come la psicologia può aiutare a stare bene

Perchè la psicologia può aiutare le persone a stare davvero bene

Articolo di Irena Semi

Per un lungo periodo, in ambito sociale e della salute mentale, gli operatori si sono focalizzati sui limiti e sui deficit dell’essere umano e della società e hanno trovato dei modi per curare o trattare determinate patologie o disturbi. Questo approccio, definito deficit-based, ha permesso di raggiungere innumerevoli benefici sostanziali, quali gli enormi recenti progressi nella comprensione e nel trattamento del disagio mentale.

 

La scienza psicologica è riuscita a penetrare all’interno di numerose patologie mentali in precedenza considerate “intrattabili”, consentendo un netto miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei loro famigliari.

D’altro canto, secondo Seligman, questo investimento di energia verso la cura delle patologie mentali ha contribuito a togliere spazio ad altre due delle missioni fondamentali della psicologia: rendere migliore la vita delle persone, e valorizzarne e svilupparne i talenti.

Recentemente, per sopperire a questa mancanza, l’approccio cosiddetto “ strength- based” (o “dei punti di forza”) sta trovando applicazione negli ambiti più disparati: dal rafforzamento del rendimento scolastico alla prevenzione dei disturbi psicologici, dalla riduzione del consumo di sostanze stupefacenti al contenimento del fenomeno del bullismo.

Tale approccio è molto diverso ed è in contrasto con quello deficit-based. La differenza cchiave è lo spostamento dell’attenzione appunto dai deficit, limiti, difetti e vincoli, ai punti di forza della persona. Alla base di questo nuovo approccio, è la convinzione che la persona (singolarmente o in gruppi) possegga numerose risorse non sfruttate, un potenziale spesso nascosto che, se utilizzato al meglio, permette di mobilitare energie a sufficienza per superare i più diversi ostacoli e le difficoltà della vita. Mentre in un approccio deficit-based l’intervento consiste nel trattare il sintomo per ridurne la portata o per farlo scomparire, nell’approccio strength-based lo scopo è promuovere la salute e il benessere del singolo o del gruppo, operando sulle risorse e sviluppando il potenziale.

I due approcci condividono il medesimo obiettivo: rendere la persona maggiormente consapevole di se stessa; il primo lavora però sul deficit, mentre il secondo sui punti di forza e sulle abilità che devono ancora essere scoperte.

L’approccio strength-based pone l’accento sulla forza dell’individuo e sulla capacità di autodeterminarsi, valorizzandone l’abilità di collaborare all’interno del percorso di aiuto. È rispettoso dell’unicità della persona e delle sue peculiarità e differenze. Per questo motivo, ad esempio, chi opera seguendo metodologie strength-based evita di utilizzare etichette negative e, più in generale, di collocare all’interno di una cornice definitoria il paziente/cliente: per quanto sia molto difficile farlo, gli individui non vengono inseriti all’interno di categorie (tossicodipendente, disoccupato, ragazza-madre…), in quanto queste estenderebbero su di loro caratteristiche pregiudiziali che limiterebbero le potenzialità di cambiamento.

Le ricerche hanno dimostrato il successo di metodologie strength-based rispetto ad altre forme di docenza. Sviluppo e cambiamento sembrano essere più probabili in caso si faccia leva sui punti di forza rispetto al caso in cui si intraprendano azioni di critica e di correzione dei punti di debolezza. Inoltre, gli studenti che ricevono una formazione di questo tipo, hanno una migliore visione del proprio futuro e delle opportunità di carriera.

L’autore che può essere considerato il “nonno” della Psicologia Positiva è Donald “Don” Clifton. Nato il 5 febbraio del 1924 nel villaggio di Butte nel Nebrasca (USA), dopo aver combattuto la seconda guerra mondiale ed essere stato decorato con la “Distinguished Flying Cross” (una onorificenza dell’aeronautica militare), consegue la laurea in Matematica e un dottorato di ricerca in Psicologia dell’Educazione.

Successivamente, per circa 19 anni, è professore di Psicologia dell’educazione presso l’Università del Nebrasca-Lincoln. Dopo essersi dimesso dall’Università, nel 1969, Clifton fonda la Selection Research Inc. che diventerà, negli anni, un’importante società di consulenza nell’ambito dello sviluppo delle risorse umane. Nel 1999, pubblica insieme a Marcus Buckingham il best seller mondiale “ First, break all the rules” (“Primo, infrangi tutte le regole”) in cui è contenuta una sintesi del modello dei punti di forza per la gestione manageriale.

Clifton guida un gruppo di ricercatori Gallup (importante società di consulenza) nello studio dei punti di forza e della leadership.
Questi studi portano alla costruzione della Strengths Finder che ha aiutato milioni di persone a scoprire e sviluppare i propri punti di forza. È autore di importanti volumi: “Soar with Your Strengths”, “ Now, Discover Your Strengths”, “ Strengths Quest” e “How Full Is Your Bucket?”. Tramite la Gallup University (una delle principali società di formazione del mondo), Clifton espande il suo modello di sviluppo delle potenzialità e del talento a centinaia di migliaia di persone.

Dopo aver ricevuto, nel 2002, il titolo di “Padre della Psicologia strength-based” da parte dell’American Psychological Association, Donald Clifton muore il 14 settembre dell’anno successivo. Secondo molti si deve a lui la nascita della cosiddetta Psicologia Positiva.

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