Damasio, riassunto dell’Errore di Cartesio

E notando che questa verità: io penso dunque sono, era così solida e sicura che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di scuoterla, giudicai di poterla accogliere senza scrupolo come il primo principio della filosofia che cercavo […] Pervenni in tal modo a conoscere che io ero una sostanza, la cui intera essenza o natura consiste nel pensare, e che per esistere non ha bisogno di alcun luogo, né dipende da alcuna cosa materiale. Di guisa che questo io, cioè l’anima, per opera della quale io sono quel che sono, è interamente distinta dal corpo, ed è anzi più facile a conoscere di questo; e anche se questo non fosse affatto, essa non cesserebbe di essere tutto quello che è.

Cartesio, partendo da questo celebre enunciato, concepisce la mente e il corpo come due cose conciliabili seppur separate. Egli, infatti, fautore del celebre dualismo, chiamava la mente res cogitans (cosa pensante) ovvero il pensiero, l’ambito delle idee, il contenuto vero del pensato, che priva di estensione, di dimensione temporale e spaziale, vive in uno spazio definito e in un tempo preciso, e il corpo res extensa (cosa estesa), non pensante, che costituisce il mondo materiale, finito e determinato.

Egli infatti non vedeva alcuna relazione tra il corpo, materiale e meccanico, dotato di ‘estensione’ cioè di dimensione e divisibile infinitamente, e la mente che non è misurabile, non è divisibile e non è influenzabile meccanicamente2. Per cui Cartesio immagina il pensare come un processo autonomo che agisce in maniera completamente indipendente rispetto al corpo.

Nonostante Cartesio divida la res cogitans dalla res extensa non spiega in maniera esaustiva come queste possano coesistere contemporaneamente nell’uomo. Per risolvere questo dilemma, egli spiega come il punto di unione e di comunicazione, nell’uomo, di mente e corpo, risieda nella ghiandola pineale – oggi ipofisi3.

Ci sono autori moderni, come Antonio Damasio, che hanno criticato e contestato questa famosa dicotomia. Damasio, che svolge il suo lavoro di ricerca negli Stati Uniti ma di origine portoghese è una delle figure di maggior rilievo nell’ambito delle neuroscienze. I suoi studi si concentrano su argomenti relativi alla memoria, la malattia di Alzheimer, la fisiologia delle emozioni e i fenomeni nervosi che hanno alla loro base nei processi cognitivi. Egli sostiene, infatti, di provare profondo disagio non solo di fronte all’antico dualismo che divide la mente dal corpo ma anche di fronte alle teorie più recenti, come l’idea che mente e cervello siano strettamente legati tra loro ma solo nel senso in cui la mente è il programma (software) che dà il via a tutti i processi e che gira all’interno del cervello (hardware) il quale rappresenta appunto il calcolatore4.

Dunque, secondo Damasio, l’errore di Cartesio risiede proprio in questa netta separazione, questo distacco, questo operare in maniera scissa ed indipendente.
È di Cartesio uno degli enunciati più famosi di tutta la storia della filosofia: «Cogito ergo sum». L’asserto, preso alla lettera, indica che i substrati dell’essere sono proprio il pensare e la consapevolezza di pensare. Questa proposizione celebra la separazione della mente rispetto al corpo; Cartesio ha pensato, infatti, il corpo come una macchina che è divisa dalla mente, dal pensiero. Esso esprime l’esatto opposto di ciò che le moderne neuroscienze sostengono in relazione all’origine del corpo, e quindi della mente, degli esseri viventi. Basta, infatti, soffermarsi a riflettere sulla storia dell’evoluzione per dedurre che viene prima il corpo e poi la mente poiché solo a partire dalla formazione di organismi sempre più complessi comincia a formarsi una coscienza elementare. Infatti, Damasio sostiene che non dall’origine dell’evoluzione ma solo più tardi inizia a svilupparsi quella che lui chiama ‘coscienza elementare’ insieme alla quale si ebbe la formazione della mente – come la intendiamo noi oggi – semplice. Con l’avanzare dell’evoluzione, la mente diviene sempre più complessa e conseguenza di questo fenomeno è la possibilità che ebbe la nostra specie ancestrale di pensare, seguita poi.

L’ipofisi, in anatomia, è la ghiandola endocrina situata sotto la base dell’encefalo, all’interno di una escavazione ossea dello sfenoide. Questa ghiandola ha la funzione di stimolare le altre ghiandole a secrezione interna come la tiroide, le gonadi e i surreni. dall’utilizzo del linguaggio, dalla comunicazione e, quindi, da un miglior modo di organizzare il pensiero stesso5. Secondo Damasio, l’errore che ha compiuto Cartesio risiede nell’aver ritenuto che la logica abbia escluso, anche per definizione, le nostre emozioni6 e nel non essere riuscito a dimostrare che dietro ogni manifestazione di emozione entrano in gioco sistemi regolatori di natura somatica (che Damasio definisce “marcatori somatici”) che entrano in contatto con la nostra sfera cognitiva presentandosi sotto forma di messaggi corporei. Così Damasio capovolge il cogito cartesiano e dimostra che la coscienza di sé emerge dalla coscienza che si ha del proprio corpo; noi siamo, e quindi pensiamo: il pensiero è allora causato dalle strutture e dalle attività dell’essere.
La mente umana non solo è strettamente legata al regno dei tessuti biologici che la compongono ma è in continua interazione con il corpo condizionato sia dall’ambiente fisico che da quello sociale.

di Federica Selvaggio

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