Criminologia: protocolli di intervento nel caso di persone scomparse

Nel mondo, la prima causa di scomparsa e di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni, è un atto di violenza o un omicidio compiuto proprio da chi ne denuncia la scomparsa: il marito, il fidanzato, il compagno della vittima.

La nomina di un Commissario Straordinario per le persone scomparse, conferita con decreto del Presidente della Repubblica il 31 luglio 2007, ai sensi dell’art.11 della legge 400/88, porta negli anni successivi ad un aggiornamento semestrale, ora annuale, attraverso apposite relazioni, del numero delle persone scomparse nel nostro Paese.

Dalla XVIII Relazione Semestrale pubblicata nel mese di Dicembre del 2017, emerge che l’ammontare complessivo delle persone scomparse sul territorio italiano dal 1 Gennaio 1974 al 31 dicembre 2017, è di 52.990 (9.380 italiani e 43.610 stranieri), mentre le denunce di scomparsa sono 211.219, in aumento di 11.278 unità rispetto alla data del 30 Giugno 2017 (Rel. XVIII, 2017).

L’entrata in vigore della legge 203/12 che, al comma 1 del primo articolo, specifica che “chiunque viene a conoscenza dell’allontanamento di una persona dalla propria abitazione o dal luogo di temporanea dimora può denunciare il fatto alle Forze
dell’ordine o alla polizia locale” diventa un passaggio importante nello studio di questo fenomeno.

La scomparsa di una persona, sia essa legata ad una situazione di disagio o a fattori esterni alla sua volontà, costituisce un fenomeno sociale allarmante che “impone alle istituzioni di predisporre procedure operative uniformi che permettano una celere e più efficiente gestione coordinata delle operazioni di ricerca” (Prefettura di Pisa, Ufficio Territoriale del Governo).

Come ormai è noto, il Registro nazionale dei cadaveri non identificati, istituito dall’Ufficio nel 2007, costituisce un punto di riferimento unico nel suo genere per favorire la riconducibilità dei numerosi scomparsi ai corpi senza nome che giacciono sepolti o custoditi presso gli Istituti di medicina legale ed Obitori comunali.

Ad esso fanno sempre più affidamento i familiari degli scomparsi, come pure gli investigatori. Per tale ragione, nel mese di Ottobre del 2017, è stato sottoscritto “un protocollo d’intesa in materia di cadaveri, utile in tutti i casi di ritrovamento di un corpo di cui non si conosce l’identità, anche quando questo non sia connesso ad una ipotesi di reato” (Camera dei deputati – leg17).

Viene così assicurato il prelievo del campione biologico e la compilazione di una scheda post-mortem contenente le informazioni principali, utili per favorirne la riconducibilità ad altrettanto numerosi casi di persone scomparse.

In merito a questo argomento, ho deciso di prendere in esame il caso della scomparsa di Marina Arduini, una commercialista della provincia di Frosinone uscita di casa il 19 Febbraio del 2007 e mai più ritrovata.

Il caso, inizialmente archiviato perché considerato “allontanamento volontario”, è stato riaperto nel 2009 dopo il ritrovamento dell’auto di Marina a Roma. Questa volta si torna ad indagare con maggiore determinazione con l’ipotesi di “omicidio” della commercialista.

Il mio interesse per il Caso Arduini, è scaturito in seguito alla partecipazione al Psicologia Giuridica, Psicopatologia e Psicodiagnostica Forense” promosso dall’Accademia di Scienze Forensi.

Questa lunga vicenda giudiziaria ha visto coinvolti diversi protagonisti ed esperti, il cui contributo ha stimolato una rivisitazione di alcuni aspetti molto dubbi della vicenda stessa.

Articolo di Anna Paola Onorati

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