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Resilienza: i fattori di rischio per lo stress

Articolo di Alessandra Serio

Secondo diverse ricerche condotte sulla resilienza (Meyersburg, Post, 1979) il termine “rischio” indica la probabilità attesa di un cattivo adattamento e, di conseguenza, la resilienza denota la capacità di adattarsi nonostante le condizioni di rischio a cui dover far fronte.

 

In tale concetto rientrano fattori genetici, biologici, psicologici ambientali e socioeconomici, ed è dall’interazione tra tali fattori che viene a determinarsi un potenziale rischio, per l’individuo, di andare incontro ad un cattivo adattamento.

Tra le macro aree individuate attorno al concetto di rischio troviamo:

  • fattori personali: ossia caratteristiche interne e problemi di salute del bambino, quali ad esempio disabilità fisiche e mentali, episodi di sofferenza prenatale, nascita prematura, disturbi cognitivi, disturbi fisici o malattie gravi.
  • fattori familiari: includono la presenza di disturbi psicopatologici o comportamentali in uno dei genitori o in uno dei parenti prossimi; la separazione precoce e prolungata dal caregiver; l’assenza o il decesso di uno o di entrambi i genitori; la presenza di litigi o violenze familiari; il divorzio o la separazione; il maltrattamento; l’alcolismo; la tossicodipendenza o la malattia cronica di uno dei genitori. La rigidità, la coercizione, le punizioni, i ripetuti cambi di casa o di città, la disorganizzazione, sono ulteriori fattori che aumento la probabilità di un adattamento negativo (Costabile, 1996)
  • fattori ambientali: relativi all’ambiente sociale in cui l’individuo è immerso, riguardano caratteristiche come povertà, disoccupazione, appartenenza ad un gruppo etnico minoritario, segregazione sociale, alta frequenza di comportamenti antisociali e devianti nel proprio quartiere, scarsa qualità dei servizi sociali e di cura.
    Un’ulteriore categoria riguarda eventi esterni che possono rappresentare una minaccia per l’individuo, quali ad esempio: guerre, catastrofi naturali, torture o deportazioni forzate.

Tra i fattori di rischio che espongono a una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo la resilienza, secondo gli autori Werner e Smith troviamo:

  • fattori emozionali: includono l’abuso, la bassa autostima, lo scarso controllo emozionale, o possono essere d natura interpersonale e riferirsi al rifiuto da parte dei pari, l’isolamento e la chiusura;
  • fattori familiari: includono la bassa classe sociale, i conflitti, lo scarso legame con i genitori, i disturbi della comunicazione;
  • fattori di sviluppo: includono il ritardo mentale, la disabilità nella lettura, i deficit attentivi e l’incompetenza sociale (Werner, Smith, 1982).

Distinguiamo poi, tra i fattori di rischio, i fattori prossimali da quelli distali. I primi influenzano in maniera diretta la vita dell’individuo, oppure hanno ricadute immediate, e possono essere rappresentati, ad esempio, da episodi di maltrattamenti o deficit; i secondi influenzano in maniera indiretta la vita dell’individuo, ma innescano reazioni a catena che determinano un’alta probabilità di sviluppare un cattivo adattamento.

L’adattamento e lo sviluppo dell’individuo non vengono compromessi dall’intensità, frequenza e durata dell’esposizione ad un singolo fattore di rischio, quanto da una loro molteplicità nel corso del tempo. Pertanto, è la combinazione di diversi effetti di rischio a contribuire e produrre un effetto deleterio nella vita dell’individuo, in termini di adattamento (Robins, Rutter, 1990).
Alcuni fattori di rischio appaiono particolarmente significativi in determinati periodi dello sviluppo; pertanto, è necessario sottolineare l’importanza della dimensione temporale in tale ottica. Ad esempio, alcuni studi condotti sulla delinquenza (Farrington, 1991) hanno evidenziato come vi siano alcuni fattori di rischio, individuabili fin dall’infanzia, come il comportamento iperattivo del bambino.

Lo stesso fattore però, è meno indicativo di possibili ripercussioni future, se preso in considerazione durante l’adolescenza, periodo durante il quale è l’influenza di un gruppo dei pari deviante a giocare un ruolo chiave tra i fattori di rischio.
Se si sottovalutasse l’importanza della dimensione temporale, verrebbe inficiata di conseguenza la qualità e l’efficienza della pianificazione di interventi di prevenzione efficaci.

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