Come identificare il violento: 18 segnali di violenza contro le donne
di Giuseppina Seppini
La violenza risulta essere la rappresentazione, di tre differenti dimensioni ad essa ascritte (Bartholini, 2013):
- violenza come fondamento del modus operandi interpersonale,
- violenza in quanto strumento del riconoscimento identitario,
- violenza come elemento fondante delle relazioni di prossimità.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), “la violenza contro le donne rappresenta un problema di salute enorme … A livello mondiale, si stima che la violenza sia una causa di morte o disabilità per le donne in età riproduttiva altrettanto grave del cancro e una causa di cattiva salute più importante degli effetti degli incidenti stradali e della malaria combinati insieme”. Per molti anni la violenza sulle donne è stata resa invisibile da un substrato culturale negazionista, nonostante le rilevanti conseguenze negative sia dirette (lesioni a livello fisico), sia indirette (distress e malfunzionamento del sistema immunitario), sullo stato di salute delle stesse donne. Negli ultimi anni il fenomeno è stato attenzionato, anche grazie all’enfasi dimostrata dai mass media e dai social media, che hanno alimentato la percezione collettiva dello stesso fenomeno (Bartholini, 2013).
Le conseguenze della violenza psicologica, fisica e sessuale sulla salute delle donne (Campbell, 2002), risultano essere riconducibili a:
- diarrea, stitichezza, nausea, sindrome del colon irritabile,
- mancanza di appetito, bulimia, vomito auto-indotto,
- dolori addominali, di stomaco, ulcere gastriche,
- infezioni urinarie, infezioni vaginali,
- malattie sessualmente trasmissibili,
- Aids,
- sanguinamenti vaginali, dolori mestruali intensi,
- dolori pelvici,
- rapporti dolorosi, mancanza di desiderio sessuale,
- fibromi e isterectomie,
- cefalee, emicranie,
- svenimenti, convulsioni,
- mal di schiena, dolori cronici alle spalle, al collo,
- dolori cronici,
- influenza e raffreddori,
- artrite,
- ipertensione,
- qualsiasi tipo di lesione: contusioni, ematomi, danni, oculari, rottura del timpano, fratture, ferite da taglio, bruciature, trauma cranico, lesioni addominali e toraciche.
Le donne vittime di violenza e maltrattamenti sono coloro che più delle altre manifestano problemi di salute, ricorrendo più frequentemente a medici di medicina generale o accedendo al pronto soccorso[1].
La violenza ha anche un costo sia economico, sia sociale, che supera i due miliardi di euro all’anno, con altri quindici miliardi di euro, impattanti verso i moltiplicatori economico-sociali.
Secondo recenti studi (EpiCentro[2], 2015), il 30-50% delle donne vittime di violenza, avrà delle ripercussioni in termini di salute anche a lungo termine, essendo soggette ad avere una salute fragile sia dal punto di vista fisico, sia psicologico (suicidio, depressione, dolore cronico, disturbi sessuali, ecc.), questo indipendentemente dalla condizione sociale e dal paese di appartenenza. Nell’attenzionare questa piaga sociale e con il fine ultimo di procedere ad arginare il fenomeno, diviene fondamentale realizzare programmi utili non soltanto in termini di intervento reattivo, ma anche in termini di azioni proattive, di prevenzione, così som suggerito dall’O.M.S.:
- aumentare il livello di consapevolezza della società, rispetto al problema della violenza, sostenendo e agevolando le attività di denuncia,
- incrementare i programmi formativi rivolti agli operatori sanitari, al fine di migliorare il riconoscimento delle situazioni di abuso, di violenza, ma anche di favorire l’implementazione di strategia di supporto e sostegno efficaci alla donna,
- integrare i programmi di prevenzione della violenza, con quelli inerenti informazione e formazione rivolti a bambini e ragazzi.
[1] Nota O.M.S 2002, Ministero della Salute 2008.
[2] Portale di Epidemiologia per la Sanità Pubblica.
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