La fiducia nel cambiamento in psicologia

Articolo di Olga Pagano

La fiducia nelle possibilità di cambiamento nei protocolli mindfulness è illimitata. E’ una fiducia che nasce dal cambiare
prospettiva, nasce dalle potenzialità dell’accettazione, senza cercare di realizzare niente ma fidandoci nel processo di autoregolazione e della sua saggezza. E’ una fiducia che riconosce che qualcosa di speciale sta già avvenendo: è la nostra vita, che non ha bisogno di miglioramenti ma solo di essere esplorata e conosciuta in tutta la sua ricchezza e complessità.

“Come si fa? Precisamente, prendendoci un momento per cambiare direzione, per tirarci fuori dal fiume del pensiero e sederci sulla sponda e riposarci per un po’ nelle cose così come sono, al di sotto dei pensieri o, per dirla con le parole di Soen Sa Nim, « prima del pensiero ». Questo significa stare per un momento con ciò che è e fidarci di quello che di più profondo e di migliore c’è in noi stessi, anche se per la mente pensante questo non ha nessun senso.”
Jon Kabat Zinn

Questo significa affermare che il cambiamento non risiede all’esterno ma all’interno, primariamente nel modo in cui la nostra
mente funziona e nel modo in cui affrontiamo la nostra giornata e la nostra vita.

“Di fatto non c’è niente che possiate fare o che vi possa capitare che non possa far parte della pratica a buon diritto, se ne siete consapevoli e riuscite ad abbandonarvi alla fiducia e a dimorare nella consapevolezza invece di restare perennemente intrappolati nella turbolenza, nell’agitazione, nell’attaccamento, nel desiderio, nel rifiuto di tutto ciò che si presenta.”
Jon Kabat Zinn

La fine è il mio inizio: la differenza tra fede e fiducia

Molto spesso la parola fede e la parola fiducia vengono usate in modo intercambiabile, nel campo della spiritualità, ma hanno
differenze e sfumatura. La fede è una delle virtù teologali, ossia di quelle qualità del divino che sostengono le virtù umane, le fondano, e animano e caratterizzano l’agire morale. Non è questa l’accezione di fiducia alla quale facciamo riferimento nella mindfulness e non solo perché non è una pratica con caratteristiche trascendenti ma immanenti, ossia radicate nella realtà. Piuttosto perché, da vero scienziato, Jon Kabat Zinn afferma che qualcosa funziona, solo se ha provato che funziona secondo un metodo scientifico.

Così la fiducia nell’esperienza, la fiducia nella pratica, la fiducia nel protocollo, sono state ripetutamente messe alla prova
della validazione scientifica. Non “fanno bene” perché crediamo che facciano bene. Fanno bene perché abbiamo provato che fanno bene.

E questa disponibilità a verificare è davvero l’inizio e la fine di ogni cosa: disponibili a cambiare quello che ritenevamo vero
perché abbiamo verificato che non lo è. La strada della mindfulness è quindi la fiducia di cercare la verità delle cose. E la verità rende liberi.

Tra fede e fiducia c’è però un nesso: contengono la radice della parola legame. Entrambe infatti restituiscono fedeltà. Quella fedeltà che ci fa praticare non perché otteniamo un risultato subito, ma perché sappiamo che ne vale la pena, sempre. E la fedeltà porta quel senso di soddisfazione, quell’attenzione non divisa e frammentata, che conduce alla felicità

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