Ecco perché non siamo in grado di riconoscere la menzogna

Quanto siamo abili a scoprire le bugie degli altri?

In generale le persone si ritengono capaci di scoprire quando gli altri stanno comunicando loro menzogne. Anolli (2003) nel suo libro, afferma che fra i diversi gruppi umani, coloro che si dimostrano più abili di tutti nello scoprire indizi menzogneri sono: i delinquenti, le spie e gli addetti ai servizi segreti. Infatti si tratta di persone ben addestrate a mentire, che vivono regolarmente in mezzo alla
menzogna.

 

Anche alcuni gruppi di professionisti come i poliziotti federali o gli psicologi clinici, che hanno a che fare più frequentemente con la
menzogna, risultano più esperti nello scoprirla. Nel confronto fra uomini e donne è emerso che le donne sono per natura più brave a mentire e di conseguenza a diventare più abili a scoprire le bugie (Cohen, 2007), perché risultano più attente e sensibili agli aspetti non verbali della comunicazione e ai segnali emotivi (Anolli, 2003).

Vi sono però inevitabili errori di giudizio; infatti si possono commettere dei falsi positivi che consistono nell’indicare come esistente un evento che invece non è presente: nel caso dello smascheramento della menzogna si tratta di valutare come bugiarda una persona veritiera.

Ma si possono commettere anche dei falsi negativi ovvero non riconoscere un evento che è realmente presente: nel caso della menzogna si tratta di valutare come veritiera una persona bugiarda (Ibidem). Tuttavia, un appropriato addestramento può aumentare in modo rilevante l’abilità nel riconoscere gli indizi menzogneri.

Le ragioni dell’insuccesso

Non abbiamo mai indizi certi, costanti e universali per poter smascherare la menzogna, ma ogni volta dobbiamo indagare, fare supposizioni e individuare indizi e prove (Anolli, 2003).

In base alle convenzioni sociali e culturali le persone tendono ad accettare come attendibile ciò che gli altri dicono e quindi a ridurre in modo sistematico atteggiamenti sospettosi e inquisitori. Ciò è anche normale, perché mettere tutto continuamente in discussione, accusare sempre l’altro di falsità impedirebbe di stabilire un qualsiasi rapporto di intimità e fiducia reciproca (Anolli, 2003).

Un’altra ragione della difficoltà a scoprire la menzogna è data poi da una tendenza universale nell’uomo (truth bias) ad
essere incline alla verità, ossia credere che le affermazioni false, nella vita quotidiana, siano molto meno probabili e frequenti rispetto a quelle vere (Vrij, 2008).

L’inclinazione per la verità è correlata al tipo di rapporto tra i partecipanti: quanto più i legami personali con gli altri sono forti, tanto più
risulta elevata l’inclinazione per la verità e tanto meno ci si pongono dubbi sulla veridicità delle affermazioni. Nei rapporti intimi tale inclinazione facilita la comunicazione, mantiene saldi i rapporti e diventa la base per un rapporto di fiducia reciproca.

Tuttavia questa condizione rende comprensibile anche la comunicazione menzognera tra le persone intime, che nonostante dovrebbero facilmente scoprire le bugie, poiché hanno una forte presunzione di veridicità dei discorsi fatti dall’altro avendo una forte presunzione sulla veridicità dei discorsi dell’altro, commettono errori nello smascheramento degli indizi menzogneri (Anolli, 2003).

Il problema principale è che non esiste un preciso disegno comportamentale associato alla menzogna. Non tutti i bugiardi mostrano
lo stesso comportamento e non tutte le situazioni prevedono che questi si comporteranno in quel dato modo (Vrij, 2000).

Articolo di Rossella Cataleta

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