fondamentali, le Action Unit (AU) e attribuendo a ciascuna unità un significato, permettendo la
lettura delle emozioni e degli stati d’animo di una persona.

“Le Action Unit (AU), così chiamate dagli autori del manuale, sono caratteristiche del cambiamento del volto, rispetto all’espressione neutra. Queste caratteristiche possono essere descritte dal rigonfiamento di una parte del volto, dal suo stiramento o dalla sua contrazione muscolare. Da queste AU si formano circa 7000 combinazioni possibili anche se non tutti sono dovute a emozioni.

Si evince che le Action Unit illustrate nel manuale non siano la descrizione di singoli muscoli poiché il manuale è stato creato per decodificare, quindi riconoscere, le espressioni del volto; è impossibile, osservando una persona in movimento, distinguere un singolo muscolo che si contrae o si distende.”

Tale tecnica è ritenuta la più comprensiva, completa e versatile. Le tecniche per la misurazione del comportamento facciale sono nate sostanzialmente per rispondere ai quesiti riguardanti i legami esistenti tra le espressioni del viso e le caratteristiche di personalità; fu sviluppato per determinare come le contrazioni di ogni muscolo facciale, singolarmente o in combinazione con altri muscoli, cambiano le sembianze di una faccia.

Ekman e Friesen hanno catalogato 44 Action Units che descrivono i cambiamenti nelle espressioni facciali mentre hanno raggruppato 14 AU che mappano grossolanamente i cambi nella direzione dello sguardo e nell’orientamento della testa.

Il FACS si occupa di analizzare i micromovimenti e le microespressioni che si manifestano in tempi brevissimi, al più al secondo. Classi di azioni facciali rapide possono essere espresse dal soggetto in modo relativamente indipendente dalla capacità di processare le informazioni e svincolate dal controllo volontario. Le azioni processate invece nel controllo volontario e governate da complesse prescrizioni specificate culturalmente, sono le regole di esibizione. Secondo Ekman le emozioni hanno durata fino a pochi minuti, gli umori arrivano ad estendersi per giorni, mentre i tratti della personalità permangono per fasi della vita. Le emozioni sono classificate in emozioni primarie e secondarie:

  • Emozioni Primarie o di Base: rabbia, paura, tristezza, felicità, sorpresa, disgusto, disprezzo
  • Emozioni secondarie: gelosia, imbarazzo, colpa, timidezza, vergogna

Per ognuna delle emozioni si descrivono le Action Unit, i movimenti e gli atteggiamenti del volto e del corpo, ossia si descrive quale sia l’associazione puntuale dell’emozione di base con le risposte fisiche del corpo e del volto e, per quest’ultima, la codifica nelle Action Unit secondo il FACS.

Le emozioni di paura, sorpresa e disgusto sono cosiddette risposte di emergenza per cui l’espressione corporea riguarda più la velocità e la forma del movimento che la configurazione posturale. L’emozione di disgusto è principalmente comunicata attraverso l’ espressione facciale piuttosto che quella corporea.

Una attenta analisi della comunicazione non verbale deve tener conto di fondamentali elementi quali una massima attenzione per i micro segnali, raccogliere maggiori indizi possibili, porsi delle domande

  1. Non dimenticare i macrosegnali
  2. Un indizio non è una prova
  3. Raccogliere più indizi possibili
  4. Formulare ipotesi
  5. Verificarle tramite l’analisi dei dati

È fondamentale ricordare che quando il segnale è meno controllabile, in quel caso sarà un rivelatore importante di intenzioni nascoste. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio. Non possiamo dire che la comunicazione ha luogo soltanto quando è intenzionale, conscia o efficace, cioè quando si ha la comprensione reciproca.

Il sistematico interesse per la comunicazione non verbale che si è avuto negli ultimi decenni rappresenta la risposta ad una visione dell’uomo che, per lungo tempo, ha trascurato i fenomeni affettive emozionali.

Secondo Ekman il viso ha un ruolo duplice: è capace di mostrare le emozioni attivando i muscoli volontariamente ed esprimendo una emozione senza che il soggetto neanche se ne accorga, ed è capace di mostrare espressioni invece controllate. Ecco perché spesso è difficile capire se si tratta di una menzogna o meno.

Ciò che interessano però sono chiaramente le false espressioni, quelle che servono per trarre in inganno gli altri. Il volto può trapelare quale emozione si prova e se è presente o meno con un’altra emozione contemporaneamente e l’intensità dell’emozione stessa.

“La mimica segnala sfumature e sottigliezze che il linguaggio non riesce a fissare in vocaboli”.

“Il nostro viso essendo composto da 44 unità di azione è in grado di mostrare all’incirca 10.000 espressioni facciali diverse, alcune delle quali rappresentano un’emozione, altre sono considerate come il risultato della combinazione di due o più emozioni e altre ancora risultano essere semplici segnali di conversazione. Esiste anche un certo numero di segni mimici convenzionali come la strizzata d’occhio, il sopracciglio sollevato a indicare scetticismo, le palpebre abbassate, etc.

Per ogni emozione inoltre non vi è un’unica espressione, ma decine e per qualcuna anche centinaia (Ekman, 2011)”.

Le microespressioni “sono espressioni che forniscono il quadro completo del sentimento che l’individuo cerca di dissimulare, ma cosi rapidamente che di solito passano inosservate. Una microespressione passa sul viso in meno di un quarto di secondo (…) sono mimiche emotive complete, a tutto viso, che durano solo una frazione del tempo normale, cosi rapide che generalmente non si vedono (…) sono esasperanti perché ricche come sono e capaci di rilevare appieno un’emozione nascosta”6. Molto più comuni sono invece le espressioni soffocate, quando cioè il soggetto si accorge subito di mostrare un’emozione e la blocca.

L’espressione soffocata si nota perché dura più dell’emozione vera e non è completa non raggiungendo la sua piena manifestazione. Espongono comunque tutte e due a indizi di falsità, anche se difficili da notare. È chiaro che ogni persona reagisce a suo modo.

Ciò che è importante è non cadere nella trappola dell’errore di Otello: “l’innocente ad esempio può aver paura di non essere creduto, oppure sentirsi in colpa per qualcos’altro, essere arrabbiato o disgustato per l’accusa ingiusta (…)”.

L’anatomista svedese Carl-Hermann Hjortsjo lavorò autonomamente e senza contatto con i due psicologi, allo studio delle espressioni facciali relative alle emozioni, e anch’egli le classificò, usando come modello per le foto il proprio volto (Hjortsjo, 1970). Dal confronto dei due elaborati si rileva una quasi totale coincidenza delle espressioni, ulteriore conferma dell’attendibilità e della precisione del FACS”.

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