Differenze tra maschi e femmine nell’Antico Egitto

2. Differenze di genere nell’Antico Egitto
Diversamente dalle androcrazie romane e ateniesi, la donna, nell’Antico Egitto ,godeva di pari diritti rispetto all’uomo. Godeva di tutti i diritti civili, economici, sociali e sessuali dell’uomo, era proprietaria di beni, titolare di diritti, marito e moglie erano in piena uguaglianza.

Tant’è vero che, come rilevato da P.F. Taboni “l’Egitto conobbe anche regimi di ginecocrazia pura. L’Egitto ebbe almeno quattro faraoni donne: Nitocris (2184-2181 a.C.), della VI dinastia ; Sobeknefrure (1790-1785 a.C.), della XII dinastia; la grande Hatshepsut (1478-1458 a.C), della XVIII dinastia, Tausert (1196-1188 a.C.), della XIX dinastia. Da ultimo la stessa Cleopatra (Cleopatra VII, 6930 a.C)”. Vediamo ora come storicamente si sia determinata questa pariteticità.

Agli albori della civiltà egizia , l’uomo inizia a dedicarsi ai lavori agricoli e poi sino al termine della II dinastia, la famiglia poligamica prima, poi monogamica era patriarcale. La solidarietà famigliare era fondata sull’autorità del capo famiglia, sul diritto di primogenitura. La donna aveva una posizione giuridica subalterna. Va rilevato che solo all’inizio della III dinastia (26502150
a.C), l’individuo diventa una vera e propria entità giuridica e sociale, liberandosi della solidarietà ancestrale di un tempo, si trasforma in un gruppo formato da personalità indipendenti.

La grande svolta avviene solamente a partire dalle III dinastia, fino al termine della IV.
Il diritto privato durante la III dinastia e fino al termine della IV in base ai dati storici di oggi , presenta un ordinamento omogeneo e invariabile con tutte le caratteristiche proprie di un diritto individualista: la procedura è uguale per tutti, tutti sono uguali di fronte alla legge.
Il termine imytper “ciò che è nella casa” era abitualmente utilizzato per l’atto legale di un lascito.

La donna può, come l’uomo , esprimere la propria volontà nel predisporre beni. Si può parlare di una vera “persona” nel senso più totale della parola, titolare di diritti, di beni, padrona della casa, nebetper, giuridicamente uguale al marito, “essere umano completo” non solo sulla terra ma anche nell’aldilà , come si può capire dal culto funerario egizio.

La famiglia è ridotta alla sua minima espressione; “il marito e la moglie sono posti su un piede di assoluta uguaglianza” [Leospo Tosi 1997]

Ciascuno possiede il proprio patrimonio, lo amministra, ne dispone in tutta libertà. Ogni membro poteva lasciare la famiglia quando raggiungeva l’età prestabilita, se lo desiderava. In queste condizioni un individualismo esasperato avrebbe potuto distruggere la famiglia , ma gli Egizi furono sempre molto legati ai sentimenti e ai vincoli famigliare. La dedizione e il rispetto della donna , anche dopo la morte, è documentata da un iscrizione
(dalla statua n.42206 del Museo Egizio del Cairo).

Il tema dell’amore coniugale è trattato dallo scriba Any, va precisato che l’amore coniugale , la donna sposata rappresentano nella morale e nella vita degli Egizi una parte più grande che non in qualsiasi civiltà antica.
Iside, sposa e madre era la dea del focolare coniugale. Lo scriva Any all’inizio della XIX dinastia a Tebe, scrive :
“Non spiare la tua sposa i casa, non dirle di continuo: “Dove è il tale oggetto, portamelo” , poiché lei l’ha certamente messo al suo posto. Osserva con occhio attento e taci, onte tu possa conoscere i soi desideri. Essa è felice quando la tua mano è unita alla sua” (in Leospo Tosi 1997)
Questi scritti testimoniano una relazione di generi, nell’Antico Egitto nettamente diverso da quello dell’androcratica Atene e di Roma.

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