Violenza domestica familiare: mogli che picchiano i mariti

La violenza domestica femminile contro gli uomini Una considerevole minoranza di individui arrestati per violenza domestica ogni anno negli Stati Uniti è di sesso femminile (Swan, Gambone, Caldwell, Sullivan, & Snow, 2008). Per esempio, uno studio condotto in Tennessee ha rilevato che il 16% delle persone arrestate per violenza contro il partner era rappresentato da donne (Feder & Henning, 2005). Per quanto riguarda l’aggressione fisica, gli studi riportano in modo consistente che molte donne affermano di agire tale comportamento così come gli uomini; alcuni studi testimoniano una più alta prevalenza di aggressione fisica commessa da donne (Archer, 2000). Per esempio, Straus e Michel-Smith (2014) hanno compiuto uno studio sulle famiglie di 15 nazioni condotto su 11.408 studenti per indagare la loro esposizione o meno a violenza domestica tra i propri genitori. Il 3.5% degli studenti ha riportato che il loro padre ha agito violenza contro la loro madre quando essi avevano 10 anni, e il 10% ha riferito che era stata la madre ad aggredire il padre. Inoltre, la percentuale dei padri violenti con le madri varia da 0.3% (Norvegia) al 9.9% (Slovenia), con una media del 3.8%; la percentuale delle madri violente con il padre varia dall’1.7% (Spagna) al 24.9% (Polonia), con una media dell’8% (Straus & Michel-Smith, 2014). Al contrario, indagando la prevalenza di uomini e donne nel mettere in atto comportamenti di coercizione sessuale contro il partner, molti studi riportano percentuali molto più alte di uomini rispetto a donne nel compiere tali crimini (Archer, 2000; Feder & Henning, 2005). Le donne fanno all’incirca uso di aggressività psicologica tanto quanto gli uomini nel National Family Violence Survey (Straus & Sweet, 1992). Il 74% degli uomini e il 75% delle donne ha riferito di aver commesso almeno un atto di aggressione psicologica contro il partner nell’anno passato. Livelli equivalenti di aggressione psicologica sono emersi anche in studenti del college. Cercone, Beach e Arias (2005) non hanno trovato differenze significative tra ragazzi e ragazze del college nel mettere in atto minori (rispettivamente l’86% contro l’89%) o più gravi (30% contro 27%) forme di aggressione psicologica (Cercone, Beach, & Arias, 2005). Mentre i livelli di aggressione fisica risultano simili in uomini e donne, sebbene ci siano studi che riportano più alti livelli femminili, le donne hanno più probabilità di subire lesioni in situazioni di violenza domestica (Archer, 2000; Feder & Henning, 2005). Dato che gli uomini sono di solito più grossi e più forti delle loro partner, essi hanno più probabilità di ferire le compagne attraverso forme di violenza più lievi, come con uno schiaffo o una spinta (Swan et al., 2008). Nel contesto italiano rimane sconcertantemente inesplorato il fenomeno della violenza femminile. Non esistono indagini nazionali, e pochissime sono le ricerche di un qualche spessore metodologico e di rappresentatività. L’indagine ISTAT del 2014 sulla violenza si è occupata di ‘La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia’. Questo fenomeno è stato esplorato da un’indagine della Gesef (Genitori Separati dai Figli), dal titolo: “Violenze in famiglia: Quando la vittima è l’uomo-padre”, pubblicata nel marzo 2007. La Gesef ha realizzato un’indagine su questo tema che si pone come obiettivo prioritario la conoscenza del fenomeno della violenza familiare subita dagli uomini ad opera delle loro partner, in tutte le sue diverse forme, in termini di prevalenza ed incidenza, di caratteristiche di coloro che ne sono coinvolti e delle conseguenze per la vittima. L’indagine è stata condotta elaborando le dichiarazioni degli uomini separandi/separati che si sono rivolti allo sportello di ascolto della Gesef. L’indagine è stata svolta su 26.800 uomini-padri, nel periodo che va da dicembre 1998 a dicembre 2006. La fascia di età del campione in esame è compresa tra 24-59 anni. Il maggior numero di episodi di violenza di più grave intensità subito singolarmente dall’uomo si rileva nella fascia di età 35-47. Riguardo alla violenza fisica (Tabella 2.1), gli episodi di lieve e media gravità non sono percepiti dai soggetti come reato: pertanto non vengono mai denunciati, e solo raramente rivelati nelle relazioni amicali o con altri familiari. Prevale un sentimento di vergogna ed umiliazione, e il dubbio di non essere creduti. Solo il 5% degli episodi di maggiore gravità, percepiti dal soggetto come pericolo per la propria vita e/o per i figli, viene denunciato alla autorità pubblica, in particolare nella fase di crisi della coppia o dopo la separazione.
Tabella 2.1. Percentuali di uomini vittime di episodi di violenza fisica da parte della partner, nel periodo di convivenza e nel periodo successivo alla separazione della coppia (Gesef, 2007).
Convivenza Post-separazione Lancio di un oggetto 68% 11% Spintoni, strattonamenti 93% 34% Schiaffi, pugni, morsi calci, graffi 56% 23% Tentativo di soffocamento, ustione, avvelenamento, lesione agli organi genitali, investimento con autovettura 20% 2% Minaccia a mano armata con pistola o utensili da taglio 39% 8% Ferite con corpo contundente, coltello, forbici o similari che hanno richiesto l’intervento sanitario 15% 6% Molestie finalizzate a provocare reazioni violente 67% 36%
Riguardo alla violenza psicologica (Tabella 2.2), nell’ambito della convivenza, la maggior parte dei soggetti percepisce tale violenza come lesiva della dignità personale e del ruolo familiare. Dopo la separazione, la violenza subita è identificata come uno strumento teso a sabotare la relazione del padre con i figli (quasi sempre affidati alla madre), essendo il soggetto deprivato di controllo e gestione autonoma della relazione medesima.
Parlando invece di violenza sessuale (Tabella 2.3), si considerano quei processi o episodi che, pur non riferendosi a specifiche violazioni fisiche, producono effetti devastanti sulla personalità e nell’ambito psico-fisico dell’uomo che ne è vittima.
Tabella 2.3. Percentuali di uomini vittime di episodi di violenza sessuale da parte della partner, nel periodo di convivenza e nel periodo successivo alla separazione della coppia (Gesef, 2007).
Convivenza Post-separazione Rifiuto prolungato e sistematico al rapporto sessuale 68% — Imposizione di paternità indesiderata 9% — Addebito fraudolento di paternità 3% — Denunce strumentali di molestia o violenza sessuale sulla partner 16% 8% Denunce strumentali di molestia o abuso sessuale sui figli 7% 26%
Infine, facendo riferimento alla violenza economica (Tabella 2.4), in costanza di convivenza, oltre un terzo dei casi registra una resistenza da parte della partner lavoratrice retribuita alla condivisione equa delle spese inerenti l’abitazione ed il mantenimento dei figli, che incidono perlopiù sul reddito dell’uomo. Dopo la separazione, la percezione di questa tipologia di violenza aumenta fino al 79% dei casi.

di Martina Micheli

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