La definizione di bullismo a scuola

Il Bullismo, in età evolutiva, corrisponde un po’ a quello che nel mondo del lavoro è il mobbing, ma nei comportamenti di bullying spesso si ricorre alla violenza fisica. Per Olweus è una serie di situazioni in cui il ragazzo che ne è vittima viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni.

Per “azione offensiva” egli intende ogni azione con la quale una persona infligge intenzionalmente un danno o un disagio ad un’altra. Esse possono essere verbali (insulti, minacce, diffamazioni, ecc), fisiche (picchiare, danneggiare oggetti della vittima, estorsioni, ecc) o finalizzate ad escludere la vittima isolandola dai rapporti con i coetanei, e in questo caso si parla di forme di bullismo indirette, ove le femmine sono le maggiori vittime.

Per configurarsi una forma di bullismo:

  • queste azioni devono essere ripetute con frequenza e per un periodo prolungato;
  • vi deve essere disuguaglianza di forze tra aggressore e vittima.

Questo fenomeno è molto frequente e coinvolge i minori senza che gli adulti ne vengano a conoscenza o possano intervenire: infatti, le vittime non denunciano gli aggressori per paura di ritorsioni, per vergogna, per timore di non essere creduti, ecc.

Le vittime solitamente sono più deboli della media e sono soggetti ansiosi, insicuri, dotati di scarsa autostima, molto legati ai genitori, ecc

I bulli hanno spiccate tendenze aggressive, tra loro vi è spesso un “capo” e dei “gregari”.

Le conseguenze possono essere gravi fino a produrre nella vittima vere e proprie patologie psichiche, depressione, riduzione dell’efficienza scolastica, suicidio. Affrontare il bullismo significa sensibilizzare genitori ma anche insegnanti.

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