paura definizione riassunto

Che cos’è la paura: definizione dell’emozione in psicologia

Articolo di Katsiaryna Valko

Ekman dice che ad innescare questa emozione sia la minaccia di un danno di tipo psicologico o fisico che potrebbe provocare un dolore. Egli sottolinea alcuni inneschi innati per la paura: un qualcosa che si scaglia velocemente nello spazio e che impatterà contro di noi se non ci mettiamo in salvo oppure un supporto che improvvisamente ci viene a mancare cosicché inciampiamo o cadiamo. Egli conclude dicendo che a dispetto di ogni evidenza è possibile che non esista uno stimolo innato della paura e che sia possibile imparare la paura di quasi ogni cosa. Secondo Ekman, gli elementi che possono provocare l’esperienza della paura si possono distinguere in base a tre parametri: (p 159-160 te lo leggo in faccia) l’intensità che fornisce la gravità del danno minacciato, la tempistica che riguarda l’immediatezza o l’imminenza della minaccia, infine la gestione, cioè se la minaccia possa essere diminuita o del tutto eliminata intraprendendo delle azioni.

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La funzione della paura pare essere quella di fornire l’aiuto necessario ad una persona per superare con successo una situazione difficile che ha a che fare con se stesso o con gli altri. La minaccia immediata di un danno acuisce la nostra attenzione in maniera da mobilitarci ad affrontare il pericolo. Se percepiamo una minaccia imminente, la nostra preoccupazione per quello che potrebbe avvenire può proteggerci, avvertendoci e rendendoci più circospetti. In rapporto agli altri le espressioni facciali della nostra preoccupazione per un pericolo imminente o del nostro terrore per la gravità della minaccia, è un segnale che li avvisa che c’è un evento rischioso in agguato e in conseguenza da evitare. Inoltre tali espressioni possono significare la richiesta di un aiuto da parte degli altri affinché possano aiutarci ad affrontare il pericolo.

Il nostro apparire preoccupati o atterriti in presenza di qualcuno che ci attacca o sta per farlo può causare la rinuncia dell’aggressore che rimane soddisfatto del fatto che noi non perseguiremo ulteriormente qualsiasi cosa lo abbia provocato. Oltre a ciò, se un soggetto vede un’altra persona impaurita, può essere in grado di capire quel tipo di paura e così potrebbe essere capace di aiutarla in una qualche maniera. Secondo le ricerche di Ekman è stato rilevato che la paura non appare solo nelle espressioni facciali, ma essa è segnalata anche dalle reazioni del resto del corpo come l’accelerazione della frequenza cardiaca e l’afflusso del sangue ai muscoli larghi delle gambe preparandoci in tal modo a fuggire. Questa risposta alla paura di tipo automatico è collegata all’evoluzione[1].

Oltre a quanto abbiamo già scritto, lo psicologo Berkowitz individua un’altra forma di reazione alla paura: se evitiamo l’immobilità o la fuga, è possibile provare rabbia verso la fonte della minaccia[2].

Pur apparendo qualcosa inaspettato, Ekman ha scoperto che alcune persone sembrano provare piacere a sentirsi impauriti: chi cerca esperienze paurose può anche divertirsi a rischiare la vita negli sport estremi. Comunque non ha trovato la risposta al fatto che essi godano della paura o dell’eccitazione spesso associata con il prendersi tali rischi, oppure dal sentirsi poi sollevati e orgogliosi per il loro successo.

In relazione con altri tipi di stati d’animo, la paura, come indica Ekman, è correlata a stati d’animo ansiosi, a personalità introverse e a una serie di disturbi: per esempio l’estrema timidezza che caratterizza circa il 15% della popolazione[3]. Tali soggetti sono preoccupati di non essere in grado di affrontare i rapporti sociali e quindi di poter fallire, per questo motivo essi limitano o si astengono dai contatti sociali, hanno una bassa autostima, elevate livelli di stress e alta frequenza cardiaca. (ibid. Schmidt)

In numerosi disturbi delle emozioni la paura gioca un ruolo fondamentale[4], tra questi dobbiamo evidenziare le fobie. Infatti gli eventi come la morte e la malattia, e le situazioni in cui vi siano degli spazi affollati o chiusi ecc. costituiscono un terreno fertile per la presenza della paura. Inoltre va segnalato il disturbo da stress post traumatico che è ritenuto la conseguenza derivante da un estremo pericolo, al quale segue il persistente riemergere nel tempo dell’evento traumatico e di eventi critici associabili al trauma. Infine la paura è un’emozione importante per quanto riguarda gli attacchi di panico e l’ansietà patologica. Nel primo caso l’evento si verifica ripetutamente senza che spesso vi siano apparenti ragioni e può condurre ad una condizione invalidante. Nel secondo caso, l’ansia patologica, che si distingue da quello che è definito “umore ansioso”, è un evento caratterizzato da persistenza e intensità che disturba il normale svolgimento di alcune attività fondamentali della vita quotidiana, come il sonno e il lavoro[5].

[1]Levenson, R. W., Ekman, P., Heider, K. & Friesen, W.V. 1992. “Emotion and autonomic nervous system activity in the Minangkabau of West Sumatra.” Journal of’PersonalityandSocial Psychology, 62: 972-88. Levenson, R.W., Carstensen, L. L., Friesen, W.V. & Ekman, P. 1991. “Emotion, physiology, and expression in old age.” Psychology and Aging, 6: 28-35. Levenson, R. W., Ekman, P. & Friesen, W. V. 1990. “Voluntary facial action generates emotionspecific autonomic nervous system activity.” Psychophysiology, 27: 363-84. Ekman, P., Levenson, R.W. & Friesen, W.V. 1983. “Autonomic nervous system activity distinguishes between emotions.” Science, 221: 1208-10

[2]Berkowitz, L. 1999. “Disgust: The body and soul emotion.” In T. Dalglish& M.J. Power (eds.), Handbook of Cognition and Emotion. Chichester, U.K.: John Wiley & Sons. See pages 429-46

[3]Schmidt, L.A. & Fox, N.A. 1999. “Conceptual, biological and behavioral distinctions among different categories of shy children.” In L.A. Schmidt & J. Sculkin (eds.), Extreme Fear, Shyness, and Social Phobia: Origins, Biological Mechanisms, and Clinical Outcomes. New York: Oxford University Press. See pages 47-66.

[4]Ohman, A. 2000. “Fear and anxiety: Evolutionary, cognitive, and clinical perspectives.” In M. Lewis & J. Haviland-Jones (eds.), The Handbook of Emotions. 2nd edition. New York: The Guilford Press. See pages 573—93.

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