Franz Boas: Antropologia, Cultura e Relativismo Culturale

Articolo di Susy D’Onofrio

Franz Boas (1858-1942) antropologo e linguista tedesco, fu tra i primi a condurre delle ricerche sul campo osservando alcune culture primitive. Pur riprendendo gli spunti proposti da Tylor, se ne discostò. Secondo Boas teorie e leggi riguardanti una comunità erano possibili solo dopo aver raccolto informazione mediante l’osservazione diretta.

Provò a porre l’accento su quanto fosse importante definire le società in base i loro aspetti culturali e rifiutandosi di ricercare spiegazioni di tipo razziale.

Il fatto di concentrare l’attenzione su un contesto culturale o areale specifico doveva in effetti costituire il prologo di quel “particolarismo” che nelle intenzioni di Boas era, a sua volta, condizione preliminare di ogni progetto di tipo comparativo. (Fabietti 2001, 44)

 

Nel suo libro L’uomo primitivo sostenne l’assenza di relazioni tra cultura e razza, cercando di dimostrare come gli aspetti culturali di un popolo non avessero alcun rapporto con l’aspetto fisico dei suoi membri.

Secondo Boas, le differenze culturali tra i popoli non erano differenze tra diversi stadi evolutivi, ma aspetti specifici di culture diverse perché appartenenti a popoli diversi; per Boas queste differenze erano oggetto di uno studio minuzioso e attento ad ogni più piccolo aspetto della vita sociale di un gruppo. Boas non aderì all’idea evoluzionista seconda la quale aspetti culturali simili osservabili presso popoli distanti tra loro sarebbero apparsi indipendentemente senza alcuna origine storica comune. Boas sosteneva che la comunanza di tratti culturali affini tra società distanti geograficamente, fosse possibile grazie alla comunicazione e alla diffusione.

Era convinto che l’etnologia dovesse porsi come obiettivo fondamentale la ricerca delle cause storiche determinanti quegli aspetti culturali specifici di una data popolazione.

Desideriamo conoscere le ragioni per cui tali costumi e credenze esistono; in altre parole desideriamo scoprire la storia del loro sviluppo. (…) Abbiamo a disposizione un altro metodo, che per certi riguardi è molto più sicuro. Uno studio dettagliato dei costumi nella loro relazione con la cultura complessiva della tribù che li pratica, in correlazione con una ricerca della distribuzione geografica fra le tribù limitrofe, ci offre quasi sempre un mezzo per determinare con considerevole accuratezza le cause storiche le quali hanno portato alla formazione dei costumi in questione ed ai processi psicologici che operavano durante lo sviluppo. I risultati di ricerche condotte con questo metodo possono essere triplici. Essi possono rivelare le condizioni ambientali che hanno creato o modificato elementi culturali; possono chiarire fattori psicologici che contribuiscono alla formazione della cultura; o possono metterci innanzi agli occhi gli effetti che le relazioni storiche hanno avuto sullo sviluppo della cultura. (Boas 1970, 133)

 

Nel 1938, Boas definì la cultura come «la totalità delle reazioni e delle attività intellettuali e fisiche che caratterizzano il comportamento degli individui i quali compongono un gruppo sociale». (Giaccardi 2005, 22)

Nella definizione di Boas all’individuo veniva assegnato un ruolo attivo e centrale nel processo culturale, che l’individuo stesso contribuisce a modificare con attività e reazioni. In definitiva l’individuo di Boas, diversamente da quello di Tylor, si inseriva nella società in maniera tutt’altro che passiva, ma piuttosto come portatore di cultura; l’individuo, infatti, reagendo alla propria cultura, apportava significativi cambiamenti nei modelli sociali.

 

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