Personalità normale e patologica: riassunto completo

Articolo di Martina Petrucciani

Lo sviluppo della personalità “normale”: alle radici del problema.

Lo sviluppo della personalità è da sempre studiata all’interno dei contesti relazionali: dalla coppia di accudimento del neonato alla famiglia estesa, dai gruppi di pari nelle scuole ai luoghi di lavoro nell’età adulta.

Su queste premesse è possibile affermare che la devianza non è fatto inerente al mero individuo, i problemi di sviluppo possono nascere da una indisponibilità emotiva da parte della figura di accudimento del neonato già dalla nascita, nel momento di formazione del tipo di attaccamento madre-figlio, in termini di soddisfazione dei bisogni fisiologici e psicologici del bambino importanti per il mantenimento dell’equilibrio biologico.

Emozioni positive quali la gioia, la sorpresa, l’interesse, devono essere riconosciute e sostenute poiché è da questi scambi che nascono e si sviluppano l’empatia per la gioia o il dispiacere dell’Altro, le inclinazioni pro-sociali, incoraggiando la socievolezza. Deficit di disponibilità emotiva possono condurre a disfunzioni comportamentali che, in seguito, possono sfociare in un disturbo di tipo narcisistico, oppure un eccesso inappropriato di emozioni (soprattutto se ostili, di rifiuto o di maltrattamento), può predisporre alla formazione di una personalità tesa all’evitamento delle emozioni esponendo al rischio di conflitti nevrotici nel soggetto adulto.

Tra i 14 e i 20 mesi il bambino tende ad allontanarsi dalla figura di riferimento, la madre, ricercando però sempre momenti di condivisione che devono essere sostenuti. Qualora le cure materne siano responsive dei bisogni del piccolo, il comportamento di attaccamento è organizzato e porta ad una buona regolazione affettiva. Il soggetto in crescita sviluppa maggiore autonomia, sicurezza di sé, indipendenza, tratti di curiosità, maggiori risorse personali, socievolezza e relazioni personali più profonde. Emerge che il modo in cui il bambino organizza, interpreta e crea l’esperienza e le sue relazioni sono il prodotto delle sue interazioni precoci con la madre (o con una figura di accudimento primaria). Nei bambini trascurati, con forme di attaccamento non sicure, i tratti rilevati nella crescita sono isolamento, rifiuto rabbioso, scarsa autostima, aggressività ed ostilità, il mondo viene visto come estraneo e viene affrontato con rabbia. Sovente sono bambini che disturbano l’andamento delle lezioni, prepotenti con i più deboli, che presentano comportamenti devianti o antisociali precoci.

Alcune forme di interazione genitore-figlio, dunque, appaiono come un fattore di rischio associato a futuri disturbi del comportamento, che possono palesarsi all’asilo nido, alla materna, fino a depressioni in età prescolari. Con la frequenza scolastica, negli anni, si ha l’allargamento delle relazioni extra-familiari tramite nuove interazioni con soggetti adulti e bambini: queste esperienze condivise sono necessarie come base per accrescere le relazioni intime e di affetto che forniscono opportunità di sviluppo dei processi intrapsichici di empatia.

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