La Teoria dell’Evoluzionismo: Riassunto Completo

Articolo di Susy D’Onofrio

L’Evoluzionismo è una corrente antropologica che ha preso piede, inizialmente in Gran Bretagna e successivamente in tutta Europa, nella seconda metà dell’Ottocento. I principi su cui si basa l’Evoluzionismo sono il carattere lineare dello sviluppo dell’umanità (quindi tutte le società si sarebbero formate attraverso stadi evolutivi simili) e l’affermazione di una fondamentale unità psichica del genere umano.

Sembra chiaro che, secondo questa teoria, non esistono diverse civiltà, ma una sola grande civiltà umana il cui sviluppo è scandito da stadi. Vi saranno, quindi, civiltà diverse tra di loro solo perché hanno già raggiunto o ancora non hanno raggiunto determinate tappe.

Tra i maggiori esponenti vi è Edward B. Tylor (1832-1917). Attraverso l’osservazione di singole culture cercò di costruire un sistema di classificazione universale dei fenomeni culturali basandosi su somiglianze tra tratti delle diverse culture.

Pensava che esistessero popoli «inferiori» e popoli «superiori». Ciò significava che il genere umano potesse essere rappresentato da una linea ascendente che partendo da forme di organizzazione sociale semplici, portava a forme organizzative più complesse e meglio organizzate. (Fabietti 2001, 18)

 

Tylor e i suoi contemporanei condividevano l’idea che i popoli “selvaggi” presenti in tutto il mondo rappresentassero gli stadi precedenti della storia umana e che questi illustrassero le condizioni di vita degli uomini della preistoria.

 

Confrontando i vari stadi della civiltà tra le razze storicamente note, con l’aiuto dell’inferenza archeologica dagli avanzi delle tribù preistoriche, sembra possibile stabilire in modo approssimativo la prima condizione generale dell’uomo, che dal nostro punto di vista dev’essere considerata come una condizione primitiva, qualsiasi stato più remoto possa averla in realtà preceduta. Questa ipotetica condizione primitiva corrisponde in misura considerevole a quella delle tribù selvagge dei nostri giorni, le quali, nonostante la loro differenza a la distanza che le separa, hanno in comune certi elementi di civiltà che sembrano essere le vestigia di uno stato iniziale della razza umana in generale. (Taylor 1970, 26)

 

 

Col concetto di sopravvivenza Tylor intendeva qualunque cosa (un’idea, una credenza, un rito) la cui origine andasse ricercata in uno stato culturale precedente. Rilevare una sopravvivenza voleva dire poter risalire all’epoca in cui una determinata pratica (oggi ancora presente) aveva un significato.

 

Tra le prove che ci aiutano a tracciare il corso che la civiltà ha effettivamente seguito c’è quella grande classe di fatti che abbiamo trovato conveniente designare col termine di «sopravvivenze». Essa consta di processi, di costumi, di opinioni ecc., che sono stati conservati per la forza dell’abitudine in uno stato della società diverso da quello in cui avevano la loro sede d’origine; essi rimangono così prove ed esempi di una condizione precedente della cultura da cui se n’è sviluppata una nuova. (Taylor 1970, 20)

 

A differenza di molti evoluzionisti, i quali non ebbero esperienza diretta delle popolazioni «primitive», William Robertson Smith (1846-1894) effettuò diversi viaggi e ricognizioni sul campo. Visitò paesi come l’Egitto e la Palestina alla ricerca di elementi della vita locale. Riprendendo i temi dell’antropologia evoluzionista quali: l’unità psichica del genere umano, lo studio delle sopravvivenze come strumento di conoscenza dello sviluppo culturale, la comparazione, Smith cercò di elaborare – grazie all’utilizzo di materiale dell’area delle civiltà semitiche – una teoria generale riguardante i rapporti tra società e religione.

James George Frazer (1854-1941), professore di antropologia sociale, scrisse Il ramo d’oro Studio sulla magia e la religione, un’opera contenente una teoria fondata su una vasta raccolta di dati pervenuti dalla raccolta etnografica e letteraria classica. Nella sua opera, Frazer, riprendeva i fondamenti dell’evoluzionismo:

  • la storia come una successione di fasi o stadi;
  • la lenta risoluzione di una fase precedente in quella successiva;
  • l’idea di un “progresso” da una fase all’altra, per cui elementi

culturali appartenenti a una fase anteriore sopravvivono in una fase successiva.

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