
Educazione Sessuale in Carcere: Diritti e salute sessuale in ambito penitenziario
Comprendere la salute e i diritti sessuali in carcere
In questa sessione esploreremo un tema che spesso non riceve l’attenzione che merita nei contesti carcerari: la salute sessuale. Ma, soprattutto, lo faremo con una prospettiva di diritti umani. Questo significa riconoscere che anche le persone detenute hanno diritto alla stessa assistenza e educazione sulla salute sessuale di qualsiasi altra persona. È un aspetto essenziale per il loro benessere, la loro riabilitazione e la loro dignità.
Per iniziare, definiamo cosa intendiamo per “salute sessuale” come diritto umano.
La salute sessuale non è solo assenza di malattie. Comprende la possibilità di avere relazioni sicure, rispettose e consensuali, l’accesso all’informazione, e il controllo sulle proprie scelte riproduttive. Secondo le linee guida internazionali, l’accesso ai servizi di salute sessuale è un diritto umano fondamentale, un principio che non viene meno neanche quando qualcuno entra in carcere.
Tuttavia, sappiamo che l’ambiente carcerario presenta molte sfide nel mantenere la salute sessuale. Queste sfide spesso derivano da disuguaglianze strutturali, come difficoltà socioeconomiche pregresse, un’istruzione limitata, abuso di sostanze e violenza. Molte persone detenute provengono da contesti emarginati, dove hanno già affrontato barriere per accedere ai servizi sanitari, e queste disuguaglianze le seguono anche in carcere, peggiorando la situazione.
Le ricerche, come quella condotta da Kelly e Lohan nel 2019, dimostrano che le persone incarcerate spesso hanno comportamenti sessuali a rischio già prima della detenzione. Molte arrivano in carcere con infezioni sessualmente trasmissibili, come HIV ed epatite, contratte per la mancanza di accesso ai preservativi, l’assenza di educazione sessuale, o comportamenti rischiosi legati all’uso di droghe o a relazioni instabili. E in carcere, queste problematiche possono intensificarsi, per la carenza di servizi sanitari adeguati.
Perché allora questa è una questione di diritti?
È importante capire che ignorare i bisogni di salute sessuale delle persone detenute non è solo una mancanza sul piano della sanità pubblica, ma anche una violazione dei loro diritti umani fondamentali. Negare a una persona le informazioni, gli strumenti e le cure di cui ha bisogno per mantenere la propria salute sessuale mina la sua dignità. Questo concetto è alla base di quello che chiamiamo un approccio basato sui diritti alla promozione della salute sessuale in carcere.
In un approccio basato sui diritti, riconosciamo le persone detenute come titolari di diritti. Questo significa che il personale carcerario, i professionisti sanitari e il sistema nel suo complesso hanno la responsabilità di garantire che questi diritti siano rispettati. Il personale carcerario ha un ruolo critico, perché può interagire con le persone detenute e assicurarsi che ricevano una corretta educazione alla salute sessuale, test e trattamenti adeguati. Questo contribuisce in modo significativo alla loro riabilitazione e al loro benessere generale.
Ma perché tutto questo è così importante?
Dobbiamo considerare i fattori psicosociali che influenzano il comportamento. Molte persone detenute provengono da contesti dove l’educazione alla salute era limitata, dove parlare di salute sessuale era un tabù, o dove l’accesso ai preservativi e ai test era semplicemente assente. Quando entrano in carcere, questi problemi non scompaiono, anzi spesso peggiorano, a causa dell’isolamento, dello stigma e della mancanza di risorse.
Senza interventi adeguati, le carceri possono diventare ambienti in cui le infezioni sessualmente trasmissibili si diffondono facilmente, e dove le persone continuano a non avere l’educazione necessaria per prendere decisioni informate sulla propria salute una volta uscite. Lo studio di Kelly e Lohan dimostra che, in molti casi, si possono ridurre i comportamenti a rischio offrendo interventi adeguati sulla salute sessuale, come strumenti educativi co-creati nel loro programma partecipativo sulla salute sessuale nelle carceri.
Consideriamo il ruolo del personale carcerario in questo contesto.
Il personale, in quanto detentore di responsabilità, ha l’opportunità di influenzare positivamente la salute sessuale e i diritti delle persone detenute. Tuttavia, in molti casi, il personale non ha la formazione o le risorse necessarie per affrontare questi temi in modo efficace. È per questo che la promozione della salute sessuale in carcere parte spesso dall’educazione del personale. Il personale deve essere in grado di discutere apertamente di salute sessuale, fornire informazioni accurate e garantire che le persone detenute possano accedere a servizi come i test per le infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e la contraccezione in modo confidenziale e rispettoso.
Purtroppo, esistono molti ostacoli. Spesso c’è uno stigma associato alla discussione della salute sessuale nei contesti carcerari. Alcuni membri del personale possono sentirsi a disagio nel trattare questi temi, mentre altri potrebbero non considerarli una priorità. Se vogliamo seriamente tutelare i diritti delle persone detenute, questo atteggiamento deve cambiare.
Quindi, come affrontare questa sfida?
Sono necessari interventi completi che comprendano sia l’educazione che cambiamenti strutturali. È fondamentale formare il personale per gestire discussioni sensibili sulla salute sessuale, fornire strutture sanitarie adeguate e assicurarsi che i servizi di salute sessuale, come la distribuzione di preservativi, i test per le IST e la consulenza, siano accessibili alle persone detenute.
Un esempio interessante è descritto da Kelly, Templeton e Lohan (2020), che riportano un servizio pionieristico di salute sessuale gestito da infermieri nelle carceri dell’Irlanda del Nord. Questo progetto sottolinea l’importanza di responsabilizzare gli infermieri, affidando loro la gestione degli interventi di salute sessuale per garantire l’accesso a servizi come test per le IST, trattamenti e promozione della salute per i detenuti maschi.
Vediamo quindi come è stata portata avanti questa iniziativa.
In Irlanda del Nord, la maggior parte dei detenuti proviene da contesti emarginati, dove i loro bisogni di salute sessuale sono stati spesso trascurati. In risposta a questa situazione, è stato avviato un progetto che ha formato gli infermieri per assumere un ruolo guida nella fornitura di servizi di salute sessuale di Livello 1, tra cui i test per le IST nei pazienti asintomatici. Si tratta di un cambiamento rispetto ai servizi tradizionali, che erano spesso gestiti da specialisti e risultavano meno accessibili, verso un modello più sostenibile, gestito dagli infermieri.
Gli elementi chiave di questa iniziativa includevano:
- Un programma di formazione orientato alle competenze per fornire agli infermieri le capacità necessarie per condurre screening completi per le IST e gestire i casi di salute sessuale.
- Un quadro di governance clinica per supportare gli infermieri nella gestione dei casi di IST, permettendo loro di consultare specialisti quando necessario e di monitorare i risultati dei test in modo efficiente.
- Promozione della salute e coinvolgimento dei pazienti, dove i giovani detenuti sono stati coinvolti attivamente nella co-creazione di materiali educativi, come il video animato “Dick Luvs Doot”, che aveva lo scopo di normalizzare i controlli di salute sessuale e aumentarne la diffusione tra i detenuti.
Come discusso, in questa iniziativa, i giovani detenuti hanno avuto un ruolo attivo nella creazione dei materiali educativi, come il video animato “Dick Luvs Doot”. I giovani hanno contribuito a sviluppare i personaggi, i dialoghi e il tono del video, rendendolo molto più significativo e rilevante per loro. Parlando il loro linguaggio—sia letteralmente che figurativamente—il video ha risuonato con i giovani in un modo che una campagna sanitaria tradizionale difficilmente avrebbe potuto ottenere. (NOTA: sull’articolo ci sono immagini di questo video, ma le figure sono piuttosto esplicite, perciò non so se sia il caso di inserirle nel digital course! L’articolo: Sviluppare un intervento di promozione della salute sessuale con i giovani uomini nelle carceri: un approccio partecipativo basato sui diritti – PMC)
Questo approccio di co-creazione è incredibilmente potente perché dà ai partecipanti la sensazione di aver dato vita a quel contenuto, di esserne in un certo senso i proprietari. Quando le persone sentono di aver contribuito a qualcosa, sono più propense a coinvolgersi attivamente—ed è esattamente ciò che è successo in questo caso. I giovani ragazzi si sono sentiti orgogliosi del prodotto finale e, avendolo plasmato con il loro contributo, si sono sentiti più motivati a recepire i messaggi sulla salute contenuti in esso.
Questa iniziativa ha portato a miglioramenti misurabili. Ad esempio, al 96% dei pazienti è stata offerrta la possibilità di fare questi test e il 94% di loro ha accettato di farli. Tra coloro che sono risultati positivi per infezioni come la clamidia o la sifilide, il 90% ha ricevuto il trattamento entro 14 giorni, un tempo di risposta impressionante considerando i limiti di un contesto carcerario.
Ma non si tratta solo dei risultati clinici. L’approccio guidato dagli infermieri ha anche aumentato la fiducia tra gli infermieri stessi nell’affrontare le questioni di salute sessuale con i detenuti. Coinvolgendo i pazienti nella co-creazione dei materiali di promozione della salute, questa iniziativa ha dato potere agli uomini coinvolti, offrendo loro un senso di responsabilità verso la propria salute—un elemento chiave di un approccio basato sui diritti.
Cosa possiamo imparare da questo?
Il modello dell’Irlanda del Nord dimostra che una cura equa per la salute sessuale nelle carceri è possibile, ma richiede un impegno sistemico che comprenda formazione, governance e coinvolgimento dei pazienti. I sistemi sanitari delle carceri devono assicurarsi che il personale sia non solo preparato, ma anche a proprio agio nel discutere apertamente la salute sessuale. Questo spostamento verso un modello più orientato al paziente, in cui i detenuti sono considerati partecipanti attivi alla propria salute, è cruciale per affrontare le più ampie sfide di salute e sociali che le persone incarcerate affrontano.
Ora, consideriamo alcune delle sfide.
Nonostante il successo di iniziative come quella in Irlanda del Nord, ci sono ancora ostacoli significativi da superare. Ad esempio, la natura transitoria della popolazione carceraria—con detenuti che si spostano frequentemente tra strutture o devono presenziare in tribunale—rende difficile garantire un follow-up delle cure e la notifica ai partner. Le restrizioni sulla comunicazione pongono ulteriori sfide, specialmente quando si tratta di informare i partner sull’eventuale esposizione a una IST. Queste sfide richiedono soluzioni innovative, ma non devono distoglierci dall’obiettivo principale: garantire che le persone incarcerate ricevano le cure che meritano, proprio come ogni altro membro della società.
In sintesi, promuovere la salute sessuale nelle carceri non è solo una questione di salute, ma è una questione di diritti umani. Seguendo un approccio basato sui diritti e implementando servizi gestiti da infermieri, come quelli in Irlanda del Nord, possiamo fare grandi passi avanti nel migliorare gli esiti di salute per le popolazioni carcerarie. Non si tratta solo di prevenire le IST; si tratta di garantire che chiunque, a prescindere dalla propria situazione, abbia accesso alle cure di cui ha bisogno per vivere una vita sana e dignitosa.
Ora passiamo ad alcuni esercizi per riflettere su questi concetti.
In questo primo esercizio, ci concentreremo su una discussione di gruppo sul ruolo che il personale carcerario svolge nel facilitare o ostacolare i diritti alla salute sessuale in carcere.
In qualità di personale carcerario o di educatori nel medesimo contesto, siete spesso i custodi della salute e del benessere delle persone incarcerate. Le vostre attitudini, la vostra conoscenza e le vostre azioni influiscono direttamente sulla possibilità per i detenuti di accedere ai servizi di salute sessuale. Pertanto, in questa discussione rifletteremo sulle nostre esperienze, identificheremo ostacoli e cercheremo soluzioni per migliorare la fornitura di questi servizi essenziali.
Fase 1: Consideriamo i diversi ruoli dei vari membri del personale—operatori sanitari, agenti penitenziari, consulenti ed educatori—nel promuovere la salute sessuale. Ognuno di voi ha un ruolo importante per garantire che i detenuti possano accedere ai servizi di salute sessuale con dignità e rispetto.
Domande che dovreste porvi al fine di iniziare la discussione:
- In che modo le vostre interazioni quotidiane con i detenuti influenzano la loro capacità di accedere ai servizi di salute sessuale?
- Quali responsabilità hanno i diversi membri del personale nel promuovere la salute sessuale e garantire che i detenuti possano chiedere aiuto quando necessario?
- Avete notato se le attitudini del personale verso i temi della salute sessuale—come le infezioni sessualmente trasmissibili (IST), la contraccezione o il comportamento sessuale—influenzano la fornitura dei servizi?
Fase 2: Ora passiamo a identificare gli ostacoli. Fornire servizi di salute sessuale in carcere comporta spesso sfide uniche. Questi ostacoli possono essere di natura pratica, come la mancanza di risorse, o culturale, come lo stigma legato alla discussione aperta sulla salute sessuale. Riflettiamo su ciò che avete riscontrato nella vostra struttura. Le domande che dovreste porvi sono:
Quali sono alcuni degli ostacoli più significativi che impediscono l’erogazione dei servizi di salute sessuale nella vostra struttura?
Avete mai visto situazioni in cui il personale, forse involontariamente, ha ostacolato l’accesso a questi servizi a causa delle proprie azioni o atteggiamenti?
Pensate che lo stigma legato alla salute sessuale o il disagio nel trattare questi temi impedisca al personale di affrontare efficacemente le questioni di salute sessuale?
Esempi di potenziali ostacoli includono la mancanza di formazione o disagio tra il personale nell’affrontare temi di salute sessuale, oppure lo stigma associato alle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) o ai comportamenti sessuali, che rende difficile per i detenuti chiedere aiuto. Un altro ostacolo è rappresentato dalle risorse limitate, come preservativi, kit di test o materiali educativi, che impediscono l’efficacia dei servizi. E infine, possono esserci problemi di privacy—i detenuti possono sentirsi a disagio o insicuri nel cercare aiuto in un ambiente dove è difficile garantire la riservatezza.
Fase 3: ora che abbiamo identificato alcuni ostacoli chiave, cerchiamo di trovare soluzioni pratiche per migliorare l’erogazione dei servizi di salute sessuale. Quali cambiamenti potrebbero essere implementati nella vostra struttura per rendere più facile l’accesso a questi servizi per i detenuti?
Domande per la discussione:
Quali azioni specifiche possono essere intraprese per migliorare i servizi di salute sessuale nella vostra struttura?
Come può il personale carcerario essere meglio attrezzato e supportato nel facilitare l’accesso a questi servizi?
Quali partnership o risorse potrebbero essere sfruttate per fornire cure più complete per la salute sessuale?
Esempi di soluzioni possono includere attività regolari di promozione della salute—come workshop, discussioni guidate dai pari o sessioni informative—per ridurre lo stigma e promuovere l’apertura sulla salute sessuale. O ancora: maggiore privacy per i detenuti quando cercano servizi di salute sessuale, come consulenze confidenziali o spazi sicuri per discutere di salute.
Fase 4: infine, concentriamoci su come il personale carcerario possa essere meglio formato e supportato nella gestione di queste questioni. Spesso, la chiave per migliorare i servizi di salute sessuale sta nel garantire che il personale si senta sicuro e preparato ad affrontare temi sensibili e che disponga delle risorse necessarie per supportare efficacemente i detenuti.
Che tipo di formazione sarebbe più utile per far sentire il personale più a suo agio nell’affrontare la salute sessuale con i detenuti?
Come può il personale essere supportato, sia a livello istituzionale che individuale, per assumere un ruolo attivo nella promozione della salute sessuale in ambiente carcerario?
Alcune idee includono, ad esempio, la creazione di una cultura di squadra di supporto, dove il personale possa condividere esperienze, sfide e soluzioni riguardo alle questioni di salute sessuale.
Al termine di questa discussione, avrete una comprensione più chiara del ruolo che ciascuno di voi svolge nel supportare i diritti alla salute sessuale in carcere e dei passi pratici che possiamo intraprendere per rimuovere le barriere. Migliorare la salute sessuale nelle carceri richiede un impegno collettivo da parte del personale e, con la giusta formazione e supporto, possiamo assicurarci che i detenuti ricevano le cure di cui hanno bisogno e che meritano.
Affrontare il benessere emotivo e sessuale delle donne detenute
In questa sessione, esploreremo le sfide che le donne detenute affrontano nel mantenere la loro salute emotiva e sessuale e come affrontarle. Queste sfide spesso derivano da vulnerabilità socio-economiche, storie di traumi e una mancanza di accesso a cure adeguate—problemi che si amplificano nel contesto carcerario.
Iniziamo analizzando le sfide specifiche che le donne in carcere incontrano per quanto riguarda il loro benessere sessuale ed emotivo.
La ricerca di Oliveira et al. (2019) evidenzia i significativi svantaggi socio-economici e le disparità sanitarie che le donne detenute sperimentano. Molte di queste donne hanno storie di violenza domestica, abusi sessuali e uso di sostanze, fattori che contribuiscono alla complessità delle loro necessità di salute una volta in custodia. La detenzione spesso aggrava queste vulnerabilità, privandole dell’assistenza sanitaria e del supporto emotivo che potrebbero aver ricevuto al di fuori del carcere.
Nello studio, Oliveira e colleghi hanno rilevato che le donne in carcere affrontano notevoli barriere nel soddisfare i loro bisogni psicobiologici, in particolare quelli relativi alla salute sessuale. Ad esempio, spesso l’accesso a servizi di base come screening per IST, contraccezione e cure per la salute mentale è limitato. La natura restrittiva della vita carceraria complica ulteriormente le cose, poiché la mancanza di privacy e di riservatezza dissuade molte donne dal cercare le cure di cui hanno bisogno.
È importante capire che, per molte donne detenute, la necessità di servizi di salute sessuale è strettamente legata al loro benessere emotivo. Gli effetti dell’astinenza forzata, l’assenza di relazioni intime e la generale mancanza di controllo sui propri corpi in carcere portano spesso a sentimenti di frustrazione, ansia e depressione. Questo stress emotivo spesso non viene trattato, aggravando i rischi fisici che affrontano.
Per esempio, Lima et al. (2024) hanno condotto una revisione delle strategie educative per la salute delle donne detenute, notando una prevalenza di infezioni del tratto riproduttivo (RTI) dovute a condizioni di vita scarse, sovraffollamento e accesso limitato ai prodotti per l’igiene. Questi problemi di salute sono spesso aggravati dalla mancanza di cure preventive, come screening cervicali e programmi di prevenzione delle IST. Il lavoro di Lima rafforza l’idea che le strategie educative siano essenziali per affrontare sia le necessità fisiche che emotive delle donne detenute.
L’impatto della detenzione sui comportamenti e sul benessere sessuale delle donne
Le donne detenute spesso subiscono un’interruzione della loro autonomia sessuale. L’accesso limitato ai servizi di salute riproduttiva, la mancanza di preservativi e l’isolamento dai partner contribuiscono ad aumentare la loro vulnerabilità. Oliveira et al. (2019) hanno rilevato che molte donne in carcere avevano avuto precedenti di inizio precoce dell’attività sessuale, gravidanze multiple o infezioni sessualmente trasmissibili prima della detenzione. Senza servizi adeguati, queste condizioni possono peggiorare nel tempo.
Per le donne, l’ambiente carcerario crea nuove dinamiche riguardanti il comportamento sessuale. Le relazioni—emotive o fisiche—possono formarsi in carcere per necessità. Molte donne cercano legami emotivi come strategia per affrontare l’isolamento e lo stress della detenzione. Tuttavia, queste relazioni spesso non sono supportate dai servizi sanitari.
Secondo Merotte (2012), che ha esaminato la sessualità nelle carceri francesi, le detenute sono più inclini a riportare cambiamenti nel desiderio sessuale o a formare legami emotivi con altre detenute. Queste relazioni sono spesso motivate dal bisogno di affetto piuttosto che da motivi puramente sessuali. Tuttavia, l’assenza di interventi sanitari appropriati e di supporto psicologico per affrontare l’impatto emotivo di queste esperienze lascia molte donne vulnerabili a un ulteriore disagio.
La mancanza di servizi di salute mentale completi aggrava ulteriormente il problema. Come rilevato da Carcedo et al. (2019), la salute mentale dei detenuti è strettamente legata alla soddisfazione e al benessere sessuale. Nel loro studio, hanno scoperto che i detenuti sessualmente astinenti, soprattutto quelli in relazione, riportavano livelli significativamente più bassi di salute mentale e soddisfazione sessuale. Questo sottolinea l’importanza di affrontare la salute mentale e sessuale in modo integrato per le donne detenute, poiché trascurare un aspetto influisce negativamente sull’altro.
L’importanza del supporto psicologico e dei servizi di salute sessuale per le donne detenute
È evidente che le donne detenute hanno bisogno di un supporto critico sia per la salute mentale che per i servizi di salute sessuale. Il peso emotivo della separazione dai partner e dai figli, insieme all’isolamento e alla mancanza di privacy, spesso porta a livelli elevati di ansia, depressione e disturbi legati al trauma.
Servizi di salute mentale, come consulenze e supporto psicologico, sono cruciali per aiutare le donne a gestire queste sfide emotive. In molti casi, la separazione dai figli aggiunge un ulteriore livello di stress, in particolare per le madri preoccupate per il benessere dei propri figli mentre sono incarcerate. Purtroppo, questi servizi sono spesso insufficienti in molte strutture carcerarie. Come osservato da Lima et al. (2024), la mancanza di screening cervicali regolari e di consulenze sulla contraccezione lascia molte donne detenute a rischio di problemi di salute prevenibili. Inoltre, lo stigma legato alla salute sessuale rende ancora più difficile per le donne accedere alle cure di cui hanno bisogno.
Affrontare le necessità di salute sessuale e mentale delle donne detenute è dunque fondamentale per migliorare il loro benessere complessivo, promuovere una detenzione più umana e supportare la loro futura reintegrazione nella società.
Esercizio 2: Sviluppo del piano pratico
In questa esercitazione, svilupperemo un piano di intervento pratico per affrontare le sfide di salute emotiva e sessuale delle donne detenute. In un contesto dove la privacy e le risorse sono limitate, è fondamentale pensare in modo creativo e strategico per garantire che le donne abbiano accesso a servizi di supporto psicologico e di salute sessuale, oltre a ricevere un’educazione che le responsabilizzi e le renda consapevoli.
Molte donne detenute hanno un passato segnato da traumi, abusi e uso di sostanze, e spesso sperimentano alti livelli di depressione e ansia. Garantire loro accesso a consulenze psicologiche è fondamentale per il loro benessere complessivo. Per attuare questo in un ambiente con risorse limitate, proponiamo un approccio a livelli:
Step 1: screening di salute mentale all’ingresso
Quando una donna entra nella struttura, si dovrebbe effettuare uno screening completo della salute mentale per identificare chi è a maggiore rischio di problemi psicologici. Questo consente al personale di dare priorità alle cure per coloro che ne hanno più bisogno e di pianificare interventi su misura.
Step 2: rete di supporto
Data la possibile carenza di consulenti qualificati, si potrebbe istituire una rete di supporto tra pari. Le detenute che hanno completato una formazione di base in consulenza possono offrire supporto emotivo alle altre. Questo fornisce assistenza emotiva immediata e favorisce un senso di comunità, aiutando a creare un ambiente di sostegno reciproco.
Step 3: implementazione di servizi di telemedicina
Nei casi in cui vi sia una carenza di professionisti della salute mentale, si potrebbero implementare servizi di telemedicina. Attraverso sessioni di consulenza virtuale, le donne possono ricevere supporto professionale in un ambiente confidenziale e privato. Spazi dedicati per queste sessioni garantirebbero il rispetto della privacy.
Dunque, mentre sviluppate il vostro piano, dovete considerare che ogni donna dovrebbe avere accesso a regolari screening per le IST, test per l’HIV e controlli di salute riproduttiva. Questi screening dovrebbero essere offerti all’ingresso e a intervalli regolari durante il periodo di detenzione per garantire la diagnosi e il trattamento precoci.
Anche se le relazioni sessuali possono essere limitate, è essenziale fornire accesso ai contraccettivi e ai preservativi. Questo assicura che le donne possano mantenere il controllo sulla propria salute riproduttiva e siano protette quando necessario.
Pap test e controlli al seno dovrebbero essere disponibili a tutte le donne detenute, a intervalli regolari, per affrontare i rischi specifici che esse affrontano, specialmente in contesti poco serviti.
Infine, la privacy è fondamentale quando si trattano temi di salute sensibili. Le donne dovrebbero poter avere consultazioni confidenziali con i professionisti sanitari, dove possano discutere di preoccupazioni riguardanti la salute sessuale e ricevere cure senza timore di giudizio o esposizione.
Fase 3: Empowerment delle donne attraverso l’educazione
Un aspetto essenziale di questo piano è responsabilizzare le donne attraverso l’educazione. Come sottolinea Lima et al. (2024), le strategie educative sono fondamentali per fornire alle donne detenute la conoscenza e gli strumenti necessari per prendersi cura della propria salute. Possiamo implementare questo approccio attraverso:
- Workshop educativi regolari possono concentrarsi su temi come la salute sessuale, la prevenzione delle IST, il benessere mentale e la salute riproduttiva. Coinvolgere professionisti sanitari ed educatori tra pari crea un ambiente aperto e privo di giudizi per l’apprendimento. I temi possono includere auto-esami, riconoscimento dei sintomi delle IST, comprensione delle opzioni contraccettive e strategie per affrontare il benessere mentale.
- Si potrebbero formare educatrici tra pari all’interno della prigione per condurre sessioni di educazione sanitaria. Queste donne, addestrate da professionisti della salute, possono diventare fonti di informazione affidabili all’interno della comunità detenuta e contribuire a diffondere informazioni vitali in modo accessibile.
- Poster e volantini possono sensibilizzare su check-up di salute sessuale e risorse per la salute mentale. Inoltre, video animati, simili a “Dick Luvs Doot” ma adattati per le detenute, potrebbero essere co-creati con le donne stesse.
- Ogni detenuta dovrebbe avere l’opportunità di creare un piano sanitario personale con l’assistenza di un professionista sanitario. Questo piano potrebbe includere check-up programmati, obiettivi di salute mentale e strategie per mantenere il benessere emotivo e fisico. Tali piani forniscono una struttura che permette alle donne di prendersi cura del proprio percorso di salute durante il periodo di detenzione.
Chi dovrebbe implementare questo piano di intervento?
Esistono due approcci principali per implementare questo piano in un contesto carcerario, ed entrambi sono essenziali per il successo.
Approccio 1: implementazione guidata dagli educatori
In questo approccio, l’educatore assume il ruolo principale nello sviluppo e nella presentazione del piano. L’educatore è responsabile di creare la struttura, impostare l’intervento e fornire formazione al personale carcerario. L’educatore agisce da facilitatore, spiegando lo scopo del piano, guidando il personale nel processo e assicurandosi che il tutto sia adattato alle esigenze specifiche delle donne detenute.
In questo modello, l’educatore garantisce che il piano inizi correttamente, costruendo una solida base e fornendo supervisione continua. L’educatore sarà quindi coinvolto nell’assicurare che il piano sia costantemente adattato ai bisogni delle detenute e alle realtà dell’ambiente carcerario. In sostanza, fungerebbe da “architetto” del piano, ma il personale sarebbe responsabile della sua gestione quotidiana.
Approccio 2: applicazione guidata dal personale
Una volta che l’educatore ha impostato il piano e fornito la formazione necessaria, il personale carcerario può assumere la gestione quotidiana del piano. Con la giusta formazione e guida, i membri del personale possono implementare autonomamente queste strategie, offrendo le cure e il supporto di cui le donne hanno bisogno su base regolare.
Qual è l’approccio migliore?
Idealmente, non si tratta di una scelta “o l’uno o l’altro”. I migliori risultati si ottengono quando entrambi gli approcci lavorano in sinergia. L’educatore guida lo sviluppo del piano, assicura che tutti siano formati e preparati, e continua a fornire supporto e orientamento quando necessario. Nel frattempo, il personale applica il piano costantemente sul campo, costruendo fiducia con le detenute e assicurandosi che i servizi e il supporto vengano forniti senza intoppi ogni giorno.
SOTTOMODULO 3: SUPPORTO EMOTIVO, AFFETTO E RUOLO DELLE RELAZIONI NELLA RIDUZIONE DELLA RECIDIVA
In questa sessione esploreremo il ruolo che le relazioni emotive giocano nel processo di riabilitazione e come queste relazioni possano essere utilizzate come strumento per ridurre la recidiva. Che si tratti di legami familiari, amicizie o relazioni romantiche, mantenere forti connessioni emotive è essenziale per il benessere dei detenuti e può avere un impatto profondo sulla loro capacità di reintegrarsi nella società dopo la scarcerazione.
La ricerca di Cataldi e Cataldi (2024) dimostra che la presenza di amore, affetto e relazioni emotive può migliorare significativamente i risultati riabilitativi per i detenuti. Questi legami emotivi spesso fungono da ancore di stabilità per le persone incarcerate, aiutandole a mantenere il benessere mentale ed emotivo durante la pena. Il supporto emotivo offre ai detenuti un senso di speranza, appartenenza e scopo, riducendo i sentimenti di isolamento e disperazione, comuni negli ambienti carcerari.
Per molti detenuti, la mancanza di contatto fisico o supporto emotivo può portare a un aumento dei sentimenti di depressione, ansia e disconnessione, ostacolando così i loro sforzi di riabilitazione. Senza legami emotivi con i propri cari, i detenuti tendono a sentirsi meno motivati e più disimpegnati dai programmi di riabilitazione.
Lo studio di Cataldi e Cataldi evidenzia anche che i detenuti che mantengono relazioni sane con familiari e amici hanno maggiori probabilità di sperimentare esiti psicologici positivi durante la detenzione. Questi legami aiutano a ridurre l’impatto emotivo dell’isolamento e offrono ai detenuti una ragione per impegnarsi nella riabilitazione e concentrarsi sul loro futuro.
Vediamo ora più da vicino i diversi tipi di relazioni—legami familiari, amicizie e relazioni romantiche—e come contribuiscano al benessere emotivo dei detenuti.
- Legami familiari: La famiglia è spesso il sistema di supporto emotivo più importante per le persone detenute. Visite regolari, telefonate e persino lettere ricordano ai detenuti che non sono soli, rafforzando il loro senso di identità e appartenenza. Forti legami familiari forniscono stabilità emotiva e possono essere un fattore motivante per il buon comportamento e la partecipazione ai programmi riabilitativi. Mantenere questi legami può essere difficile a causa delle restrizioni imposte dall’ambiente carcerario—come orari di visita limitati, lunghe distanze o protocolli di sicurezza—ma è cruciale per il benessere emotivo. Inoltre, Cataldi e Cataldi mostrano che i detenuti con relazioni familiari di supporto hanno una probabilità significativamente maggiore di reintegrarsi con successo nella società una volta rilasciati.
- Amicizie: Le amicizie formate in carcere possono svolgere un ruolo chiave nel fornire supporto emotivo. Queste connessioni permettono ai detenuti di condividere esperienze, esprimere le proprie emozioni e creare legami basati sulla fiducia e comprensione reciproca. Le amicizie positive possono ridurre i sentimenti di isolamento e creare una rete di supporto durante la detenzione. Questo senso di comunità all’interno dell’ambiente carcerario può portare a migliori esiti psicologici e persino ridurre i conflitti e la violenza.
- Relazioni romantiche: Per alcuni detenuti, le relazioni romantiche—sia con qualcuno all’esterno del carcere che all’interno—possono offrire un profondo supporto emotivo e contribuire a un senso di normalità. Le connessioni romantiche forniscono un canale unico di espressione emotiva che aiuta i detenuti a gestire lo stress emotivo della detenzione. In alcuni sistemi, sono consentite le visite coniugali, offrendo opportunità per mantenere relazioni intime con i coniugi o partner. Se gestite correttamente, queste visite possono migliorare il benessere emotivo, rafforzare la stabilità familiare e ridurre i sentimenti di distacco. Cataldi e Cataldi sottolineano che mantenere queste connessioni intime durante la detenzione può avere un impatto positivo sulla salute mentale e migliorare anche gli esiti post-scarcerazione.
Un punto fondamentale da ricordare è che mantenere relazioni stabili durante la detenzione può migliorare notevolmente le probabilità di una reintegrazione di successo nella società una volta rilasciati. Quando i detenuti mantengono forti legami emotivi con la famiglia, gli amici o i partner, hanno una maggiore stabilità emotiva e una rete di supporto per facilitare la transizione nella società.
Le connessioni emotive forniscono speranza e motivazione—due fattori essenziali nella riduzione del rischio di recidiva. I detenuti che mantengono legami forti durante la pena riferiscono spesso di sentirsi più preparati per la vita fuori dal carcere e sono meno propensi a recidivare poiché dispongono di un sistema di supporto che li aiuta a superare le sfide del reinserimento.
Esercizio: Creare un piano per le visite familiari e coniugali
In questo esercizio, svilupperemo un piano per integrare le visite familiari o coniugali nei programmi di riabilitazione. Il piano deve includere strategie su come le visite possano migliorare il benessere emotivo dei detenuti e supportare il loro processo di reintegrazione dopo la scarcerazione.
I fattori da considerare sono:
- Come strutturare le visite familiari per fornire supporto emotivo e motivazione alla riabilitazione?
- Come integrare in modo sicuro ed efficace le visite coniugali nelle routine carcerarie per promuovere intimità e benessere emotivo?
- Quali misure logistiche o di sicurezza devono essere messe in atto per garantire che le visite siano condotte in modo sicuro e rispettoso?
- Come coinvolgere i familiari o i partner nel percorso riabilitativo, aiutandoli a sostenere i progressi del detenuto sia durante che dopo la detenzione?
Il primo passo del piano si concentra sulle visite familiari e su come strutturarle per massimizzare l’impatto positivo sul benessere emotivo e la motivazione del detenuto nel partecipare alla riabilitazione.
Le visite familiari dovrebbero essere programmate regolarmente, settimanalmente o bisettimanalmente, per permettere ai detenuti di mantenere relazioni costanti con le loro famiglie. Questa regolarità crea un senso di stabilità e offre ai detenuti qualcosa a cui guardare con speranza, diventando un forte motivatore per mantenere un buon comportamento.
Le visite familiari dovrebbero essere pensate come spazi di supporto e privi di giudizio, dove i detenuti possono riconnettersi in modo significativo con i propri cari. Si potrebbe considerare l’implementazione di sessioni di counseling familiare durante le visite, dove consulenti professionisti facilitino conversazioni incentrate sulla guarigione, la comunicazione e la reintegrazione familiare. Questi incontri aiutano i detenuti a lavorare sulle dinamiche familiari e a rafforzare i legami in preparazione al ritorno a casa.
Una particolare attenzione dovrebbe essere data al mantenimento delle relazioni tra i detenuti e i loro figli. Spazi di visita adatti ai bambini, che permettano ai genitori di interagire in un ambiente più naturale e meno restrittivo, possono migliorare significativamente la qualità di queste interazioni. Si potrebbero anche integrare workshop di genitorialità e programmi di educazione familiare, insegnando ai detenuti come mantenere e ricostruire le relazioni con i loro figli durante la detenzione.
Step 2: dove consentite, le visite coniugali offrono un’opportunità per i detenuti di mantenere connessioni intime con i propri partner, essenziali per il benessere emotivo.
Le visite coniugali dovrebbero avvenire in ambienti privati e sicuri, dove sia il detenuto che il partner possano sentirsi a proprio agio. Garantire discrezione e sicurezza durante queste visite è fondamentale per mantenere la dignità di tutti i partecipanti. Questi spazi dovrebbero essere attrezzati con le necessità di base e dotati di misure di sicurezza per proteggere la struttura senza compromettere la privacy della coppia.
Inoltre, le visite coniugali dovrebbero essere parte del percorso di riabilitazione emotiva del detenuto. Dopo le visite, si potrebbe offrire una sessione di counseling sia al detenuto che al partner per riflettere sull’impatto della visita sulla relazione e su come questa contribuisca al progresso emotivo e mentale del detenuto. Questo tipo di supporto strutturato aiuta a garantire che le visite siano emotivamente produttive e contribuiscano positivamente alla riabilitazione complessiva del detenuto.
Step 3: Quando si integrano le visite familiari e coniugali nelle routine carcerarie, è essenziale garantire che siano presenti misure logistiche e di sicurezza per proteggere sia i detenuti che il personale della struttura, mantenendo però la dignità e il rispetto che queste relazioni meritano.
Tutte le visite dovrebbero essere precedute da controlli di sicurezza appropriati per detenuti e visitatori, per garantire la sicurezza di tutti. Tuttavia, è importante che queste procedure vengano condotte in modo tale da non ridurre l’impatto emotivo della visita. Le visite dovrebbero essere considerate una parte importante del percorso riabilitativo del detenuto e non devono risultare punitive o eccessivamente restrittive.
Infine, per le visite coniugali, è essenziale concentrarsi sulla privacy pur mantenendo i protocolli di sicurezza necessari. I detenuti e i loro partner devono sentirsi rispettati nella loro intimità, un aspetto che contribuisce agli obiettivi emotivi e riabilitativi delle visite. Creare spazi privati e sicuri per queste visite, che permettano un monitoraggio discreto, può bilanciare la necessità di privacy e sicurezza.
Step 4: Un elemento chiave di questo piano è coinvolgere i familiari e i partner nel percorso di riabilitazione del detenuto, rafforzando il loro ruolo nel supportare la crescita emotiva del detenuto e la sua preparazione alla reintegrazione.
Offrire sessioni di counseling familiare come parte delle visite consente ai familiari di partecipare direttamente alla riabilitazione del detenuto. Questi incontri possono concentrarsi sulla ricostruzione della fiducia, sulla comunicazione e sulla preparazione per la reintegrazione.
Infine, nei mesi che precedono la scarcerazione, dovrebbe essere sviluppato un piano di reintegrazione familiare, che coinvolga sia il detenuto che la sua famiglia e/o il partner. Questo piano descrive come il detenuto si reintegrerà nella vita familiare, quale tipo di supporto avrà bisogno e come i familiari possono contribuire a creare un ambiente stabile e di supporto dopo la scarcerazione.
Queste strategie mirano a garantire che le visite familiari e coniugali non siano solo momenti di conforto, ma anche strumenti significativi per supportare il percorso riabilitativo del detenuto e favorire un rientro positivo nella società.
SOTTOMODULO 4: IMPLEMENTAZIONE DI PROGRAMMI DI RIEDUCAZIONE SESSUALE
In questa sessione esploreremo come erogare efficacemente programmi di rieducazione sessuale nelle carceri, utilizzando approcci basati su evidenze che tengano conto della natura delicata dei temi e dell’ambiente unico del carcere. Ci concentreremo su buone pratiche, basate su ricerche e casi reali, affrontando anche le principali sfide che potreste incontrare durante l’erogazione di questi programmi.
Una delle sfide principali riguarda la discussione di temi come il consenso, il sesso sicuro e la violenza sessuale, che possono essere difficili da trattare apertamente, specialmente in contesti dove esistono stigmi o tabù riguardo alla sessualità. I detenuti spesso hanno storie complesse, tra cui traumi passati, uso di sostanze o comportamenti sessuali a rischio, il che rende essenziale un’educazione sensibile, priva di giudizi e basata su una prospettiva informata sui traumi.
Inoltre, molte strutture carcerarie si trovano ad affrontare limitazioni di risorse, come la mancanza di personale formato o materiali educativi. A tal fine, i programmi “train-the-trainer” possono risultare molto efficaci: in questi programmi, il personale o detenuti selezionati vengono formati per erogare l’educazione sessuale ai loro pari, creando un modello sostenibile che non dipende fortemente da risorse esterne.
Un’altra sfida riguarda la sensibilità dei temi trattati. Molti detenuti hanno vissuto traumi sessuali, e affrontare argomenti come il consenso e la violenza sessuale richiede un approccio informato sul trauma. Gli educatori devono essere formati per essere consapevoli dei possibili “trigger” e assicurare che il materiale venga erogato in modo rispettoso e di supporto. Questo può includere l’uso di educatori tra pari che abbiano esperienze simili, per creare un ambiente educativo più empatico e relazionale.
Quindi, come superare queste sfide?
Una strategia fondamentale è l’uso di metodi interattivi, come discussioni di gruppo, role-playing e co-creazione di materiali. Per esempio, programmi che incoraggiano i detenuti a sviluppare i propri materiali di promozione della salute—come poster, video o discussioni—si sono dimostrati molto efficaci. Questi metodi coinvolgono i detenuti come partecipanti attivi, aiutandoli a personalizzare l’apprendimento e rendendo le informazioni più significative.
Un esempio concreto è il video animato “Dick Luvs Doot”, sviluppato da Kelly, Templeton e Lohan (2020) con la collaborazione dei detenuti in Irlanda del Nord. Questo video affronta temi di salute sessuale in modo relazionabile e divertente, utilizzando l’umorismo per trattare argomenti delicati come gli screening per IST e l’uso del preservativo. Consentendo ai detenuti di partecipare alla creazione del contenuto, il video ha risuonato profondamente con il pubblico, portando a un maggiore coinvolgimento e a tassi di partecipazione più alti nei check-up di salute sessuale. Questo è un ottimo esempio di educazione partecipativa, che evidenzia come la collaborazione possa trasformare l’educazione sessuale in un ambiente carcerario.
Inoltre, la ricerca di Larsdotter et al. (2023) offre un modello per implementare l’educazione sessuale nelle carceri, sottolineando l’importanza di approcci partecipativi e basati sui diritti. Queste strategie coinvolgono attivamente i detenuti nel processo di apprendimento, permettendo loro di co-creare materiali educativi che riflettano le proprie esperienze. Questo modello assicura che l’educazione sia rilevante, coinvolgente e promuova l’autonomia dei detenuti nella gestione della loro salute sessuale.
Nel modello di Larsdotter, i detenuti possono collaborare con gli educatori per sviluppare materiali di promozione della salute, come poster, opuscoli o video animati che parlano direttamente alle loro esperienze. In questo modo, i materiali non sono generici o scollegati dalla realtà della vita in carcere, ma sono adattati ai contesti culturali, emotivi e fisici specifici della popolazione detenuta.
Quando i materiali riflettono il linguaggio, le preoccupazioni e le esperienze dei detenuti, l’educazione risulta molto più rilevante e coinvolgente. Inoltre, quando i detenuti sono coinvolti nello sviluppo dei contenuti, sentono un senso di appartenenza e controllo sul proprio apprendimento, il che porta a un maggiore coinvolgimento e motivazione.
Riassumiamo quindi le migliori strategie basate sulla ricerca:
- Coinvolgere i detenuti nella creazione dei materiali educativi assicura che i contenuti siano pertinenti e relazionabili. Video co-creati, discussioni di gruppo e role-playing portano a un maggiore coinvolgimento e a una migliore ritenzione delle informazioni.
- I detenuti devono essere trattati come titolari di diritti, aventi diritto a un’educazione completa sulla salute sessuale. Ciò implica inquadrare la salute sessuale come un diritto umano e fornire i contenuti in modo privo di giudizi e che favorisca l’empowerment.
- Poiché molti detenuti hanno storie di trauma, è essenziale che l’educazione sessuale venga erogata in modo sensibile e di supporto. Gli educatori dovrebbero essere formati nella consapevolezza dei traumi e pronti ad adattare i metodi di insegnamento per soddisfare le esigenze emotive del
- In ambienti con risorse limitate, l’educazione guidata dai pari può essere un modello efficace. I detenuti formati come educatori tra pari possono condurre le sessioni, offrire supporto e creare un senso di fiducia tra i partecipanti.
- I materiali educativi devono essere accessibili e appropriati alla popolazione detenuta, ad esempio, creandoli in più lingue o adattando i contenuti per soddisfare le esigenze specifiche dei detenuti maschi, femmine o LGBTQ+.
Ora che abbiamo discusso le migliori pratiche, è tempo di applicare queste strategie attraverso esercizi pratici per aiutare voi, come educatori, a sviluppare competenze e approcci efficaci per l’educazione sessuale in ambienti carcerari.
Esercizio 1: Progetta una breve sessione di rieducazione sessuale
In questo esercizio, l’obiettivo è creare una breve sessione di rieducazione sessuale che possa essere implementata sia in un carcere maschile che femminile. La sessione dovrebbe essere interattiva e rispondere alle esigenze della popolazione carceraria. Come discusso, l’uso di metodi partecipativi come discussioni di gruppo, role-playing o materiali co-creati contribuirà a fare in modo che la sessione sia significativa per i detenuti e porti a risultati di apprendimento concreti.
Il primo passo è stabilire quali argomenti chiave saranno trattati durante la sessione. La rieducazione sessuale in carcere dovrebbe concentrarsi su temi rilevanti per la popolazione con cui si lavora. Alcuni degli argomenti più importanti da considerare sono:
- Il consenso: questo è un aspetto fondamentale dell’educazione sessuale. I detenuti devono comprendere cosa significa consenso in diversi contesti, come darlo e riceverlo, e perché è cruciale per mantenere relazioni rispettose sia dentro che fuori dal carcere. Parlare di consenso è particolarmente importante in ambienti in cui i confini personali sono spesso compromessi o fraintesi.
- Sesso sicuro: l’educazione sulle pratiche di sesso sicuro è essenziale per ridurre la diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e promuovere la salute sessuale. La sessione dovrebbe includere informazioni pratiche sull’uso del preservativo, l’importanza di test regolari per le IST e i modi per proteggersi durante le visite coniugali o dopo la scarcerazione.
- Violenza sessuale: è fondamentale affrontare anche il tema della violenza sessuale—cos’è, come prevenirla e come denunciarla. Molti detenuti hanno vissuto violenze sessuali prima della detenzione, e alcuni possono incontrarle anche durante la reclusione. Creare uno spazio in cui i detenuti possano parlare apertamente di questo argomento, con supporto, è una parte vitale per promuovere un ambiente sicuro e di supporto.
Step 2: creare un ambiente non giudicante e sensibile ai traumi
Uno degli aspetti più importanti di questa sessione è che deve essere priva di giudizio e basata sulla consapevolezza dei traumi. Molti detenuti hanno vissuto traumi legati alla loro storia sessuale, ed è essenziale creare uno spazio in cui si sentano al sicuro nell’esprimersi senza paura di essere giudicati. Come possiamo garantire questo?
All’inizio della sessione, affermate chiaramente che lo spazio è destinato a essere di supporto, confidenziale e privo di giudizio. Tenete presente che molti dei detenuti potrebbero aver subito abusi o violenze sessuali. Riconoscete questo senza forzare nessuno a condividere dettagli personali. Invece, offrite una guida generale su come gestire il trauma e accedere al supporto, se necessario.
Step 3: Come abbiamo visto negli studi affrontati prima, per assicurarsi che i detenuti siano attivamente coinvolti nel processo di apprendimento, la sessione dovrebbe incorporare metodi partecipativi che incoraggiano la partecipazione. Ad esempio, potreste utilizzare una discussione di gruppo: dividete il gruppo in piccoli team e presentate un argomento di discussione, come “Cosa significa per voi il consenso?” oppure “Come definiamo i confini sani nelle relazioni?”.
In alternativa, potete coinvolgere i detenuti nella creazione di propri poster, opuscoli o video su sesso sicuro o consenso. Questo metodo, ispirato agli approcci partecipativi come quelli usati da Larsdotter et al. (2023), consente ai detenuti di appropriarsi del materiale di apprendimento e di creare qualcosa di significativo per loro.
Per quanto riguarda la creazione di video, potete lavorare in gruppi per sviluppare un concept per un video animato simile a “Dick Luvs Doot” di Kelly et al. (2020). L’obiettivo è creare un video che trasmetta messaggi sulla salute sessuale in un formato accessibile e relazionabile per i detenuti. Il video potrebbe concentrarsi su temi come la prevenzione delle IST, l’importanza di check-up regolari o la comprensione del consenso. Mentre sviluppate il concept, considerate:
- Quale tono usare per rendere il contenuto coinvolgente e accessibile?
- Come coinvolgere i detenuti nel processo di creazione per assicurarsi che il video risuoni con loro?
- Quali messaggi chiave volete comunicare nel video e come presentarli in modo da incoraggiare la partecipazione ai servizi di salute sessuale?
Questi passaggi vi permetteranno di progettare una sessione significativa, interattiva e sensibile ai traumi, che affronti temi rilevanti per i detenuti e li coinvolga attivamente nel proprio percorso di apprendimento.
Questo contenuto è parte del progetto Erasmus+ Psychological Strategies for the Sexual and Affective Re-education of prisoners – 2023-1-DE02-KA210-ADU-000151082
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