8 modi peggiori per essere aggressivi

Una prima classificazione dell’aggressività, effettuata da Berkowitz, distingue un’aggressività ostile (o emozionale) da un’aggressività strumentale.

In particolare, l’aggressività ostile scaturisce dall’odio e ha lo scopo di ferire o danneggiare, riferendosi quindi alla deliberata volontà di fare del male e recare danni, senza che venga eseguita una valutazione del rapporto costi-benefici del comportamento violento. Tali sentimenti vengono solitamente espressi in seguito a una minaccia all’autostima o allo status, o comunque ogni qualvolta si avverte una mancanza di rispetto nei propri confronti.

L’aggressività strumentale, invece, ha come scopo l’arrecare dolore, come mezzo per raggiungere un altro fine. Dunque, in questo tipo di aggressività, il comportamento violento viene utilizzato per conseguire un utile personale e viene meno nel momento in cui la ricompensa viene sottratta.

Ad essere classificati non sono, però, solo i diversi tipi di aggressività, ma anche i molteplici modi di espressione della stessa.

Secondo una prima classificazione dei diversi modi di espressione, si possono distinguere “un’aggressività diretta e una indiretta; un’aggressività attiva e una passiva; un’aggressività conscia e una inconscia; un’aggressività palese e una nascosta”[1]. Di seguito, verranno analizzate tali tipologie, sulla base della suddetta classificazione.

  • Aggressione diretta: rivolta contro lo specifico oggetto dell’aggressività, senza deviazioni o intermediari;
  • Aggressione indiretta: intenzionata a danneggiare l’immagine sociale di una persona, cose o animali appartenenti all’oggetto dell’aggressività, o a recare danno a persone in stretto rapporto con l’oggetto dell’aggressività. L’aggressione indiretta può anche manifestarsi sotto forma di danno psicologico, sia esso inconscio o provocato apertamente;
  • Aggressione attiva: danneggia l’aggredito e si esplica nel “fare”;
  • Aggressione passiva: si esplica nel “non fare”, cioè attraverso l’omissione, il rifiuto, la non collaborazione;
  • Aggressione conscia: caratterizzata da una vera e propria consapevolezza dell’aggressore della propria aggressività e delle finalità aggressive delle proprie azioni;
  • Aggressione inconscia: ha origine nell’ostilità rimossa o repressa nei confronti di una determinata persona e agisce attraverso dimenticanze, lapsus, sbadataggini, smarrimenti di oggetti;
  • Aggressione palese: l’aggressore può essere chiaramente identificato dalla persona aggredita;
  • Aggressione nascosta: l’aggressore non può essere identificato.[2]

Un secondo metodo di classificazione distingue modalità strumentali di aggressione da modalità impulsive. Mentre le prime sono volte a ottenere un vantaggio o a evitare un danno, le seconde sono dettate dall’eccitazione del momento e non sono condizionate dai vantaggi che ne possono derivare. Un’aggressione può anche essere considerata preordinata o premeditata, nel momento in cui è la conseguenza di un piano specificamente ideato per ottenere un risultato; oppure reattiva quando si produce come reazione alle circostanze del momento.

Un’ulteriore classificazione differenzia aggressioni funzionali, adeguate alle finalità proposte, da altre disfunzionali o inappropriate, che si esprimono in modi inadeguati agli scopi dichiarati.

Grazie al pensiero di Buss (1961), si possono distinguere anche un’aggressività fisica, un’aggressività verbale e un’aggressività indiretta.

È importante sottolineare, però, che una tipologia di aggressività non esclude le altre, per cui un’aggressività può essere allo stesso tempo di diversi tipi.

 


[1]Masala Carmelo, Preti Antonio, Petretto Donatella Rita, L’aggressività, Psicologia e metodi di valutazione, Roma, Carocci Editori, 2002, p. 35.

[2]Ibid., Ibidem, p. 35.

di Giorgia Bonelli

Scrivi a Igor Vitale