10 segnali inequivocabili per capire se sei in ipnosi

La fenomenologia legata all’ipnosi comprende aspetti psicologici e manifestazioni fisiologiche (Yapko, 2003).

Il primo tra i fenomeni psicologici sperimentati dal paziente durante l’ipnosi è la focalizzazione dell’attenzione. Ciò può avvenire tramite induzione diretta, facendo fissare al paziente per un certo tempo un oggetto o un punto luminoso, per poi passare al monoideismo. Tuttavia non è affatto necessario focalizzare l’attenzione su qualcosa di esterno per indurre la trance. Tramite induzione indiretta, infatti, l’attenzione può essere focalizzata su una singola idea, oppure su immagini e sensazioni interne (Loriedo, 2006b).

neuroscienze ipnosi

Nel quotidiano un individuo cade in trance, quando qualcosa assorbe completamente la sua attenzione fino a fargli dimenticare tutto il resto. Il terapeuta deve tener a mente che ciò che è in grado di attirare l’attenzione e affascinare il paziente, comporta un restringimento del focus attentivo ed è per questo ipnotico. E’ bene quindi che egli conosca il suo paziente prima di cimentarsi nell’induzione della prima trance.

Il paziente, una volta entrato in trance, proverà la sensazione di essere nello studio del terapeuta e contemporaneamente di essere anche altrove (Zeig, 2006).  Questo secondo fenomeno, sperimentato dal paziente durante l’ipnosi, è noto con il termine di dissociazione ed indica un distacco tra conscio ed inconscio, tanto più netto quanto più profonda è l’ipnosi.

La teoria neo-dissociativa di Hilgard, a questo proposito, parla metaforicamente di un osservatore nascosto. Negli anni ‘50, Hilgard, allora professore della Stanford University in California, cominciò ad utilizzare l’ipnosi per ridurre le sensazioni di dolore. I suoi esperimenti lo portarono negli anni ’60 -’70 a sviluppare la sua ipotesi neo-dissociativa (Perussia, 2013). Quando il paziente era in trance fu provata l’esistenza di un osservatore nascosto, separato dalle suggestioni dell’operatore. L’osservatore nascosto, è la porzione di mente che non è sotto ipnosi e può sentire dolore quando l’altra parte della mente, quella ipnotizzata, non lo sente (Gulotta, 1980). In altre parole, l’osservatore nascosto mantiene sempre una visione obiettiva di ciò che sta accadendo al soggetto (Yapko, 2003).

Se si accetta l’idea dell’esistenza di un osservatore nascosto, consapevole del dolore quando il paziente è sotto analgesia ipnotica, bisogna accettare anche l’idea che l’ipnosi causi dissociazione, ovvero che all’interno dello stesso individuo convivano due entità relativamente separate, il conscio e l’inconscio.

La dissociazione dà origine a modificazioni della coscienza che comportano assorbimento dell’individuo nell’esperienza interna e riduzione del coinvolgimento e dell’interazione con il mondo esterno (Fromm & Nash, 1997).

Altri due fenomeni di cui il paziente sotto ipnosi avrà esperienza, saranno le modificazioni dei processi cognitivi e della percezione sensoriale. Per quanto riguarda i cambiamenti cognitivi, il paziente si troverà a perdere senso critico e senso logico, venendo meno la censura della coscienza (Godino & Toscano, 2007).

Questo permetterà al terapeuta di guidare l’individuo dentro se stesso, attraverso suggestioni e immagini metaforiche, che sfideranno il buon senso e lasceranno spazio alla creatività e all’immaginazione.

Il paziente sperimenterà, inoltre, cambiamenti a livello percettivo riferendo, solitamente, un distacco dal mondo esterno dovuto ad una forte attenuazione delle percezioni provenienti da tutti i sensi. Oltre ad attenuazione sensoriale il soggetto potrà percepire parti del suo corpo più grandi o più piccole di come in realtà sono, o l’intera sua persona come molto pesante o, al contrario, estremamente leggera. Tra i vari fenomeni si possono manifestare anestesia, analgesia e allucinazioni sensoriali, sia positive che negative (Valerio & Mammini, 2009). Un’allucinazione sensoriale positiva riguarda la percezione di qualcosa in assenza di uno stimolo esterno, sia esso visivo, uditivo, olfattivo, gustativo, cinestetico. Un’allucinazione sensoriale negativa si riferisce al non percepire qualcosa che esiste.

In alcuni casi le percezioni provenienti dai cinque sensi possono invece manifestarsi come più vivide (Zeig, 2006).

Infine la percezione del tempo può mutare: esso può essere vissuto come dilatato o come ristretto (Valerio & Mammini, 2009).

Risulta chiaro quindi che l’ipnosi produce delle modificazioni sia a livello cognitivo che percettivo. Sta nell’abilità dell’ipnotista guidare queste modificazioni in senso curativo.

Le distorsioni cognitive possono portare a diversi disturbi e la loro ristrutturazione è fondamentale. Il terapeuta dev’essere in grado di addentrarsi, utilizzando suggestioni anche slegate dalla logica della realtà, in sentimenti e tematiche importanti della vita del paziente, migliorandone la qualità.

L’ipnosi rende la cognizione, la percezione, il comportamento dell’essere umano maggiormente flessibili; è per questo che essa risulta utile in psicoterapia in generale e, in particolar modo, quando è abbinata alla terapia cognitivo-comportamentale (Yapko, 2003).

Le modificazioni della memoria determinano l’esclusione, totale o parziale, delle suggestioni terapeutiche, dai ricordi del paziente. Un individuo dimentica facilmente ciò che trascende la logica ma, quando viene nuovamente ipnotizzato, recupera la memoria delle pregresse esperienze ipnotiche. Il paziente in trance ricorda sempre, invece, ciò che riguarda il suo stato di veglia. E’ bene tenere a mente che, anche se scordate, o scordate parzialmente, le suggestioni esercitano un’influenza sul soggetto che le riceve.

A livello neurologico a causare amnesia è l’inibizione corticale, che porta a modificazione dello stato di coscienza e dissociazione (Godino & Toscano 2007).

L’amnesia ipnotica può essere spontanea o indotta. In quest’ultimo caso verranno date al paziente delle suggestioni post-ipnotiche da accompagnare ad amnesia, ossia dei comandi da eseguire una volta uscito dall’ipnosi che egli non ricorderà di aver ricevuto.

Il paziente darà alla sua azione una spiegazione logica non avendo ricordo di essere stato suggestionato ad agire sotto ipnosi. Questo è interessante perché spiega come l’essere umano tenda a razionalizzare i suoi impulsi inconsci e a dare alla sua coscienza l’idea che la sua volontà e la sua azione siano sempre libere. Un ipnotista potrebbe, per esempio, suggestionare un soggetto ad aprire le finestre della stanza una volta uscito dall’ipnosi, anche se fuori è molto freddo. Interrogando il soggetto sul perché della sua azione, egli potrà rispondere di aver voluto cambiare l’aria della stanza (Godino & Toscano, 2007).

La possibilità di impartire suggestioni post-ipnotiche con amnesia, può far sorgere il dubbio che un individuo ipnotizzato possa essere spinto a compiere azioni contrarie alla sua volontà e di cui non ricordi di aver ricevuto comando. In realtà se un soggetto viene suggestionato con dei comandi contrari al suo volere si crea un conflitto inconscio che porta l’individuo ad avere una crisi d’angoscia. Per questo motivo non sarà mai possibile far compiere un delitto ad una persona, suggestionandola, come si vede nei film (Godino & Toscano, 2007).

Altro tema scottante è quello relativo alle memorie rimosse. Esso è stato fonte d’innumerevoli controversie e oggi gli ipnoterapeuti ritengono che le ipermnesie ipnotiche, ossia i miglioramenti della memoria relativi ad eventi passati che emergono sotto ipnosi, possano rispecchiare solo parzialmente la realtà.

Va precisato subito che, stante la natura costruttiva e ricostruttiva della memoria: è evidente che queste memorie, come tutti i ricordi sono anche il prodotto di un’elaborazione cognitiva, cioè di un intervento attivo da parte della fantasia. La persona può essere completamente convinta che nella sua mente c’è un ricordo, ma può darsi che questo ricordo sia un prodotto dell’immaginazione, anche quando la sua (ri)costruzione dell’immagine è molto realistica (Perussia, 2013, p.115).

I ricordi che emergono sotto ipnosi non costituirebbero, perciò, documentazioni precise di ciò che è accaduto un tempo, né fotografie dettagliate di eventi remoti, ma come sottolinea Perussia (2013) si tratterebbe di processi di reviviscenza, ossia di riattivazione di momenti profondamente radicati nella memoria del paziente. Non è da sottovalutare, inoltre, che durante l’immaginazione guidata nello studio del terapeuta succeda spesso che i ricordi si mescolino e diventino confabulazioni a causa dell’azione stessa dell’ipnotista. Il contesto suggestivo in cui si verifica l’ipnosi, perciò, intensifica il rischio di creare dei falsi ricordi. Per questo motivo, in ambito forense, è sconsigliato usare l’ipnosi come tecnica per il recupero di ricordi riguardanti, per esempio, abusi sessuali potenzialmente subiti da minori (Kihlstrom, 1997).

L’ipnosi, oltre che alle modificazioni psicologiche appena descritte, porta anche ad una serie di modificazioni fisiologiche che l’ipnotista deve saper cogliere: esse indicano, infatti, che il soggetto è entrato in trance. Essere un buon osservatore, quindi, risulta fondamentale per un ipnoterapeuta, non solo per costruire un rapport ottimale con conseguente capacità di utilizzazione, ma anche per saper cogliere tutte quelle anche minime modificazioni fisiche che suggeriscono che il paziente è in trance, ossia che sta sperimentando qualcosa di diverso rispetto a ciò che è stato possibile osservare prima dell’induzione (Loriedo, 2006b).  Erickson parlava a questo proposito di minimal cues (Loriedo, 2004).

Il rilassamento muscolare è uno dei primi sintomi dell’avvenuta ipnosi. La maggior parte delle induzioni ipnotiche lo prevede perché esso facilita la dissociazione tra mente conscia e mente inconscia. I muscoli di tutto il corpo, anche quelli facciali vanno osservati sia prima che durante l’ipnosi. La mandibola, per esempio, può rilassarsi a tal punto da cadere. Il rilassamento muscolare indica che l’individuo sta entrando in trance (Yapko, 2003).

Possono presentarsi, inoltre, fascicolazioni, ossia spasmi involontari dei muscoli dovuti a modificazioni neurologiche legate alla fase di rilassamento (Yapko, 2003).

Man mano che l’individuo presenta un assorbimento sempre maggiore nella sua realtà interna, il suo corpo tende a immobilizzarsi dal collo in giù: a tal proposito si parla di catalessia. Va ricordato che essa può essere indotta anche con suggestioni dirette, facendo assumere all’ipnotizzato, per parecchio tempo, delle posizioni anche scomode. In questo caso la catalessia potrebbe ricordare la catatonia, ma in realtà non coincide con essa. Nella catatonia, infatti, è il soggetto che attivamente assume delle posizioni statuarie per lunghi periodi (Godino & Toscano, 2007).

Per la verità, più che all’assenza assoluta di movimenti, il terapeuta dovrebbe accertarsi che la motilità del soggetto risponda alle sue suggestioni piuttosto che agli stimoli che provengono dal mondo esterno (Loriedo, 2006b). Secondo Loriedo (2006b), esistono due forme di ipnosi profonda: lo stato stuporoso e lo stato sonnambulico. Nello stato stuporoso il paziente è completamente immobile e passivo, nello stato sonnambulico è in grado di muoversi e parlare. La capacità di relazionarsi con il terapeuta, di esprimersi e parlare, non indicano quindi assenza di trance. Durante l’ipnosi il paziente può interagire con il terapeuta anche con movimenti d’assenso involontari. Le risposte d’assenso sono segnali ideomotori; si è di fronte, cioè, ad idee che generano movimenti di cui il soggetto non è cosciente (Loriedo, 2006b).

Mentre l’attenzione del soggetto si sposta dal mondo esterno alla sua interiorità, i suoi occhi possono chiudersi senza che l’ipnotista abbia dato un comando diretto rivolto all’abbassamento delle palpebre. Indizi dell’avvenuta trance possono essere oltre la chiusura degli occhi, il battito delle palpebre e i movimenti rapidi degli occhi sotto le palpebre; questi ultimi saranno presenti durante le suggestioni che coinvolgono l’immaginazione del paziente (Yapko, 2003). Inoltre gli occhi possono diventare lucidi, la sclera può arrossarsi e si può assistere a lacrimazione anche abbondante (Loriedo, 2006b). Questo può portare terapisti inesperti a pensare che il paziente sia turbato, e ad interrompere la seduta per una misinterpretazione del fenomeno che spesso, invece, non indica inquietudine, ma accompagna solamente il processo di rilassamento muscolare. In caso di qualsiasi dubbio, il terapeuta dovrebbe sempre chiedere al paziente un feedback su ciò che sta provando in quel momento (Yapko, 2003).

Nel soggetto ipnotizzato appariranno modificazioni del ritmo del respiro e del ritmo cardiaco. E’ importante che l’ipnoterapeuta osservi come respira il paziente prima dell’induzione della trance; il cambiamento del ritmo e della profondità del respiro, rispetto a quello presente prima dell’induzione, indicherà che essa è avvenuta.

Mentre i muscoli si rilassano, il ritmo cardiaco e la respirazione decelerano, il respiro si fa più profondo, il sistema digerente si distende e funziona in modo più regolare (Perussia, 2013).

Per verificare l’avvenuto cambiamento del ritmo cardiaco alcuni terapeuti osservano la carotide del paziente, altri gli chiedono di potergli tenere il polso con la scusa di essergli di supporto (Yapko, 2003).

Sotto ipnosi infine, l’ipnoterapeuta potrà far levitare il braccio del paziente dal bracciolo della poltrona dove egli è accomodato. L’arto seguendo la suggestione diretta dell’operatore si solleverà, come se una forza magnetica lo attirasse verso l’alto senza alcun intervento della sua volontà conscia (Zivny, 2015). La levitazione del braccio è una prova dell’avvenuta trance. Milton Erikson utilizzò questa tecnica ideomotoria quando ipnotizzò per la prima volta una persona: sua sorella minore Bertha (Perussia, 2015).

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