Analisi Criminale del Caso di Marina Arduini: persona scomparsa o femminicidio?

Le circostanze finora descritte meritano una serie di importanti riflessioni che riguardano sia le dichiarazioni ma anche l’estrema ambiguità del ruolo svolto da uno dei protagonisti di questa vicenda: Angelo, l’amante di Marina.

Marina e Angelo si conoscono da 10 anni e Marina, oltre ad avere una relazione sentimentale con lui, si occupa di far “quadrare” i conti delle sue società.

Tuttavia, qualche mese prima della sua scomparsa, l’amore tra i due sembra finire per lasciar spazio alle tensioni, legate ad un episodio preciso di cui Marina viene a conoscenza e che rappresenta molto probabilmente il movente dell’omicidio.

A fare insospettire gli inquirenti, sono state le dichiarazioni di Angelo dopo la scomparsa della donna: all’epoca dei fatti l’uomo aveva negato di avere un rapporto sentimentale con Marina perché sposato e con figli, in un primo momento aveva addirittura dichiarato di non conoscere la donna.

Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio, quindi 5 giorni prima della scomparsa di Marina, qualcuno si introduce nel suo studio e lo mette a soqquadro; il giorno seguente su un conto corrente intestato alla società della Arduini, la Multiservice, viene addebitata la prima rata di un finanziamento di 13.800 euro per l’acquisto di sanitari e mattonelle.

Questi due episodi sono probabilmente collegati poiché il ladro, verosimilmente, cercava documenti riconducibili alla truffa.

La donna, infatti, si era trovata sul conto corrente bancario un acconto di 288 euro come prima rata per l’acquisto di mattonelle in un negozio di sanitari.

Marina non aveva però sottoscritto alcun finanziamento, qualcun’altra si era spacciata per lei ed aveva apposto una firma al posto suo.

Appena scopre la truffa, Marina blocca immediatamente il pagamento delle rate, perché di quel finanziamento non ne sa nulla, infatti il giorno della scomparsa aveva deciso di denunciare coloro che avevano provato a derubarla.

Ma cosa c’entra Angelo con questi avvenimenti?

Il titolare dell’azienda, il signor Gianni, che dalle carte del finanziamento sembra abbia venduto il materiale a Marina, è un caro amico di Angelo ed insieme alla segretaria Maria Grazia, sembrerebbe essere responsabile del raggiro attuato ai danni di Marina.

La segretaria viene sentita diverse volte dai magistrati ma è reticente e racconta falsità, dichiarando più volte di non conoscere Marina.

Il telefono di Maria Grazia però, nonostante il Gip dieci anni prima avesse negato le intercettazioni, viene messo sotto controllo: Maria Grazia viene intercettata a parlare sia con Angelo e con Gianni, concordando con loro cosa deve e non deve dire.

Maria Grazia è preoccupata ma Gianni la rassicura dicendole che: “Fino a quando quella non si trova non possono fare il processo”.

Solo quando viene sentita dal magistrato che le presenta le sue intercettazioni e l’avverte sul rischio di avere una pena di quattro anni se mente, Maria Grazia fornisce una nuova versione: è stato Angelo a fornire i documenti di Marina, che lei sostiene di non aver mai incontrato e conosciuto.
Il suo ruolo sembra essere stato solo quello di istruire la pratica e firmarla (Figura 5).

Figura 5. Documento comprovante firma falsificata – “Puntata di Chi l’ha Visto” del 22/10/2014.

Gianni conferma sostanzialmente ciò che è stato dichiarato dalla sua segretaria, mentre questa volta è Angelo a fornire un’altra versione dell’accaduto. Secondo quanto riportato dall’uomo, infatti, sarebbe stata Marina ad accedere al finanziamento perché aveva bisogno di denaro, lui avrebbe fatto solo da tramite con l’amico Gianni.

Angelo quindi si tira fuori dalla truffa ed in qualche modo dichiara che Gianni e Maria Grazia, contrariamente a quanto dichiarato, conoscevano Marina.

La stessa versione viene data da un testimone, Luigi, amico di Gianni che trovatosi all’interno del negozio di sanitari, riconosce Marina perché indicata da Gianni come colei che cambiava gli assegni nell’ambito dei suoi traffici. Solo in seguito Luigi verrà a sapere che la donna era legata ad Angelo e che lo stesso stava avendo problemi per via della sua scomparsa.

Un’altra testimonianza del fatto che i tre personaggi della storia si conoscano, viene dai titolari di un agriturismo di Alatri che riferiscono di aver visto Angelo, Marina, Gianni e Maria Grazia cenare insieme diverse volte.

E allora perché continuare a mentire circa la conoscenza di Marina?

Cosa vogliono nascondere?

In realtà dietro questo finanziamento si cela un giro di centinaia di migliaia di euro, mutui, altri finanziamenti, società intestate a persone fittizie create al solo scopo di ottenere soldi dalle banche e poi fatte fallire, il tutto gestito da Gianni ed Angelo.

Dalle indagini emerge, infatti, che Marina si occupava anche della contabilità di una delle cooperative finite al centro di un’importante inchiesta riguardante l’utilizzo dei fondi destinati a profughi e minorenni con disagi, ospiti in case famiglia.

Nel 2016 spunta un’altra testimone che apre nuovi scenari nell’inchiesta ed inizia a far luce su questa intricata vicenda; la donna dichiara di essere stata vittima di una truffa da parte delle stesse persone che avevano istruito il falso finanziamento a Marina Arduini.

A differenza della commercialista ha richiesto però un prestito, richiesta che sembra essere stata respinta; malgrado questo però, qualcuno alla fine preleva del denaro a suo nome.

A seguito di questo evento, la donna si reca quindi nel negozio di Gianni per chiedere spiegazioni ma portata in un luogo isolato, riceve pesanti minacce al punto da decidere di trasferirsi in una città del Nord.

Dietro queste truffe c’è in realtà un’organizzazione importante, fra cui membri c’erano anche persone di Cava de Tirreni, vicino Salerno, il luogo dove il cellulare dell’Arduini si spense per l’ultima volta: una coincidenza?

A mio parere non proprio.

È in questa parte della storia che si inserisce un altro personaggio: Giuseppe, pluripregiudicato per rapina e detenzione di armi, oggi in carcere.

Il 02 Gennaio del 2007, 48 giorni prima della scomparsa di Marina, un autovelox la riprende alla guida della sua auto, la punto bianca nei pressi di Gaeta (Figura 6).

Figura 6. Immagine telecamera casello. Puntata di “Chi l’ha Visto” del 28/02/2018

Sorgono quindi altri interrogativi: cosa ci fa in quella zona?
Perché sta correndo al punto da prendere una multa (Figura 7)?

Figura 7: Verbale di accertamento violazione eccesso di velocità – Puntata di “Chi l’ha Visto” del 28/02/2018

Nello stesso giorno Angelo, l’amante di Marina, chiama il suo amico Giuseppe e lo risente il giorno dopo, il 03 Gennaio.

La cella del telefono di Giuseppe aggancia il ripetitore di Salerno, lì dove pochi giorni dopo si perderanno per sempre le tracce di Marina (Figura 8).


Figura 8: Immagine percorso del cellulare di Marina. Puntata di “Chi l’ha Visto” del 08/06/2016

Giuseppe, sentito in carcere, nega di conoscere Marina ma anche qui spunta un altro testimone che, al contrario, dice di aver visto Angelo e Giuseppe trasportare dei mobili negli uffici della donna.

Ma c’è dell’altro: a pochi chilometri da dove viene ritrovata l’auto di Marina c’è la casa di Giuseppe e Loredana, sua moglie. Ancora più vicino c’è la sede di una società la MAGEA, di cui la moglie di Giuseppe risulta essere amministratore unico (Figura 9 e 10).


Figura 10. Documento comprovante A.U. MAGEA. Puntata di “Chi l’ha Visto” del 28/02/2018.

Loredana, sentita dai carabinieri, nega però di conoscere la sede della società MAGEA ed afferma di non aver firmato alcun documento per diventare Amministratore Unico.


Figura 9. Immagine posizione della MAGEA dalla puntata di “Chi l’ha Visto” del 28/02/2018

Racconta poi agli inquirenti che è stato Angelo ad averle intestato la società che al momento non esiste più.

Inoltre, come emerso dalle indagini, l’ultima telefonata che Marina riceve prima che il telefono si spenga definitivamente proviene dalla “2F Costruzioni”, che ricordiamo si trovava a pochi passi da dove è stata ritrovata l’auto di Marina, a due anni dalla sua scomparsa e solo grazie ad una telefonata anonima.

Anche la “2F Costruzioni” ha a che fare con Gianni: a rivelarlo ai carabinieri è una donna alla quale l’amico di Angelo, ha sottratto 400.000 euro e che aveva convinto a divenire socia della società, con la promessa di restituirle i soldi.

Aprire e chiudere società fantasma allo scopo di ottenere finanziamenti dalle banche, è il modus operandi di Angelo e Gianni.

Sembrerebbe quindi che questi due uomini, con la complicità di Giuseppe, siano responsabili delle truffe in cui è incappata Marina.

Dalle testimonianze delle colleghe, emerge che Marina nell’ultimo periodo si tratteneva molte più ore del necessario in ufficio.

Dai documenti ritrovati sembrerebbe, infatti, esserci la prova che Marina si occupasse della contabilità di alcuni clienti che non venivano ricondotti alla gestione ordinaria.

Si parla anche di un hard-disk esterno custodito gelosamente da Marina al punto da portarlo sempre con sé e chiuderlo in un armadietto quando arrivava a studio; un harddisk molto importante dato che, nell’immediatezza della scomparsa di Marina, il nipote di un socio della Multiservice, in compagnia di un altro uomo, si era recato a casa dei genitori di Marina per chiedere se avessero trovato tra le cose della figlia un hard disk o qualche cd e se la donna era solita portarsi a casa documenti dal lavoro.

Eppure, nonostante tutte queste coincidenze, Angelo, Gianni e Giuseppe nelle prime fasi delle indagini negano, anche di fronte, all’evidenza di conoscere Marina.

Da chiarire restano soprattutto gli affari della “Multiservice”, che sappiamo essere al centro di un’inchiesta aperta dalla Procura di Cassino sulla gestione dei fondi destinati ai profughi.

Troppe omissioni, troppe contraddizioni che hanno reso complicato il lavoro degli inquirenti nel corso di tutti questi anni.

L’ipotesi più azzardata è che Marina quella mattina, sentitasi al telefono con Angelo, sia stata convinta ad andare ad un appuntamento con Gianni a Roma, appuntamento che le è stato fatale: secondo il mio parere ed alla luce di quanto riportato, la donna è stata sequestrata ed uccisa la mattina del 19 febbraio del 2007.

Il terzo uomo coinvolto, Giuseppe, avrebbe prelevato il suo telefono cellulare e avrebbe compiuto il tragitto fino a Salerno per depistare le indagini.

A detta dei familiari, infatti. Marina “odiava i treni” e non si sarebbe mai allontanata spontaneamente.

Articolo di Anna Paola Onorati

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