Come Curare l’Ansia Matematica: trattamento, cura, terapia

 

Come osservato nei paragrafi precedenti, l’Ansia per la Matematica non ha un impatto unicamente sulla performance matematica ma ha effetti generali anche su altre variabili, per questo essa si configura come un tipo specifico di ansia, con un suo relativo trattamento. Diversi studi, negli ultimi decenni hanno voluto valutare l’effetto di diversi tipi di psicoterapia sull’Ansia per la Matematica.

Uno studio di Zettle (2003) ha confrontato l’efficacia di due tipi di psicoterapia nel trattamento dell’ansia matematica: la Acceptance and Commitment Therapy e la Desensibilizzazione Sistematica. La Acceptance and Commitment Therapy (ACT) è una terapia cognitivo comportamentale di terza generazione, è una terapia empirica basata sull’intervento psicologico che basa le sue fondamento sulla mindfulness e l’accettazione come strumenti da usare con impegno per produrre modificazioni comportamentali ed un aumento della flessibilità psicologica. Questo tipo di psicoterapia è stata sviluppata alla fine degli anni 80 da Steven Hayes, Kelly Wilson e Kirk Strosahl.

L’obiettivo di questo tipo di terapia non è la felicità, ma piuttosto la spinta verso comportamenti apprezzati dal soggetto. L’Acceptance and Commitment Therapy si focalizza sula conoscenza della sensazioni spiacevoli e sull’apprendimento a non agire nei loro confronti. Questo tipo di terapia si basa sul non-evitamento delle situazioni in cui queste sensazioni sono evocate. Il suo effetto terapeutico porta ad una spirale positiva dove le sensazioni portano ad una migliore comprensione della verità.

La Desensibilizzazione Sistematica, invece, è una tecnica utilizzata per ridurre fobie e ansie sviluppata negli anni 50 da Wolpe (1958; 1969). La tecnica è stata sperimentata in primo luogo sugli animali (Wolpe, 1952). Wolpe dimostrò che la paura può essere condizionata negli animali e ridotta quando l’animale era sottoposto allo stimolo che genera paura. Una ricerca condotta sui gatti, ad esempio, aveva dimostrato che, dopo un condizionamento negativo verso un certo ambiente (induzione dello stimolo fobico), era possibile ricondizionare i gatti a vivere in quell’ambiente, semplicemente avvicinandoli progressivamente allo stimolo. Nell’esperimento, i gatti potevano essere riavvicinati all’ambiente pauroso facendoli cibare in ambienti gradualmente più simili a quello che determinava la reazione fobica.

La Desensibilizzazione Sistematica può essere inclusa all’interno delle tecniche di esposizione, definibili come “procedure tese alla riduzione (estinzione o assuefazione) dell’ansia associata a stimoli esterni o interni mediante la richiesta ai pazienti di affrontare tali materiali ansiogeni direttamente (in vivo) o nell’immaginazione, in presenza o assenza dell’ausilio di tecniche di rilassamento, con o senza gradualità rispetto all’ansiogenicità dello stimolo da affrontare” (Dettore, 2003).

La Tecnica della Desensibilizzazione Sistematica si basa sulla presentazione al paziente dello stimolo fobico per un tempo massimo di un minuto. Lo stimolo è presentato in vivo oppure nell’immaginazione, gli stimoli inoltre sono graduato dal meno al più ansiogeno. Contemporaneamente il soggetto è indotto nel rilassamento, al fine di ottenere ciò che Wolpe definiva inibizione reciproca tra stato di rilassamento e di ansia, al fine di ridurre l’ansia. Solitamente, come rilevato dalle ricerca di Cooper et al. (1965) e di Beech e Vaughn (1978), le procedura di desensibilizzazione in immaginazione hanno risultati peggiori (circa il 30-40%) rispetto a quelle in vivo (circa il 64%).

Lo studio di Zettle (2003) ha confrontato queste due procedure in un campione di 24 soggetti del college con ansia matematica. Il trattamento era di uguale durata nelle due condizioni sperimentali (ACT vs DS): sei settimane di trattamento in entrambi i casi.

Sono stati utilizzati diversi strumenti di monitoraggio delle diverse variabili. Per misurare l’ansia matematica, analogamente a questo lavoro, è stata utilizzata la Mathematics Anxiety Rating Scale (MARS), una scala ideata da Suinn, 1972 di 98 item riguardanti attività di vita quotidiana ed accademica che riguardano li mondo della matematica. Ogni item è su una scala a 5 punti, per questo la scala si estende in un range da 98 a 490 item.

E’ opportuno però considerare varie misure, dato che l’ansia matematica, correla con l’ansia di tratto. Per misurare l’ansia è stato utilizzato il Test Anxiety Inventory di Spielberger (1977) uno strumento che consiste in 20 frasi autodescrittive su scala da 1 a 4, che produce un punteggio che si estende in un range da 20 a 80 punti.

Per misurare le abilità matematiche dei partecipanti è stata utilizzata la sottoscala del Wide Range Achievement (WRAT3, Wilkinson, 1993) che ha due forme parallele (Blue e Tan). Queste due forme sono state somministrate prima del trattamento e dopo il trattamento. In entrambe le forme parallele, i partecipanti hanno 15 minuti per risolvere una serie di 40 problemi matematica, disposti nel test in ordine di difficoltà

I partecipanti erano sottoposti a misurazioni self-report di livello dell’ansia in tempi diversi durante il percorso terapeutico, il miglioramento era stabile anche nei successivi 2 mesi di follow-up. Le analisi statistiche hanno mostrato in entrambi i casi una riduzione significativa dei sintomi, ma non sono state riscontrate significative differenze – confrontando le due terapie – in termini di efficacia. Sono stati riscontrati miglioramenti clinici e statistici nelle misure di ansia di tratto solamente nell’utilizzo della desensibilizzazione sistematica, ma non sono stati riscontrati miglioramenti in termini di abilità matematica in nessuno dei due trattamenti. I livelli pre-trattamento di evitamento esperienziale erano più fortemente correlati al cambiamento terapeutico nei partecipanti che ricevevano l’ACT. Questi risultati suggeriscono che entrambi gli strumenti possono essere utili, ma hanno modalità di funzionamento differenti, l’ACT sembra non impattare sull’ansia di tratto, ma è probabilmente più indicata nei soggetti con un maggior livello di evitamento esperienziale. I dati suggeriscono inoltre che i due strumenti debbano comunque essere integrati ad altri metodi per favorire nel paziente migliori skills matematiche.

 

Uno studio di Devine et al. (2012) ha indagato le differenze di genere nell’ansia matematica. Come abbiamo affermato precedentemente, come accade per diverse misure d’ansia, i livelli di ansia matematica sono maggiori nelle femmine piuttosto che negli uomini, eppure, altre ricerche sembrano mostrare che l’effetto dell’ansia matematica sulla performance matematica sia minore per le ragazze piuttosto che per i ragazzi, abbiamo inoltre visto che tale sproporzione possa essere spiegata anche da fattori legati allo stereotipo culturale. Lo studio di Devine e collaboratori cerca di fare maggiore chiarezza su questo tipo di relazione. L’obiettivo di questo studio è infatti quello di verificare l’effetto dell’ansia matematica sulla performance matematica controllando un’altra variabile: l’ansia da test, un costrutto collegato all’ansia matematica, che però, solitamente non è controllato all’interno degli studi. L’ansia da test è una variabile molto importante in psicometria, in quanto è noto (Boncori, 2006) che essa possa impattare sulla performance effettiva. Solitamente, quando c’è una posta in gioco (ad es., in una selezione del personale, in un test di ingresso accademico, in un esame scolastico o universitario), le persone con un alto livello di ansia da test hanno performance peggiore, mentre le persone con basso livello di ansia da test hanno una performance migliore di quella che avrebbero in una condizione non competitiva.

Il campione complessivo era costituito da 433 studenti di scuola media che hanno completato diversi test matematici e questionari di ansia matematica ed ansia da test. Non sono emerse differenze di genere nella performance matematica, ma sono emerse differenze di genere in ansia matematica ed ansia da test, in entrambi i casi l’ansia era maggiore nelle femmine.

Sia nel campione maschile, sia nel campione femminile è stata riscontrata una correlazione positiva tra ansia matematica ed ansia da test, ed una correlazione negativa tra ansia matematica e performance matematico, inoltre l’ansia da test aveva una correlazione negativa con la performance matematica, ma tale relazione era più forte per le ragazze, meno per i ragazzi. Nell’analisi di regressione semplice è inoltre emerso che l’ansia verso la matematica era un predittore significativo della performance per le ragazze ma non per i ragazzi.

di Elisa Spisni

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