Chi sei (veramente)

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Il nostro cervello inizia ad apprendere gli stimoli provenienti dall’esterno sin dai primi mesi di vita, gli esplora, e ne determina un bagaglio di esperienze. L’individuo nel frattempo cresce, e si accorge che ogni azione che compie è determinata da un ricordo. Le nostre cellule nervose, per loro fisiologia non sono rigenerabili, costantemente, si passano informazioni e attraverso neurotrasmettitori, rendono possibile la trasmissione degli impulsi nervosi, mediante sinapsi.

E’ vero, siamo drogati! Tutti noi abbiamo bisogno di quelle molecole, di quella dose che ci regoli,  facendoci agire e affrontare la vita in modo sereno; senza volerlo dunque, compiamo azioni che ci inducono a quel benessere che a nostra insaputa, stabilizza il nostro equilibrio, in particolar modo quando i livelli di questi mediatori neurochimici sono bassi.

I neurotrasmettitori quindi,  non hanno solo la funzione di condurre gli stimoli dal centro alla periferia e viceversa, ma regolano e modulano le attività del nostro sistema nervoso centrale, dalla concentrazione, alla memorizzazione, dall’affettività  a ogni nostro singolo stato d’animo.

Allora chi siamo realmente?

Noi siamo il frutto di ciò che i nostri geni hanno ereditato dai nostri familiari, della cultura d’appartenenza, dell’ambiente che ci circonda, delle esperienze ed emozioni positive  e delusioni che si sono depositate nella nostra  memoria, costituendo il nostro “Sé”.

Potranno dirci che andiamo bene, o che siamo folli, che siamo disturbati o ordinari, ma noi sappiamo che siamo unici e irripetibili.

Non esiste una linea che discrimini la nostra personalità, non esiste la diversità. Ognuno è speciale nella sua fisiologia. Chi è in pace con se stesso, non deve essere modificato, ne curato, altrimenti modificherebbe ciò che lo identifica.

Passiamo gran parte della vita a domandarci se ciò che facciamo sia normale, come se avessimo paura di smettere di essere come gli altri.

Ma cosa è normale? Perché siamo tristi ?

E’ solo per via dei nostri neurotrasmettitori che stanno dando i numeri? O è solo un’angoscia momentanea? La maggior parte della gente soffre  di un  qualche disturbo psichico, ma questo è per forza sbagliato?

In alcuni casi,  determinati  stati mentali  sono  percepiti come distorti, ma magari, non ci rendiamo conto che questi ci proteggono, creando come una corazza contro verità  dolorose a cui nessuno vorrebbe mai pensare.

Allora il nostro cervello come risponde a questi stimoli? Se fossimo in grado di curare questa gente “malata” riportandola alla “normalità” cosa succederebbe?

Sicuramente li aiuteremmo, ma forse non toglieremmo loro quel qualcosa che le rende uniche, non li priveremmo di una parte essenziale di quello che sono?

Io sono libero e funziono solo nel momento in cui decido che qualsiasi meccanismo mio interno, mi da un senso di pace e appagamento, seppur contestato dal resto dei perbenisti e benpensanti, perché a me non importa ciò che la gente pensa, perché io sono ORIGINALE.

C’è un copione da seguire entro il quale vengono stabilite regole e norme di convivenza e colui che non le rispetta viene etichettato, in un modo o nell’altro, come diverso da se. Si parla di persona riprovevole, di pazzi, di criminali. Ma il cuore?  Sarebbe interessante poterci fermare a riflettere sulla storia di una persona, su chi è davvero, su ciò che è il suo vissuto e il suo presente. A ogni azione, ne deriva una uguale e contraria, allora forse sarebbe il caso di perdere un po’ più di tempo, a osservare attentamente la sua struttura, perché forse è proprio vero ciò che diceva il buon Holmes “non vi è nulla di più fuorviante dell’ovvio”.

Disturbo mentale non è devianza, non tutti coloro che soffrono di turbe psichiche sono assassini o pervertiti o malviventi; ciò non è detto, non per forza.  C’è un sacco di brava gente che costantemente si mette in discussione e lotta. Siamo umani, condividiamo emozioni, siamo empatici, entriamo nel cuore e ci specchiamo, ci riconosciamo come simili, anche se spesso paura, pregiudizio e condizionamenti esterni, ci fanno prendere le distanze gli uni dagli altri. Siamo nati fratelli, ma non ce ne ricordiamo. Dietro ogni giudizio, etichetta, stigma, c’è un volto che soffre, un cuore che potrebbe ammalarsi o che sta risalendo in cima con tanti sacrifici, noi possiamo essere ancora di salvezza o zavorra che porta a picco. Noi esseri umani, abbiamo il potere di guarire o di portare in rovina. A noi la scelta.

La sofferenza psicologica è in un certo senso, inadeguatezza, è voglia di esprimere la propria specialità, in un posto, forse, troppo spesso, così stretto che  rinchiude in una gabbia. Chi soffre condizionato da pensieri intrusivi, o voci inesistenti, ma opprimenti, o semplicemente chi è insicuro e cerca conferme, è perché vuole volare,  ma non può, forse, chissà,  perché  in qualche modo, la società impone di rispettare delle regolo basate su stereotipi non  sempre verificabili, altre volte perché la chimica del proprio cervello, da segni di cedimento.  Sei pazzo, matto, sbarellato,  hai bisogno di “uno bravo”, quante volte, fosse anche per sentito dire, abbiamo ascoltato queste sentenze….già, perché si tratta di sentenze vere e proprie, modi di dire, che sono entrati nel linguaggio comune, e che lentamente, come un tarlo portano via pezzi di “noi”.

Qualsiasi sintomo proveniente da un meccanismo mentale a noi risultante distorto, viene per cambiare le regole del gioco, per avvisarci che così non va più bene e non potendo più prenderci con le buone, ci strattona e ci rivela una realtà nuova.

La realtà…già! Ma cosa è la realtà? C’è chi dice che è una produzione cinematografica della nostra immaginazione, che ciò che noi viviamo è un prolungamento delle nostre fantasie; ciò perché gli impulsi neurochimici  di quando dormiamo o fantastichiamo, sono indistinguibili da quelli che produciamo mentre conduciamo i nostri eventi “reali”.

E allora come distinguiamo ciò che è reale da ciò che non lo è?

VITO FRANCO

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