Psicologia dello sport: entrare nella mente dell’atleta

Articolo di Francesco Clemente

In questo capitolo si tenta di indicare due esempi che si sono ritenuti esemplificativi del costrutto psicologico dell’antifragilità nella sua operatività. A proposito, al fine di ottenere un quadro della prestazione sportiva il più possibile ampio e completo in questa cornice teorica, si sono presi in considerazione sia uno sport individuale di combattimento, ovvero il pugilato, e uno sport di squadra, ovvero il calcio.

Nel primo esempio, è rilevante ricordare che nella storia della boxe si annoverano numerosi campioni che si sono distinti per forza, potenza e resistenza fisica, oltre che per capacità di risposta alle difficoltà che la competizione agonistica ha loro riservato nel corso della loro straordinaria carriera. In questa ricerca, l’attenzione si è concentrata su un campionissimo dei massimi degli anni ’50, un italo americano davvero leggendario per il semplice fatto che è stato un massimo che si è ritirato imbattuto e anche perché in numerosi frangenti ha dimostrato di andare ben oltre la semplice resilienza, incarnando appunto vere e proprie prestazioni antifragili, soprattutto se si considerano non solo le sue caratteristiche fisiche, non proprio da peso massimo classico, ma anche le diverse, specifiche situazioni di combattimento che si è trovato spesso ad affrontare, che lo hanno esposto non poche volte alla sconfitta. Questo campione è stato Rocky Marciano, di cui qui cerchiamo ripercorrere i momenti salienti della sua carriera pugilistica, nella quale spiccano le sue qualità più tipiche.

Anche nel secondo esempio preso in considerazione, ovvero quello calcistico, numerose sono le testimonianze di prestazioni calcistiche passate alla storia per gli sviluppi entusiasmanti e per gli esiti sorprendenti. Si può ad esempio fare riferimento a Uruguay – Argentina 4-2 del 1930, una finale mitica per diverse ragioni: perché fu la prima dei mondiali, perché si giocò in uno stadio appositamente costruito per essa (Il Centenario) in soli 8 mesi, perché era annunciata fin dalla vigilia e soprattutto perché si giocò con due palloni, uno leggero, voluto nel primo tempo dai più tecnici e talentuosi argentini e l’altro pesante, preteso invece dai più ruvidi e arcigni uruguaiani.

La partita fu emozionante perché il primo tempo fini 2-1 per l’Argentina, mente nel secondo si scatenò l’Uruguay con tre gol.[1] Oppure, si potrebbe ricordare quell’Inghilterra – Germania 4-2 del 1966, finale bella e combattuta, passata alla storia per l’errore più macroscopico e determinante in tutta la storia del calcio, quello del gol (non gol) assegnato agli inglesi per il 3-2 siglato da Hurst, che poi l’università di Oxford trent’anni dopo con un software particolare, dimostrò che la palla era al di fuori della linea di porta di ben 6 cm.[2]

Come poi non dimenticare quella paradossale Corea del Nord-Italia   1 – 0 del 19/07/1966, dove la palese inferiorità tecnica dei coreani non impedì loro di battere sorprendentemente l’Italia con la loro indomita determinazione?[3] La scelta, ai fini della presente trattazione, è caduta su una partita dei mondiali del 1982, conquistati dall’Italia capeggiata da Paolo Rossi in Spagna, ovvero la semifinale giocata a Siviglia fra la Francia di Platini e la Germania di Rummenigge, partita nella quale la Germania dimostrò di ribaltare a proprio vantaggio il risultato, conquistando così la finale con l’Italia di Bearzot.

Nei tempi supplementari, infatti, la Germania sotto di due gol, dopo il pareggio ottenuto nei tempi regolamentari, riuscì ad agguantare il pareggio, portandosi sul 3-3.

Ai rigori, poi, che seguirono per assegnare il passaggio alla finale, la Germania andò nuovamente sotto, per cui, a seguito dei due errori dal dischetto dei francesi, riuscirono ad aggiudicarsi il passaggio alla finale. Una partita, questa dei mondiali di calcio giocati in Spagna nel 1982, che è rimasta non solo negli annali del calcio mondiale per gli altissimi contenuti tecno-tattico-fisici che riuscì ad esprimere, ma anche perché nell’immaginario collettivo francese costituisce ancora oggi un evento indimenticato per la spettacolarità delle giocate, nonché per la drammaticità di alcuni episodi che hanno inciso nello stesso corso della partita in maniera determinante.[4]

Una sfida calcistica appunto, dove la grinta e il carattere arcigno dei tedeschi dimostrò di tradursi in una sorprendente capacità di risposta sportiva allo svantaggio subito per ben due volte nel corso della partita, contro un avversario di assoluto valore e con ogni probabilità ritenuto di maggior classe da un punto di vista puramente tecnico.

[1]Crf.https://www.calciomercato.com/news/le-classifiche-di-cm-le-10-finali-piu-belle-della-storia-del-calcio.

[2]Crf. https://www.calciomercato.com/news/le-classifiche-di-cm-le-10-finali-piu-belle-della-storia-del-calcio.

[3] Crf. https://www.calciomercato.com/news/le-classifiche-di-cm-le-10-finali-piu-belle-della-storia-del-calcio.

[4] “La Francia del 1982 ispirò libri, documentari, spettacoli teatrali e canzoni, tutti a opera di una generazione che si era riconosciuta in quella partita. Nel 2006, l’artista Massimo Furlan nella sua performance intitolata Numèro 10, interpretò Platini nell’atto di servire l’assist a Battiston  in quello di calciare il rigore in uno stadio totalmente vuoto, con un solo spettatore: Hidalgo, che lo osservava dalla linea del fallo laterale. Red, un musicista francese, tenne un concerto dal titolo Sevilla 82 usando come sfondo una proiezione della partita…Il coreografo francese Pierre Rigal, che nel 1982 aveva 9 anni, realizzò uno spettacolo di danza intitolato Injury Time e lo presentò a Postdam, in Germania.” LYTTLETON B., Undici metri, TEA, Milano, 2015, p.137.

Scrivi a Igor Vitale