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Cosa succede nel cervello durante un’abbuffata

 

Su di un profilo neurofisiologico, il sistema di ricompensa sembra essere determinante nel comportamento di binge eating. Alcune ricerche hanno cercato di studiare l’attività del cervello nel binge-eater nei confronti di stimoli riguardanti il cibo tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI), uno strumento in grado di verificare quali aree del cervello si attivano in un compito, di fronte ad uno stimolo e così via, lo strumento è in grado di valutare il grado di ossigenazione di determinate aree. Uno studio di Schienle, Schafer, Hermann e Vaitl (2009) ha indagato i correlati neurali del binge-eating disorder di fronte a stimoli legati al cibo, per questo motivo, sono stati assegnati 67 soggetti di sesso femminile in uno dei quattro gruppi sperimentali (pazienti di binge eating disorder sovrappeso, soggetti normo peso in salute, soggetti di controllo sovrappeso in salute, e soggetti normopeso con bulimia nervosa). In questo modo era possibile valutare le differenze tra i gruppi. Durante la misurazione fMRI, i soggetti erano sottoposti a stimoli: a) riguardanti il cibo; b) stimoli disgustosi; c) stimoli affettivi neutri. Inoltre, lo studio prevedeva come misura di controllo la valutazione, da parte dei soggetti, del valore affettivo delle immagini. In questo modo era possibile verificare se le assunzioni degli sperimentatori riguardanti il valore affettivo delle immagini coincidesse con le valutazioni formulate dai soggetti.

Coerentemente con quanto ipotizzato dagli sperimentatori, ognuno dei partecipanti al gruppo ha trovato le immagini del cibo molto piacevoli, confrontate con le immagini neutre, gli stimoli del cibo hanno provocato un aumento dell’attivazione della corteccia orbitofrontale (OFC), dell’insula e della corteccia cingolata anteriore (ACC). Nello specifico, i pazienti con il binge eating disorder hanno mostrato un aumento delle aree legate alla sensibilità alla ricompensa, dimostrato da una risposta più alta della corteccia orbitofrontale mediale durante lo stimolo del cibo rispetto al resto dei partecipanti. Questo dato ci suggerisce dunque che la risposta neuronale di binge eaters e bulimici è diversa, per cui sarebbe un errore parlare dei due fenomeni in piena sovrapposizione. Diversamente, infatti, i pazienti con bulimia hanno mostrato un maggiore arousal rispetto agli altri gruppi, definito dall’attivazione di insula e corteccia cingolata anteriore. La risposta neurale difronte a risposte di stimoli inducenti disgusto non era significativamente diversa nei due gruppi.

Uno studio di Schafer, Vaitl e Chienle (2010) ha studiato le anormalità della struttura cerebrale in bulimia nervosa e il binge eating disorder. In entrambi i casi, c’è la condivisione degli stessi sintomi di binge-eating, tuttavia le diagnosi sono considerate differenti tra di loro. Per questo, sono stati considerati 50 soggetti sofferenti dei due diversi tipi di disturbo e dei soggetti normo peso di controllo, studiando le eventuali alterazioni del volume della materia grigia (gray matter volume; GMV). Sono state considerate quelle specifiche regioni riguardanti l’elaborazione il rinforzo del cibo tramite la morfometria voxel-based. Come da attese, dallo studio sono emerse alcune somiglianze tra i due disturbi ed alcune diversità. Se compariamo i campioni con disturbo dai controlli sani, otteniamo nel caso della presenza del disturbo un maggiore volume della corteccia mediale orbitofrontale, mostrando così una diversa sensibilità alla ricompensa in entrambe le condizioni. Inoltre, nei pazienti con bulimia nervosa c’è stato un aumento dei volume dello striato ventrale, l’indice di massa corporea e la severità delle pratiche di eliminazione del cibo erano correlate al volume della materia grigia striatale. Anche questa ricerca dunque mostra una differente attività del cervello nei due tipi di patologia, l’anormalità strutturale potrebbe essere associata alle disfunzioni nell’elaborazione della ricompensa del cibo e/o all’autoregolazione. L’aumento del volume dello striato ventrale, specifico per la bulimia è invece probabilmente legato al rinforzo negativo dei comportamenti di eliminazione del cibo associati alla regolazione del peso.

Uno studio di Woolley e collaboratori (2007) ha invece voluto studiare gli effetti di tale comportamento in età avanzata ed in concomitanza con vari disturbi neurodegenative.

In questo studio sono stati comparati due gruppi, il primo di 18 soggetto di controllo sani, il secondo con 32 pazienti con un disturbo neurodegenerativo.

A questo scopo è stata utilizzata una morfometria voxel-based per studiare le regioni con regioni del cervello significativamente più atrofizzate di altre comparando così i soggetti che hanno avuto comportamenti di abbuffata con chi non aveva avuto tale tipo di comportamento. Nel campione dei 32 soggetti neurodegenerativi, vi erano 6 soggetti che avevano avuto abbuffate compulsive nel passato. I sei pazienti avevano tutti una diagnosi di demenza frontotemporale, una patologia associata nella ricerca precedente ai disturbo alimentari. I pazienti che non avevano avuto comportamento di abbuffate nel passato erano diagnosticati con demenza semantica, afasia progressiva, disturbo di Alzheimer.

La Morfometria voxel-based ha dimostrato che i pazienti con binge eating avevano avuto una maggiore atrofia nell’insula ventrale destra, nello striato e nella corteccia orbitofrontale, questi dati ci suggeriscono che le cortecce ventrale insulare e orbitofrontale sono legate alle regioni gustative e cooperano con lo striato per guidare un nutrimento appropriato.

Uno studio di Geliebter e collaboratori (2006) ha confrontato l’effetto di stimoli visivi ed uditivi riguardanti il cibo in 20 soggetti. I venti partecipanti erano suddivisi tra loro equamente secondo una distribuzione 2×2, 10 partecipanti erano obesi, 10 partecipanti erano normopeso, ognuna dei due campioni era a sua volta suddiviso in soggetti con comportamento di binge eating e soggetti non binge eaters.

Tutti i soggetti erano di sesso femminile e destrimani ed erano sottoposti alla risonanza magnetica funzionale. Ciò che differiva nell’attività del cervello nei quattro gruppi descritti riguardava l’area premotoria destra, riguardante la pianificazione del comportamento motoria; in particolare, i soggetti obesi con comportamenti di binge eating avevano una maggiore attivazione della corteccia premotoria ventrale adiacente alla regione orale, ciò può riguardare la pianificazione del comportamento motoria riguardante l’abbuffata presente o passata. Un limite metodologico di questo studio è certamente la scarsa ampiezza del campione, sarebbe quindi opportuno considerare questo studio come preliminare.

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