Come Hitler e Lenin utilizzarono la Manipolazione Mentale

Gustave Le Bon (1841-1931) Etnologo e Psicologo fu uno dei fondatori della Psicologia Sociale, nato in Francia, fu il primo psicologo a studiare scientificamente il comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari e proponendo tecniche adatte per guidarle e controllarle. Per questa ragione le sue opere vennero lette e attentamente studiate dai dittatori totalitari del 900, i quali basarono il proprio potere sulle capacità di controllare e manipolare le masse.

 

Sia Lenin che Hitler lessero l’opera di Le Bon, e l’uso di determinate tecniche di persuasione nella dittatura nazionalsocialista furono ispirate dai suoi consigli, ma Mussolini fu certamente il più fervido ammiratore dell’opera dello psicologo francese; in effetti gli scritti di Le Bon furono molti importanti per chi voleva comprendere il comportamento della massa, intesa come “grande quantità indistinta di persone che agisce in maniera uniforme” e che fu il risultato di un processo storico a cui concorsero una pluralità di cause e che iniziò a prendere forma sul finire del XIX secolo.

Dunque ora analizzerò nello specifico quali furono le caratteristiche delle folle e la legge psicologica della loro unità mentale.

Nel senso comune la parola folla rappresenta una riunione di individui qualsiasi, qualunque sia la loro nazionalità, la loro professione e il sesso e qualunque siano i casi che li riuniscano.

Invece dal punto di vista psicologico, l’espressione “folla” assume un significato ben diverso. In alcuni casi e precisamente in certe situazioni si tratta di un agglomerato di uomini che possiede delle caratteristiche diverse da quelle di individui di cui esso si compone. La personalità cosciente svanisce, i sentimenti e le idee di tutte le unità sono orientate in una stessa direzione. Nasce così un anima collettiva, senza dubbio passeggera, ma che presenta precise peculiarità. “La collettività diventa allora ciò che per mancanza di una migliore espressione – io chiamerei una forma organizzata o, se lo preferite, una folla psicologica. Essa forma un solo essere e si trova sottomessa alla legge dell’unità mentale delle folle (Le Bon)”.

Comunque il fatto che molti individui si trovino gomito a gomito non conferisce loro il carattere di una folla organizzata; una moltitudine di persone riunite per caso in una piazza senza uno scopo particolare, questi non costituiscono affatto una folla psicologica. Perché acquistano un particolare carattere, occorre l’influenza di alcuni elementi stimolanti. L’assottigliamento della personalità cosciente e l’orientamento dei sentimenti e dei pensieri verso un’unica direzione, primi elementi di una folla in via di organizzarsi, non sempre implicano la presenza simultanea di parecchi individui in un solo punto. Migliaia di individui separati, in un dato momento, sotto l’influenza di violente emozioni –per esempio un avvenimento nazionale – possono acquistare i caratteri di una folla psicologica. Un qualunque caso che li riunisca basterà perché la loro condotta subito rivesta la forma particolare agli atti delle folle. Non appena la folla psicologica è formata, acquista caratteristiche provvisorie, ma precisabili. A queste caratteristiche generali si aggiungono caratteristiche particolari che variano a seconda degli elementi di cui la folla si compone e che possono modificare la struttura mentale. Le folle psicologiche sono perciò suscettibili di una classificazione, lo studio di questa classificazione ci mostrerà che una folla eterogenea, composta di elementi dissimili, presenta con le folle omogenee, composte di elementi più o meno simili(sette, classi e caste) dei caratteri comuni e accanto a tali comuni caratteri, delle particolarità che permettono di differenziarle. L’anima delle folle non è facile a descriversi, perché la sua organizzazione varia non solo secondo la razza e la composizione delle collettività, ma anche secondo la natura e il grado degli stimoli che  esse subiscono. Il fatto più saliente manifestato da una folla psicologica è il seguente: ossia quali che siano gli individui che la compongono, simile o dissimile sia il loro tipo di vita o le loro occupazioni, il loro carattere o la loro intelligenza, il solo fatto che essi si siano trasformati in una folla, questi li fa partecipi di un anima collettiva. Quest’anima li fa sentire, pensare e agire in un modo completamente diverso da come sentirebbero o opererebbero isolatamente. Certe idee, certi sentimenti non sorgono o non si trasformano in atti se non negli individui che costituiscono folla.

La folla psicologica è un essere provvisorio, composto di elementi eterogenei per un istante uniti fra loro, proprio come le cellule di un corpo vivente che con la loro unione formano un essere umano il quale manifesta caratteri assai diversi da quelli che ognuna di quelle cellule possiede. Contrariamente a un opinione che si nota in un filosofo acuto come Herbert Spencer, nell’aggregato che  costituisce una folla, non esiste somma o media di elementi, ma combinazione e creazione di nuovi caratteri, come nei fenomeni chimici. E’ facile constatare come l’individuo che fa parte della folla sia diverso dall’individuo isolato;ma di una simile differenza le cause sono meno facili a scoprirsi. Per giungere ad intravederle bisogna ricordare prima di tutto questa osservazione della psicologia moderna: che non solo nella vita organica, ma anche nel funzionamento dell’intelligenza, i fenomeni incoscienti hanno una parte preponderante. La vita cosciente dello spirito non rappresenta che una piccolissima parte in confronto alla sua vita incosciente. Dietro le cause palesi dei nostri atti, si trovano cause segrete,ignorate da noi. Specialmente per gli elementi incoscienti che compongono l’anima di una razza si assomigliano, invece per gli elementi coscienti, frutto dell’educazione, ma soprattutto di un eredità eccezionale, essi differiscono. Gli uomini più dissimili per intelligenza hanno istinti passioni sentimenti a volte identici. In tutto ciò che è materia di sentimento: religione, politica, morale, affezioni, antipatie, gli uomini più eminenti no superano che assai raramente il livello degli individui comuni. Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e per conseguenza la loro individualità si cancellano. L’eterogeneo si sommerge nell’omogeneo e le qualità incoscienti dominano. Questa comunanza delle qualità consuete ci spiega perché le folle non saprebbero compiere atti che esigano un intelligenza elevata. Le folle non accumulano l’intelligenza ma la mediocrità.

Inoltre gli individui riuniti nella folla danno vita alla creazione di caratteri nuovi, infatti diverse cause determinano la loro apparizione. La prima causa consiste nel conferire agli individui di una folla per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza incivile che permette loro di cedere agli istinti che individui isolati avrebbero potuto frenare. L’individuo cederà tanto più volentieri in quanto essendo essa anonima e di conseguenza irresponsabile, il sentimento della responsabilità che sempre trattiene gli individui, scompare completamente.

Una seconda causa il contagio mentale, interviene per determinare nelle folle, la manifestazioni di caratteri speciali e nello stesso tempo il loro orientamento. In una folla ogni sentimento, ogni atto è contagioso a tal punto che l’individuo sacrifica il suo interesse personale all’interesse collettivo.

Una terza causa è molto più importante è la suggestionabilità, il cui contagio non è che un effetto. Per capire questo fenomeno bisogna aver presente alcune caratteristiche della fisiologia; in quanto una persona essendo posto in uno stato tale di aver perso la sua personalità cosciente, obbedisce a tutte le suggestioni dell’operatore che gliele ha fatto perdere, di conseguenza commette gli atti più contrari al suo carattere e alla sue attitudini. Dalle accurate osservazioni in merito sembrano provare che l’individuo tuffato per qualche tempo in seno ad una folla in fermento, cade in breve agli effluvi che ne sprigionano o per altri motivi oscuri – in uno stato assai simile allo stato di  fascinazione  dell’ipnotizzato tra le mani del suo ipnotizzatore.

Essendo nell’ipnotizzato, paralizzata la vita del cervello, egli diventa lo schiavo di tutte le attività incoscienti che l’ipnotizzatore dirige a suo talento. Da ciò la personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti.

Questo è dunque lo stato dell’individuo che fa parte della folla; egli non è più cosciente dei suoi atti, in lui come nell’ipnotizzato, mentre certe facoltà sono distrutte, altre possono essere condotte ad un grado estremo di esaltazione. L’influenza di una suggestione lo lancerà con un imperiosità irresistibile verso il compimento di certi atti. Impetuosità più irresistibile ancora nelle folle, poiché la suggestione essendo  la stessa per tutti gli individui, straripa divenendo reciproca. Una parola felice, una immagine evocata hanno a volte sviato una folla dagli atti più sanguinari. In conclusione non è più se stesso, ma un automa diventato impotente a guidare la propria volontà. Da queste osservazioni di deduce che la folla è sempre intellettualmente inferiore all’uomo isolato e per il solo fatto di farne parte discende di vari gradi dalla scala della civiltà, diventando istintivo e un barbaro. Per questi motivi è più facile nel lasciarsi sedurre da immagini, parole, ed essere guidato ad atti che ledono i suoi stessi interessi. Tutto dipende dal modo in cui essa è suggestionata. La folla pensa per immagini, e l’immagine evocata ne evoca essa stessa molte altre che non hanno nessun nesso logico con la prima.

Si capisce questo stato pensando alle bizzarre successioni d’idee a cui ci porta qualche volta l’evocazione di un fatto qualsiasi. La ragione ci fa vedere l’incoerenza di simili immagini, ma la folla non la vede; e confonderà con l’avvenimento stesso tutto quello che la sua immaginazione vi aggiunge deformandolo. Incapace di separare il soggettivo dall’obbiettivo, la folla ammette come reali le immagini evocate nel suo spirito, e che il più delle volte,non hanno nessuna parentela col fatto osservato. Per effetto del contagio, le alterazioni sono della stessa natura e uguale per tutti gli individui della collettività. La prima alterazione concepita da uno di essi forma il modo della suggestione contagiosa. Come abbiamo più volte ribadito la folla è guidata esclusivamente dall’istinto in quanto l’individuo agisce seguendo l’impulso dell’eccitazione; di conseguenza è schiava degli impulsi che riceve. Fisiologicamente si può dire che l’uomo isolato possiede l’attitudine a dominare i suoi riflessi a differenza della folla che ne è priva.

Essendo svariati i motivi capaci di poterla suggestionare, ed in quanto essa vi obbedisce sempre, essa è estremamente volubile, di conseguenza diventa carnefice ma allo stesso tempo facilmente martire. Nulla potrebbe premeditato da  una folla; esse sono incapaci di durevole volontà.

Come il selvaggio essa non conosce ostacoli tra il suo desiderio e l’avverarsi di questo suo desiderio, e tanto meno quando il numero le da il sentimento di una potenza irresistibile. Quando una persona fa parte di una folla, egli acquista coscienza della possanza che il numero gli conferisce, e alla prima suggestione di assassinio o di saccheggio, cederà immediatamente.

Nella irritabilità delle folle, la impulsività e la mutevolezza, come in tutti i sentimenti del popolo intervengono sempre i caratteri fondamentali della razza.

Le folle, non conoscendo che i sentimenti semplici ed estremi accettano e rifiutano in blocco le opinioni e le idee, le credenze che vengono suggerite loro e le considerano come verità assolute o come errori non meno assoluti. Infatti la folla non avendo nessun dubbio su ciò che per lei è verità o errore, e avendo chiara la nozione della propria forza è autoritaria quanto intollerante.

L’ autoritarismo e l’intolleranza sono le caratteristiche peculiari di tutti i generi di folle. L’autoritarismo e l’intolleranza sono per le folle sentimenti molto chiari, che esse sostengono tanto facilmente quanto facilmente li praticano. Le folle rispettano la forza e sono mediocremente impressionate dalla bontà, che è facilmente considerata come una forma di debolezza.

Le loro simpatie non sono mai state per i padroni miti, bensì per i tiranni, che le hanno dominate con energia.

Sempre pronta a sollevarsi contro un autorità debole, la folla si curva servilmente dinanzi a un autorità forte. Se l’azione dell’autorità è intermittente la folla, ubbidendo ai suoi sentimenti estremi, passa alternativamente dall’anarchia alla servitù, e dalla servitù all’anarchia.

-“I fattori fondamentali delle opinioni delle folle: le immagini, le parole, le formule”.

Studiando l’immaginazione delle folle, abbiamo constatato che le folle sono impressionate facilmente dalle immagini. Se non sempre si dispone di queste immagini, si può evocarle adoperando con giudizio parole e formule: adoperate con arte, possiedono il misterioso potere che un tempo loro attribuivano quelli che si occupavano di magia.

Infatti esse provocano nell’anima delle folle le più terribili tempeste, ma hanno anche il potere di placarle.

Il potere delle parole è legato alle immagini che evocano, e completamente indipendente dal loro reale significato. Talvolta le parole più mal definite, sono quelle che fanno più impressione: – come ad esempio le parole “democrazia, socialismo, eguaglianza, libertà ecc”, il cui senso è così vago da riempire molti volumi per darne una precisazione.

Tuttavia, alle loro sillabe è associato un magico potere, come se contenessero la soluzione di tutti i problemi.

Queste parole sintetizzano diverse aspirazioni incoscienti e la speranza della loro realizzazione.

La ragione e la discussione non potrebbero lottare contro certe parole e certe formule; esse vengono pronunciate con raccoglimento dinanzi alle folle, e subito tutti i visi prendono un’espressione rispettosa e le teste si chinano. Molte le considerano come forze della natura, poteri sovrannaturali; evocano nell’anima immagini grandiose e vaghe, ma appunto quel non so che  di vago aumenta il loro misterioso potere.

Tutte le parole e tutte le formule non hanno il potere di evocare delle immagini; ce ne sono altre che dopo averne evocate, si logorano e non risvegliano più nulla nello spirito. Diventano allora dei suoni vani la cui utilità principale è quella di dispensare colui che le adopera dall’obbligo di pensare.

Con un piccolo stock di formule e di luoghi comuni  imparati in gioventù, abbiamo di che attraversare la vita senza la faticosa necessità di riflettere. Se si considerata una determinata lingua, si vede che le parole di cui si compone si modificano assai lentamente col passare del tempo; mentre le immagini che esse evocano o il senso che viene loro attribuito, cambiano continuamente. Numerose sono le parole il cui senso è profondamente cambiato col passare del tempo. Non possiamo arrivare a comprenderle come esse erano un tempo, se non dopo un lungo sforzo. Le parole hanno dunque che significati mutevoli e passeggeri, che cambiano da un epoca all’altra, e da un popolo all’altro. Quando si vuole operare con esse su una folla, bisogna sapere il senso che hanno per essa in un dato momento, e non quello che esse ebbero una volta o che possono avere per individui di costituzione mentale diversa. Le parole vivono come le idee.

Di modo che quando le folle, in seguito a sommosse politiche, cambiamenti di credenze, finiscono per professare una profonda antipatia per le immagini evocate da certe parole; il primo dovere per un uomo di Stato è quello di cambiare tali parole, senza però toccare le cose stesse; infatti sono troppo legate a una costituzione ereditaria per poter essere trasformate.

-“Le illusioni”

Fin dal principio di ogni civiltà, i popoli hanno sempre subito l’influenza delle illusioni. Infatti la maggior parte dei templi, delle statue e degli altari, sono stati innalzati ai creatori di illusioni.

Illusioni religiose un tempo, illusioni filosofiche e sociali oggi; queste formidabili sovrane si trovano in testa a tutte le civiltà che sono fiorite successivamente sul nostro pianeta. A volte l’uomo le rovescia a costo di grandi turbamenti, tuttavia sembra però condannato a rialzarle sempre. Senza le illusioni, l’uomo non avrebbe potuto uscire dalle barbarie primitive, e senza di esse sarebbe destinato a ricadervi.

Sicuramente si tratta di fantasmi; ma queste creature che animano i nostri sogni hanno incitato i popoli a creare tutto ciò che costituisce lo splendore delle arti e la grandezza della civiltà.

I filosofi del nostro secolo si sono adoperati con fervore per distruggere le illusioni religiose, politiche e sociali  di cui erano  vissute per molti secoli i nostri padri. Distruggendole, hanno inaridito le sorgenti della speranza e della rassegnazione. Dietro le chimere sacrificate, essi hanno trovate le forze cieche della natura, inesorabili per la debolezza e prive di pietà.

L’illusione sociale regna attualmente su tutte le rovine del passato, e l’avvenire è suo. Le folle non hanno mai avuto sete di verità; dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciano, distolgono la propria attenzione, preferendo deificare l’errore se questo le seduce. Chi sa illuderle può facilmente diventare loro padrone, chi tenta invece di disilluderle è sempre loro vittima.

-“La ragione”

Nella enumerazione dei fattori capaci di impressionare l’anima delle folle, potremmo far a meno di menzionare “la ragione”.

Del resto abbiamo detto che le folle non sono influenzabili con i ragionamenti e non comprendono che grossolane associazioni di idee. Gli oratori che sanno come impressionarle non fanno mai appello alla loro ragione, ma ai loro sentimenti.

Le leggi della logica razionale non hanno nessun potere sulle folle; per poterle convincere bisogna innanzitutto rendersi conto dei sentimenti da cui sono animate, fingere di condividerli, poi tentare di modificarli, provocando per mezzo di facili associazioni, certe immagini suggestive; saper quando è necessario e utile tornare sui propri passi, ma soprattutto indovinare in ogni momento i sentimenti che si suscitano. La necessità di variare il proprio linguaggio secondo l’effetto prodotto nel momento in cui si parla rende inefficaci i discorsi preparati e studiati. L’oratore, seguendo il suo pensiero e non quello dell’uditorio, perde soprattutto per questo tutta la sua influenza.

Gli spiriti logici, abituati alle concatenazioni dei ragionamenti un po’ serrati non possono fare a meno di ricorrere a questi metodo di persuasione quando si rivolgono alle folle.

“Le conseguenze matematiche usuali fondati sul sillogismo, vale a dire su associazioni d’identità sono necessarie. La necessità porterebbe all’assentimento di una massa inorganica, se questa fosse capace di seguire delle associazioni di identità”. Dunque la folla come la massa inorganica è incapace di seguirle, e di capirle.

-“I ragionamenti delle folle”.

Si può affermare nel modo più assoluto che le folle non sono influenzabili con i ragionamenti; ma gli argomenti che esse impiegano e quelli che agiscono su di esse appariscono dal punto di vista logico, di un ordine talmente inferiore che solo per via di analogia si possono definire ragionamenti. I ragionamenti inferiori delle folle sono come i ragionamenti elevati, basati su associazioni: ma le idee associate delle folle non hanno tra di loro che legami apparenti di rassomiglianza e di successione. Associazioni di cose dissimili non avendo tra di esse che rapporti apparenti e generalizzazione immediata di casi particolari: tali sono i caratteri della logica collettiva. Gli oratori che sanno maneggiare le folle presentano sempre loro associazioni di questo genere che  da sole hanno il potere di influenzarle. Una serie di ragionamenti stringati sarebbe totalmente incomprensibile alle folle, e perciò è permesso dire che esse non ragionano o fanno ragionamenti falsi, e quindi non influenzabili con un ragionamento. La leggerezza di certi discorsi che hanno esercitato un’influenza enorme sugli uditori, talvolta stupisce alla lettura; ma si dimentica che essi furono fatti per trascinare delle collettività e non per essere letti da filosofi. L’oratore in intima comunione con la folla, sa evocare le immagini che la seducono. A questo punto è inutile aggiungere che la mancanza delle folle a ragionare in modo corretto, le priva di ogni spirito critico, in sostanza dell’attitudine di discernere la verità dall’orrore, e a formulare un giudizio obiettivo.

I giudizi che esse accettano non sono che quelli imposti ma mai quelli discussi. Sotto questo punto di vista, numerosi sono gli individui che non si elevano sopra le folle. La facilità con la quale certe opinioni diventano generali deriva specialmente dalla impossibilità della gran parte degli uomini di formarsi un opinione basata sui propri ragionamenti.

-“L’immaginazione della folla”.

L’immaginazione delle folle come quella di tutti gli esseri in cui non interviene il ragionamento, è suscettibile di profonde impressioni. Le immagini evocate nel loro spirito da un personaggio, un fatto, un incidente, hanno quasi la vivezza delle cose reali. Le folle sono un po’ come un dormiente in cui la ragione è momentaneamente annullata, e vede sorgere nel suo spirito delle immagini d’una intensità estrema, ma che subito si dissipano appena vengono a contatto con la riflessione. In quanto essendo incapaci di riflettere e di ragionare, non conoscono l’inverosimile; ora le cose più inverosimili sono generalmente quelle che colpiscono di più.

Per questo le folle sono impressionate maggiormente da ciò che c’è di meraviglioso e di leggendario negli avvenimenti. Il meraviglioso e il leggendario sono i veri sostegni delle civiltà.

Le folle non potendo pensare che per immagini non si lasciano impressionare che dalle immagini; solo queste le spaventano o le entusiasmano e regolano i loro atti.

Questa è la ragione per cui le rappresentazioni teatrali che danno l’immagine sotto la forma più precisa, hanno sempre un enorme influenza sulle folle. Pane e spettacoli costituivano, un tempo per la plebe romana l’ideale di felicità; non c’è nulla che colpisca l’immaginazione popolare come una rappresentazione teatrale.

Tuttavia qualche volta i sentimenti suggeriti dalle immagini sono abbastanza forti da tendere – come le suggestioni – a trasformarsi in azioni. Si è spesso raccontato di quel teatro popolare drammatico costretto a far proteggere all’uscita l’attore che impersonava il traditore, per sottrarlo dalle violenze dei spettatori indignati dei suoi delitti immaginari.

Questo ci fa capire con quale facilità le persone possano essere suggestionati; in quanto ai loro occhi l’irreale ha la stessa importanza della realtà. “Le folle hanno una evidente tendenza a non differenziarli”.

Ma in che modo è possibile impressionare l’immaginazione delle folle?.

-Tutto ciò che colpisce l’immaginazione delle folle si presenta sotto forma di un immagine impressionante e precisa, libera da ogni interpretazione accessoria o non avente per compagno che un qualche fatto meraviglioso; una grande vittoria, un grande miracolo un spaventoso delitto o ancora una grande speranza.

L’importante è di presentare le cose in blocco senza mai dirne la genesi: ad esempio cento piccoli delitti non colpiranno mai l’immaginazione delle folle, – mentre un solo ed eclatante delitto, una sola catastrofe le colpiranno profondamente e con dei risvolti infinitamente meno micidiali dei cento piccoli accidenti riuniti.

Dunque non sono i fatti di per sé che colpiscono l’immaginazione popolare, bensì il modo come si presentano. Questi fatti devono condensarsi se possono esprimersi così in modo da produrre un’immagine impressionante che occupi ma principalmente opprima lo spirito.

“Conoscere l’arte di impressionare l’immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l’arte di governarle”.

-“I condottieri delle folle”.

Non appena un certo numero di esseri viventi sono riuniti ,si tratti di un branco di animali o di una folla d’uomini, si mettono istintivamente sotto l’autorità di un capo, cioè di una guida. Nelle folle umane, il caporione ha una parte notevole, la sua volontà è il nodo intorno a cui si formano e si identificano le opinioni .

La folla è un gregge che non potrebbe far a meno di un padrone. Il condottiero quasi sempre è stato un fanatico ipnotizzato dall’idea di cui in seguito si è fatto apostolo.

I trascinatori di folle il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini d’azione.

Sono poco chiaroveggenti e non potrebbero esserlo, poiché la chiaroveggenza porta inevitabilmente al dubbio e all’inazione. Per quanto sia assurda l’idea che difendono o lo scopo che vogliono raggiungere tutti i ragionamenti si smussano contro la sua convinzione.

Tutto è sacrificato, interesse e famiglia, perfino l’istinto di conservazione viene distrutto, a tal punto che la sola ricompensa a cui spesso ambiscono è il martirio. L’intensità della fede dà alle loro parole un grande potere suggestivo.

La moltitudine ascolta sempre l’uomo dotato di una forte volontà. Gli individui riuniti in folla perdono ogni volontà, e si volgono istintivamente verso chi ne possieda una.

La maggior parte degli individui, specialmente nelle masse popolari, non avendo nessuna idea netta e ragionata al di fuori della loro specialità, sono incapaci di guidarsi: il condottiero serve loro da guida.

L’autorità dei condottieri è molto dispotica e non arriva ad imporsi  che con questo dispotismo.

-“I mezzi di azione dei condottieri: l’azione, il contagio e la ripetizione”.

Quando si tratta di esaltare per un momento un folla e di condurla a commettere un atto qualsiasi, bisogna operare su di essa con mezzi di suggestione.

E’ dunque necessario sia preparata da talune circostanze, e che colui il quale voglia trascinarla possieda la qualità che va sotto il nome di “prestigio”.

Quando si tratta di far penetrare lentamente idee e credenze nello spirito delle folle  – le teorie sociali moderne  ad esempio – i metodi dei condottieri sono diversi; infatti hanno usato tre procedimenti: l’affermazione, la ripetizione, e il contagio.

L’affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova costituisce un mezzo sicuro per far penetrare un idea nello spirito delle folle. Più l’affermazione è coincisa, sprovvista di prove e di dimostrazione, più essa ha autorità: i libri religiosi e i codici di tutte le epoche hanno proceduto per semplice affermazione.

Ben si comprende l’influenza della ripetizione sulle folle, vedendo quale potere essa esercita sugli spiriti più illuminati. La cosa ripetuta finisce difatti ad attecchire in quelle regioni profonde dell’inconscio in cui si elaborano i motivi delle nostre azioni; in capo a qualche tempo dimenticando qual è  l’autore dell’affermazione ripetuta, finiamo per credervi.

Quando un affermazione è stata sufficientemente ripetuta, con unanimità nella ripetizione, si forma ciò che si chiama una corrente di opinioni e il potente meccanismo del contagio avviene. Nelle folle le idee, i sentimenti, le emozioni possiedono un potere contagioso.

L’imitazione alla quale si attribuisce tanta influenza nei fenomeni sociali, non è in realtà che un semplice effetto di contagio. Il contagio dopo aver esercitato la sua influenza nelle classi più basse passa in seguito alle classi superiori della società. Dinanzi al potere del contagio anche l’interesse personale viene distrutto.

-“Il prestigio”.

Le opinioni diffuse per mezzo dell’affermazione, della ripetizione, del contagio, hanno un grande potere perché finiscono con l’acquistare quell’influenza misteriosa che si chiama prestigio.

Tutto ciò che ha dominato nel mondo, le idee o gli uomini si è imposto principalmente per la forza irresistibile espressa dalla parola prestigio.

Il prestigio può comprendere certi sentimenti come l’ammirazione e il timore che a volte ne sono la base ,ma può anche esistere senza essi. Il prestigio  in realtà è una specie di fascino che un individuo, un’opera o una dottrina, esercitano sul nostro spirito. Questo fascino paralizza tutte le nostre capacità critiche e riempie la nostra anima di ammirazione e di rispetto.

I sentimenti allora provocati sono inesplicabili come tutti i sentimenti, ma probabilmente della stessa specie della suggestione subita da un soggetto ipnotizzato. Il prestigio è la più potente forza di ogni dominazione.

Così le diverse varietà del prestigio si possono riunire in due specie, il prestigio acquisito e il prestigio personale .

Il prestigio acquisito o artificiale è il più diffuso. Per il solo fatto che un individui occupa una data posizione, possiede una certa fortuna, ha certi titoli, è circondato da un’aureola di prestigio, per quanto il suo valore personale sia nullo.

Invece il prestigio personale, di natura assai diversa dal prestigio artificiale costituisce una facoltà indipendente da ogni titolo o da ogni autorità. Il piccolo numero di persone che lo possiedono esercitano un fascino veramente magnetico su coloro che le circondano, compresi i loro uguali: si obbedisce loro come una bestia feroce obbedisce al domatore che essa potrebbe facilmente divorare.

Dunque, bisognerebbe mettere tutte le forme di prestigio nei diversi elementi di una civiltà: scienze, arte, letteratura, ecc…, e si vedrebbe allora che esso costituisce l’elemento fondamentale della persuasione. L’essere l’idea o la cosa che ha del prestigio sono per via di contagio, immediatamente imitati e impongono a tutta una generazione certi modi di sentire o di tradurre il pensiero.

L’imitazione è il più delle volte incosciente, ed è per questo che la rende completa.

Da ciò si può dedurre che molti fattori entrano nella genesi del prestigio e che uno dei più importanti è sempre il successo.

L’uomo che riesce, l’idea che si impone, per questo unico fatto non sono più contestati; infatti il prestigio muore con l’insuccesso.

In conclusione dall’opera di Le Bon è facilmente deducibile che tutti questi aspetti sopra menzionati, costituiscono “l’humus” ossia l’essenza della manipolazione di grandi moltitudini di individui ,attraverso quella che potremmo definire “l’arte di dominare le masse” e da questa riflessione psicologica comprenderne il ruolo fondamentale ed essenziale esercitato da più forme di comunicazione, e per comunicazione io intendo se mi è permesso il termine “privilegiare” il ruolo esercitato dalla “Comunicazione Simbolica delle Immagini”, come il più potente mezzo di persuasione ideologica.

Articolo di Maria Angela Aprile

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