Il coping ed il contesto: il modello situazionale di Folkman e Lazarus

Articolo di Francesco Clemente

Il modello teorico del coping elaborato da Folkman e Lazarus, di matrice lewiniana,    rappresenta un’evoluzione epistemologica di rilievo nell’ambito della ricerca psicologica, poiché essa segna un distacco dallo studio delle variabili disposizionali, ovvero esclusivamente riferibili alla sfera della personalità individuale.

In altre parole, grazie   al contributo di questi due studiosi la psicologia a partire dagli anni ’80 abbandona l’idea che il coping sia una capacità strettamente individuale, ascrivibile alla personalità dell’individuo, per abbracciare al contrario una concezione nella quale è in primo piano l’attivazione di un insieme di risposte legate al contesto in cui si produce l’evento stressante. In una cornice teorica nella quale si contemplano contemporaneamente l’individuo e l’ambiente nella dinamica stressante, secondo una convergenza di   sforzi emotivi, cognitivi e comportamentali per la gestione di richieste relative all’impatto di eventi stressanti, si comprendono quattro concetti fondamentali di questa impostazione:

“…il coping è legato al contesto e alla specifica situazione in cui è attivato,quindi non è definito aprioristicamente dalle caratteristiche stabili di personalità di un soggetto;…le strategie di coping sono da considerare come degli sforzi adoperati nel tentativo di gestire lo stress, quindi non necessariamente portano al successo; il coping è considerato un processo che cambia nel tempo in riferimento a un particolare evento, quindi non può essere previsto;…la valutazione che il soggetto attiva dell’evento stressante determinerà le strategie di coping.”[1]

Proprio l’aspetto valutativo dell’evento stressante è uno degli aspetti fondamentali di questo modello teorico, poiché l’individuo esposto a stress è anche colui che è capace di esprimere una stima della minacciosità degli eventi che si presentano. Un elemento, quest’ultimo, che ha indotto non pochi ricercatori ad approfondire l’assunzione della valutazione cognitiva delle situazioni stressanti(cognitive appraisal) e che presenta al suo interno un’ulteriore articolazione:

“Il concetto focale del modello transazionale è proprio il processo di valutazione cognitiva distinta in tre tipi: valutazione primaria, rivolta all’ambiente e al significato di minaccia, sfida o danno che il soggetto gli attribuisce; valutazione secondaria, che considera le risorse e le opzioni disponibili per gestire il danno reale o potenziale; valutazione terziaria, che considera   l’efficacia dei risultati come elemento per decidere il successivo andamento delle azioni.”[2]

[1] AA.VV., Il coping, definizione, sviluppo e intervento, Carocci editore, Roma,2015, p.17.

[2] AA.VV. Il coping, definizione, sviluppo e intervento, Carocci editore, Roma,2015, p.15.

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