Il modello SFERA. Tecniche di Psicologia per migliorare la prestazione sportiva

Articolo di Daniela Moschetto

S.F.E.R.A. indica un acronimo ed un sostantivo che permette l’utilizzo di un metodo. Il modello nato dall’esperienza del Professore Giuseppe Vercelli, psicologo e psicoterapeuta, che ne ha coniato il termine, può essere considerato un’evoluzione del Profilo Emotivo.

L’approccio teorico di riferimento è il costruttivismo, inoltre,trae origine anche dalla pratica ipnotica.

Secondo il costruttivismo la realtà è costruita dal soggetto stesso; concetto fondamentale della teoria è che la conoscenza, l’esperienza e l’adattamento sono caratterizzati da una partecipazione attiva dell’individuo.

I presupposti del costruttivismo sono:

  • l’esperienza di realtà è uno stato mentale;
  • la consapevolezza della propria identità si struttura attraverso un percorso che va da una percezione indifferenziata a una differenziata, definendo il confine tra se e gli altri;
  • la relazione tra l’essere guida ed essere guidati, nell’esperienza di relazione fra le persone;
  • cambiamento, attraverso l’abbassamento della critica;
  • indebolire la “fissazione” mentale verso problemi (inesistenti) o ricerca di soluzioni.

Attraverso l’osservazione degli atleti sono emersi cinque aspetti dei loro atteggiamenti nei confronti della gara: motivazione, adattamento, energia, controllo emotivo ed autoefficacia.

Le caratteristiche degli sportivi più caparbi che hanno mostrato e dimostrato di essere in grado di sfidare se stessi e l’ambiente si racchiudono in una risorsa definita Intelligenza Emotiva, ossia l’insieme delle competenze presenti nella natura umana per progettare, affrontare, superare e prevedere le sfide con se stesso, con gli altri e con l’ambiente.

Lo sviluppo di questa capacità richiede una connessione mente-corpo-ambiente, significa ascoltare con accuratezza il proprio corpo, il corpo in interazione con l’ambiente adattando le azioni alle circostanze, significa carpire ed attenzionare profondamente le informazioni fondamentali utili per lo svolgimento del proprio compito.

Dunque l’Intelligenza Agonistica racchiude il concetto di armonia cioè di equilibrio tra conscio ed inconscio, razionale ed istintuale, conosciuto e sconosciuto.

Sincronia è il primo fattore del modello S.F.E.R.A, indica la massima connessione mente-corpo-ambiente, è la capacità di concentrarsi al massimo sul compito che si sta svolgendo.

Importante è ricercare le sensazioni positive che ci collegano a tale compito (sport) e sintonizzarsi con l’obiettivo.

Per l’allenatore sincronia è sintonizzarsi quindi avere capacità finalizzate anche all’anticipazione o risoluzione di problemi, cogliere disagi e distrazioni utilizzando come strumento la comunicazione.

“La comunicazione è un processo di scambio di informazioni e di influenzamento fra due o più persone che avviene in un determinato contesto”; Paul Watzlawick.

Secondo fattore del modello S.F.E.R.A. è : Punti di Forza, legato alla percezione mente-corpo.

Solo se corpo e mente sapranno armonizzarsi, collaborando, potrà esprimersi il potenziale atletico.

Importante è il senso di autoefficacia, che corrisponde alle credenze circa la propria capacità di adottare con successo un comportamento, (Bandura , 1997).

Applicata allo sport l’autoefficacia determina la qualità della prestazione influenzando la sfera cognitiva, emotiva, e motivazionale.

L’autoefficacia collettiva si riferisce al giudizio del gruppo circa le capacità del raggiungimento dell’obbiettivo.

Abilità specifica dell’essere umano è  Comunicare.

Comunicare significa mettere in comune, implica condivisione. Esistono cinque assiomi della comunicazione, essi sono:

  • 1° assioma – È impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta comunicando sempre qualche cosa all’altro soggetto.
  • 2° assioma – Ogni comunicazione ha una metacomunicazione che regolamenta i rapporti tra chi sta comunicando.
  • 3° assioma – Le variazioni dei flussi comunicativi all’interno di una comunicazione sono regolate dalla punteggiatura utilizzata dai soggetti che comunicano.
  • 4° assioma – Le comunicazioni possono essere di due tipi: analogiche (ad esempio le immagini, i numeri e i segni) e digitali (le parole).
  • 5°assioma – Le comunicazioni possono essere di tipo simmetrico, in cui i soggetti che comunicano sono sullo stesso piano (ad esempio due amici), e di tipo complementare, in cui i soggetti che comunicano non sono sullo stesso piano (ad esempio genitore e figli).

Inoltre la comunicazione avviene attraverso tre canali:

  • Verbale = parole;
  • Paraverbale = tono, volume, velocità, pause;
  • Non verbale = mimica, sguardo, gestualità, postura, prossemica, segnali sociali, segnali automatici.

L’efficacia delle comunicazione risiede nell’ascolto, nell’utilizzo di feedback e l’utilizzo di domande.

Intorno agli ‘50 Eric Berne ha sviluppato l’Analisi Transazionale, una teoria sullo sviluppo della personalità finalizzata a comprendere la comunicazione fra le persone e migliorarla.

Egli sostiene che la personalità sia costituita da tre stati dell’io:

  • Io genitore
  • Io adulto
  • Io bambino

Ognuno dei quali permette di adeguare il comportamento alle situazioni.

Le transazioni sono scambi di messaggi tra due o persone  composte da stimoli e risposte tra stati dell’io specifici.

Esse sono: complementari, incrociate e ulteriori.

Un altro aspetto importante della comunicazione sono le “carezze” che corrispondono al bisogno di essere valorizzati e riconosciuti. Secondo Steiner le carezze si possono chiedere direttamente, dare, accettarle o rifiutarle, oppure ci si può accarezzare riconoscendo in sé gli aspetti positivi.

È importante che l’allenatore attivi positivamente i suoi stati dell’io nei confronti del singolo atleta e dell’intera squadra per aiutare il gruppo a raggiungere l’obbiettivo e la piacevolezza personale, Freed (1976/1992).

Energia,terzo fattore del modello S.F.E.R.A, è l’uso attivo della forza e della potenza.

Nello sport l’emozione gioca un ruolo cruciale per l’espressione dell’energia, infatti, emozioni positive e piacevoli sostengono la motivazione e il desiderio dell’attività sportiva scelta anche se questa  può essere fonte di frustrazione, paura e vergogna.

Pertanto diviene necessario soprattutto nello sportivo il controllo emotivo.                 A tal proposito molto interessante sembra essere la teoria di Scherer che trova nell’emozione un collegamento tra organismo e ambiente, ed in quanto collegate sono soggette a controllo cognitivo.

Gestire l’energia efficacemente consente di prevenire l’affaticamento e di conseguenza il rischio di infortunio.

I segni dell’affaticamento sono:

  • Indebolimento generale;
  • Malessere;
  • Stanchezza;
  • Calo della prestazione;
  • Perdita della concentrazione.

Gli allenamenti creano alterazione nell’omeostasi dell’organismo, specie se intesi e prolungati, il recupero è necessario per rimuovere la fatica sia fisica che mentale.

Tamorri (1999) ha indicato delle strategie per prevenire l’affaticamento:

  • Aumentare la quantità e la qualità del sonno;
  • Alimentazione sana (antiossidante);
  • Monitoraggio dell’umore;
  • Valutazione del rendimento agonistico;
  • Utilizzo di comunicazione propositiva;
  • Praticare tecniche di rilassamento e/o mental training.

 

E cosa ci permette di mantenere equilibrio e dare qualità all’azione?

La risposta è racchiusa nel quarto fattore del nostro modello :

il ritmo traducibile anche in giusto flusso.

Si distinguono cinque tipologie di ritmo in sincronia con i cicli ambientali:

  • Ritmi ultradiani cioè che si presentano più volte al giorno ad esempio il battito cardiaco;
  • Ritmi infradiani cioè che richiedono più di un giorno per presentarsi;
  • Ritmi circadiani ovvero che si presenta una volta al giorno ad esempio il ritmo sonno-veglia;
  • Ritmi circamensili la cui comparsa è di una volta al mese, esempio è la mestruazione nella donna;
  • Ritmi circannuali che impiega quindi un anno, ad esempio la rotazione della terra intorno al sole.

Nell’uomo vi è il susseguirsi di tre ritmi biologici costanti individuati da Fliess (1974) ed ampliati da H. Swoboda, Teltscher, R. Herseye M. Bennet; essi sono:

  • Ciclo fisico, di 23 giorni, correlato al moto del sole; esso regola la vitalità e la prestanza fisica.
  • Ciclo emozionale, di 28 giorni, correlato al moto della luna, regola la creatività, il buon umore e la buona predisposizione verso l’esterno.
  • Ciclo intellettuale, di 33 giorni, correlato al moto di mercurio, regola l’attenzione, la logica ed altre abilità cognitive.

 

Naturalmente il ritmo ultradiano, cioè quello che si svolge ciclicamente più volte al giorno e che viene misurato in ore, minuti e secondi, non va assolutamente ignorato se non si vuole compromettere il rendimento  mentale e fisico.

La sindrome da stress ultradiano compare quando riposo e ristoro non vengono rispettati e si manifesta attraverso dei sintomi mentali associati al corpo che possono disgregare la nostra vita, un esempio sono: cefalee, disturbi digestivi, ansia, problemi della pelle, stanchezza mentale e fisica, depressione, amnesie, cattivo umore, disturbi alimentari, dipendenze, ed altri.

È dunque importante imparare ad ascoltare ed ascoltarsi rispettandosi.                         Il nostro corpo comunica continuamente attraverso dei segnali o segni quando è il momento di una pausa.

Lo stress ci intossica perché libera degli ormoni per fronteggiare lo sforzo che imponiamo al nostro organismo di tollerare, ma se sottovalutiamo quanto sta accadendo ci ritroveremo ad un esaurimento psico-fisico che danneggerà la nostra memoria, la nostra percezione ed il nostro rendimento.

Il cattivo funzionamento sfocia in inadeguatezza e perdita dell’autostima rischiando così depressione psicologica.

Nello sport, per ottenere la massima prestazione sia in allenamento che in gara, è importante saper riconoscere i segnali del corpo.

Quinto ed ultimo fattore del modello SFERA è –Attivazione, definito come il motore motivazionale.

È la condizione fisica e mentale che l’atleta vive nel momento in cui è pronto per la prestazione.

La motivazione è uno degli elementi fondamentali nell’attività sportiva , è uno stato interno che permette di attivare, dirigere e mantenere nel tempo un comportamento.

Fra le teorie vi sono quelle ancorate all’aspetto biologico che fanno riferimento al concetto di “bisogno” nel senso che il nostro organismo si attiva per soddisfare una necessità.

Ricordiamo il lavoro di Abraham Maslow che pone la motivazione alla base dello sviluppo individuale proponendo una piramide gerarchica legata ai bisogni dell’individuo. Tale piramide prevede anzitutto il soddisfacimento dei bisogni fisiologici poi quelli di sicurezza,  di appartenenza, di stima ed infine di autorealizzazione, Inoltre questi si susseguono col progredire dello sviluppo individuale conferendo, qualora questi siano soddisfatti in modo efficiente, il benessere psico-fisico del soggetto.

Secondo la teoria cognitivista un equilibrato livello di attivazione  segue elevati livelli di motivazione.

Autori come Lewin, Fromm e Biswanger sostengono che alla base della motivazione umana vi siano: il bisogno di affiliazione, il bisogno sociale del potere ed il bisogno di realizzazione individuale.

Nello sport la motivazione comprende due aspetti:

  1. fisiologico , legato al bisogno di movimento;
  2. Psicologico, legato al bisogno di affermazione.

Lo studio della motivazione nel contesto sportivo focalizza la sua attenzione sulle

– motivazioni primarie legate al gioco che consente la scarica motoria permettendo l’equilibrio neurodinamico a livello biologico ed inoltre stimola le componenti psicofisiologiche dell’uomo;

– le motivazioni secondarie che comprendono i fattori psicobiologici e quelli psicopatologici che fungono da catarsi e ripristino omeostatico;

– fattori socioculturali

– fattori psicologiciassociati al bisogno di affermazione in ambito sociale ed al bisogno affettivo ed emotivo.

Martens e Bump (1988) individuarono nella pratica sportiva

  • la motivazione intriseca ed estrinseca,
  • la motivazione diretta e indiretta,
  • la localizzazione del controllo ed i bisogni dell’atleta.

Buonamano, Cei e Mussino (1994) individuarono le classi motivazione allo sport, esse sono:

  • Fattore di successo/status;
  • Fattore forma fisica/abilità;
  • Fattore rinforzi estrinseci;
  • Fattore amici/divertimento;
  • Fattore scarico di energia.

 

L’automotivazione concerne tutti quei fattori interni della persona che direzionano ed intensificano le azioni promuovendo cambiamento e crescita.

Riconoscere le proprie potenzialità ed acquisire consapevolezza sui nostri atti decisionali permette di costruire schemi comportamentali nuovi più funzionali determinando crescita e quindi evoluzione e cambiamento.

Altro fattore importante che promuove cambiamento è la sicurezza rivolta alle proprie abilità, infine aver sviluppato buone capacità di empowerment, che consentono di influenzare il proprio contesto per renderlo più favorevole, permette di raggiungere l’obiettivo prefissato in modo efficiente.

Un ruolo determinate nel far emergere o nell’incrementare motivazione ed automotivazione è giocato dal leader e dalla leadership.

Un buon leader, secondo il concetto di ritmo incluso nel modello S.F.E.R.A (termine coniato dal Prof. Vercelli per indicare un metodo che consente di ottimizzare la prestazione sportiva), è colui che riesce ad avere una buona gestione dei ritmi propri edaltrui.

Un buon ritmo attrae fiducia, dona carisma ed eleganza, consente di comprendere e rispettare  i ritmi degli atleti, per modificarli  se necessario conferendone maggiore efficacia.

Il leader, per Peter Drucker, è colui che ha dei seguaci ed è capace di:

  • Promuovere idee e nuovi comportamenti;
  • Esercitare influenza sul gruppo per produrre cambiamento.

 

Il leader si occupa sia degli aspetti strutturali che processuali del gruppo, i primi riguardano la definizione e condivisione di un obiettivo, lo sviluppo di un metodo per raggiungerlo e la definizione dei ruoli di ogni membro, compreso se stesso; i secondi si riferiscono alla capacità di far emergere e mantenere un buon clima all’interno del gruppo , di favorire la comunicazione ed infine di garantire lo sviluppo del gruppo stesso.

Nel modello SFERA la leadership è delineata dal fattore RITMO perché focalizza la sua attenzione verso l’ambiente esterno, il leader dunque potrebbe decidere se tenere la guida del gruppo o lasciarla provvisoriamente  delegando il suo ruolo a terzi.

Esistono diversi metodi e strumenti per osservare, monitorare e sviluppare la leadership, questi sono :

– l’osservazione,

– la formazione,

– i questionari come LSS (leadership scale for sport) e ASL (autovalutazione stili di leadership),

– i filmati

– le registrazioni.

L’allenatore è dunque un motivatore, deve saper osservare, ascoltare, sviluppare autoefficacia e deve saper gestire la leadership all’interno del gruppo.

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