Margaret Mead: la biografia di un’antropologa straordinaria

Articolo di Susy D’Onofrio

Margaret Mead (1901-1978), antropologa statunitense, fu allieva di Boas e di Bendict. Si interessò fin dagli inizi della sua carriera a cercare di verificare l’ipotesi di Boas in merito alla relazione tra biologia, psicologia e cultura. Secondo l’antropologa statunitense, la formazione della personalità dipendeva dai modelli educativi e dalle tecniche di allevamento dei bambini. La Mead improntò il suo studio su tre società melanesiane della Papua Nuova Guinea distinguendo in ciascuna un tipo di personalità.

 

Abbiamo visto che gli Arapesh, uomini e donne, presentano una personalità alla quale, nei limiti storici della nostra ricerca, si può riconoscere un carattere materno (se si considera il comportamento nei confronti della prole) e femminile (se si considera il comportamento sessuale). Abbiamo trovato che tanto gli uomini quanto le donne sono educati alla collaborazione, alla non aggressività, alla comprensione delle necessità e delle esigenze altrui. (…) In netto contrasto con queste caratteristiche, abbiamo constatato che fra i Mundugumor tanto gli uomini quanto le donne si sviluppano in individui duri, crudeli, aggressivi, con una carica sessuale positiva e gli aspetti materni ridotti al minimo. Tanto gli uomini quanto le donne si avvicinano a un tipo di personalità che, nella nostra cultura, può apparire soltanto in un maschio indisciplinato e molto violento. (…) Nella terza tribù, i Ciambuli, abbiamo trovato il vero e proprio rovescio della nostra cultura, con la donna in veste di partner dominante, direttivo, impersonale, e l’uomo nella posizione di inore responsabilità e di soggezione sentimentale. (Mead 2009)

 Tra gli Arapesh, pacifici e solidali, e i Mundugomor, aggressivi e violenti, non furono evidenziati alcuna differenza sociale tra i due sessi. M. Mead evidenziò come lo stile educativo e le tecniche di cura nella prima infanzia fossero il vettore principale per la formazione della personalità: gli Arapesh si presentavano teneri ed affettuosi con i propri bambini, mentre modalità rigorose e distaccate caratterizzavano l’atteggiamento verso i piccoli dei Mundugomor. Lo studio sulla terza società, quella dei Ciambuli, lasciava emergere come la cultura differenziasse le donne dagli uomini.

Le donne si mostravano audaci e risolutive, capaci di rispondere ai bisogni del gruppo di appartenenza, mentre gli uomini apparivano particolarmente sensibili interessati più che altro ai cerimoniali. Nei Ciambuli veniva riconosciuta la differenza tra i sessi, evidenziando l’elemento formativo della personalità sociale: la cultura assegnava arbitrariamente certe caratteristiche umane alla donna e altre all’uomo.

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