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5 Fasi dell’Ossessione dal Sesso: guida completa

Stadi del cambiamento per il Disturbo da Ipesessualità

 

Premettendo che il cambiamento sia un processo che si sviluppi lungo un continuum, vi sono diversi stadi:

 

  • precontemplazione;
  • contemplazione;
  • determinazione e programmazione;
  • azione;
  • mantenimento;

 

 

Il modello degli stadi implica la necessità di adattare la comunicazione e gli eventuali interventi, alla motivazione del paziente e al suo grado di disponibilità al cambiamento, essendo consapevoli che gli stadi non sono nettamente separati.

L’applicazione del Colloquio di Motivazione per il Disturbo da Ipesessualità è frutto di un’esperienza accumulata negli anni e sintetizzata in varie pubblicazioni (es. Lambiase, 2001, 2009, 2011a, 2011b;  Cantelmi & Lambiase, 2006; Lambiase & Cantelmi, 2011, 2012; Mugnaini, Cantelmi, Lambiase & Lassi, 2011).

 

Precontemplazione

In questa fase lo scopo principale è quello di incrementare il livello di consapevolezza della situazione, nel caso in cui venga confermata la diagnosi di Disturbo da Ipersessualità.

Qui, i compiti più funzionali sono:

  • valutare le pratiche sessuali attuali (tipo di comportamenti e la loro frequenza) e la loro evoluzione, dando estrema importanza a come il soggetto è arrivato a viverle (pensieri, emozioni e comportamenti associati).
  • valutare le convinzioni personali riguardo la sessualità in rapporto all’affettività. Qui il terapeuta deve adottare un atteggiamento esplorativo volto a comprendere se il problema risiede nella regolazione emotiva o al contrario, in convinzioni del paziente riguardo la sessualità;
  • valutare le conseguenze negative e la loro evoluzione. Si deve cercare di capire se questi comportamenti abbiano danneggiato o potrebbero danneggiare i vari aspetti della vita del paziente e delle persone con le quali si relaziona. E’ fondamentale avere un doppio livello di attenzione sia per le conseguenze negative, che contemporaneamente per il livello di consapevolezza del paziente;
  • valutare, in generale, la vita del paziente e la sua evoluzione, per capire in che modo la sessualità sia legata, o meno, al resto della vita vissuta;
  • fornire informazioni, cercando di indurre un atteggiamento di apertura al dialogo e alla riflessione (esempio: consigliare la lettura di libri, ricerche su Internet o invitare al confronto con altre persone);
  • elenco dei segreti, mettendo in evidenza quanti e quali comportamenti segreti la persona mette in atto, verso chi, da quanto tempo, quali conseguenze negative ha portato questa condotta, che tipo di conseguenze potrebbe portare e qualunque altra informazione ci sembri utile allo scopo.

 

Inoltre riguardo le tecniche con cui si possono raggiungere gli obiettivi di ogni stadio, ogni professionista può utilizzare gli strumenti terapeutici ritenuti più idonei all’interno del proprio modello di riferimento.

 

Contemplazione

In questa fase il paziente ha iniziato a considerare la possibilità di avere un problema e dunque il nostro obiettivo consiste nell’amplificare tale consapevolezza, favorendo la motivazione a impegnarsi in un cambiamento. La maggior parte delle strategie sono le stesse della fase precedente, ma con una focalizzazione più intenzionale, diretta e condivisa in ordine alla problematicità dei comportamenti sessuali.

  • La storia della sessualità può essere approfondita puntando maggiormente l’attenzione sulla perdita di controllo;
  • può essere approfondita la consapevolezza delle conseguenze negative;
  • si può ampliare la consapevolezza del rapporto tra comportamento sessuale e stati emotivi negativi;
  • si può ampliare la consapevolezza dell’assenza di altre modalità di regolazione emotiva, o di uno stile di vita senza altri obiettivi o, comunque senza altri svaghi.

 

Successivamente se ne possono aggiungere altre più focalizzate sugli aspetti disfunzionali dell’atteggiamento verso la sessualità, come:

  • esaminare pro e contro del comportamento problematico;
  • evocare possibili svantaggi e vantaggi del cambiamento;
  • sottolineare le aree che presentano le maggiori contraddizioni;
  • orientare il cambiamento della motivazione da esterna a interna. La motivazione per cui molti di questi pazienti giungono in terapia è solitamente estrinseca, ossia sono pazienti che vengono per esempio obbligati da qualcuno oppure entrano in terapia a causa delle conseguenze negative sperimentate. Un processo di cambiamento efficace però, richiede una motivazione più personale, interna ed un livello più profondo di crescita: il paziente dovrà quindi affiancare a motivazioni di tipo esterno, motivazioni di natura più personale, collegate a obiettivi inerenti la propria crescita personale.

 

Determinazione/Programmazione

Giunto a questo punto del trattamento, il paziente ha finalmente deciso di intraprendere un processo di cambiamento. L’obiettivo è dunque quello di determinare insieme a lui, un piano d’azione praticabile, sostenendolo nelle scelte da intraprendere. E’ importante:

  • valutare cosa è possibile contenere e come, cercando di comprendere quali siano i comportamenti da evitare, quelli considerati rischiosi e quelli invece leciti. E’ importante che i comportamenti da monitorare ed evitare, e le strategie per farlo, siano specifici ed osservabili. Inoltre è importante considerare le cose che il paziente può fare da solo, ma anche tutti gli aiuti esterni di cui può disporre;
  • definire come gestire il craving. Qui, vanno elaborate strategie che tengono conto di tre focus, quali il bloccare i comportamenti, distrarre l’attenzione e lenire il dolore emotivo e per ultimo, produrre piacevolezza. Per contrastare l’azione del craving è essenziale distrarre la mente e produrre emozioni positive;
  • accettare la responsabilità del cambiamento. Risulta essenziale utilizzare un approccio collaborativo che evidenzi il valore dell’impegno sinergico di terapeuta e paziente, non solo per alimentare e sostenere gli sforzi del paziente, ma anche per ridurre un tipo di responsabilizzazione fondata sulla paura di errori e ricadute;
  • sviluppare un piano pro-attivo per gestire le situazioni di crisi, sia quelle causate dal comportamento sessuale, sia quelle che il paziente ha tentato di gestire con il comportamento sessuale;
  • valutare cambiamenti positivi dello stile di vita. In questa fase è importante iniziare a programmare il tempo, precedentemente dedicato alle varie abitudini sessuali, svolgendo attività ritenute interessanti dal soggetto e utili in funzione degli obiettivi programmati (es. migliorare la dieta e il benessere fisico);
  • valutare la necessità di vari interventi terapeutici.

 

Azione

In questo stadio si inizia a praticare tutto quanto è stato programmato. Gli obiettivi principali consistono nel riprendere il controllo dei comportamenti sessuali, strutturare uno stile di vita più equilibrato e significativo e comprendere ed esprimere gli affetti in modo funzionale.

Nel fare ciò, risultano importanti le seguenti indicazioni:

 

  • mettere in atto dei cambiamenti misurabili in comportamenti. E’ importante essere specifici riguardo i passi da compiere ed è necessario che il paziente sappia, di volta in volta, quali siano i compiti da svolgere: deve sapere cosa fare, come farlo e qual’è l’obiettivo finale;
  • individuare e affrontare le problematiche sottostanti, per comprendere meglio le dinamiche di personalità del paziente sulle quali agire per rendere possibile il cambiamento;
  • comprendere il “sistema sessuale”. Patrick Carnes (2001) chiama i pattern di eccitazione sessuale, arousal template, identificandoli nell’insieme di pensieri, immagini, comportamenti, suoni, odori, fantasie e oggetti che ci eccitano sessualmente. L’arousal template non è fisso e immutabile, infatti alcune attività non inserite in origine, possono entrarne a farne parte in specifiche circostanze. L’eccessiva frequenza o intensità dei rapporti sessuali hanno quindi il potere di modificare l’arousal template, inserendo nuovi immagini, tipi di interazione, aspettative, modalità di vedere il corpo o prospettive dalle quali guardarlo. In questa fase viene rivista anche la storia sessuale del soggetto, cercando di collegare eventi del passato con eventi del presente;
  • trovare sostegno e aiuto continui;
  • sviluppare relazioni autentiche, cercando di trovare e coltivare il legame con persone che permettano di sviluppare un sentimento di appartenenza e condivisione.

 

 

Mantenimento

In questo stadio si cerca di portare avanti e approfondire gli obiettivi già avviati nella fase di azione.

In aggiunta a tutti i compiti precedenti:

  • aiutiamo il paziente a sostenere la routine;
  • sviluppiamo un piano di prevenzione delle ricadute. Tali situazioni vanno elencate e definite nei dettagli per ipotizzare quali siano le strategie di uscita a livello emozionale, comportamentale e cognitivo;
  • rivalutiamo il setting terapeutico a seconda delle necessità.

 

Ricaduta 

La ricaduta viene considerata un elemento quasi inevitabile, almeno all’inizio del percorso.

E’ necessario dunque, oltre a cercare di prevenirla nella fase di mantenimento, anche e soprattutto porsi l’obiettivo di riavviare il processo terapeutico quando essa avviene. Si deve quindi:

 

  • analizzare il processo della ricaduta. Importante è capire quali siano state le opzioni trascurate o non considerate in precedenza, quali quelle che non sono state messe adeguatamente in atto e perché e, qualora ci fossero, modalità di ragionamento che abbiano favorito la ricaduta;
  • contenere la demoralizzazione e normalizzare l’evento;
  • riavviare il processo di motivazione e di cambiamento. Si riparte dalla valutazione della situazione: se la ricaduta ha fatto nascere una demoralizzazione tale da far retrocedere il paziente alla fase di contemplazione, sarà necessario riportare il soggetto alla programmazione e all’azione; in caso contrario si potrà passare direttamente alla programmazione e poi all’azione;
  • fornire sostegno.

 

A questo punto, prima di concludere la terapia, possiamo valutare la necessità di soffermarci su alcuni di questi obiettivi:

  • risolvere eventuali eventi vissuti emotivi traumatici derivanti dall’infanzia;
  • sviluppare uno stile sessuale sano;
  • definire le linee guida da seguire con costanza;
  • i segnali di una potenziale ricaduta;
  • eventuali incontri di follow-up.

Articolo di Sharon Invigorito

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