Gli effetti dell’alcol e delle sostanze stupefacenti in gravidanza
L’abuso di sostanze stupefacenti da parte dei genitori influisce sullo sviluppo dei bambini.
L’esposizione in utero a sostanze stupefacenti ha effetti diversi a seconda dei momenti gestazionali. La cocaina porta alla riduzione di densità e numero di neuroni nella corteccia cerebrale a 2 mesi di vita, ma si verificano segni di ripresa a carico delle cellule gliali corticali entro i 3 anni. I cambiamenti corticali si limiterebbero ad un primissimo periodo dopo la nascita.
Bambini figli di madri che abusano di sostanze in gravidanza possono essere affetti da sindrome alcoolico fetale (FAS) Fethal Alchoolich Syndrome o da sindrome fetale da abuso di sostanze (FDS) Fethal Drugs Syndrome.
L’abuso materno di alcool in gravidanza è fra le principali cause del ritardo mentale nei bambini. Sono stati rilevati oltre a bassi punteggi nelle prove intellettive i seguenti disturbi:
- dismorfismi facciali,
- disturbi cardiaci e renali
- disturbi uditivi e scheletrici
- deficit attentivi,
- iperattività, impulsività, antisocialità,
- disturbi nel linguaggio e nell’apprendimento.
Lo status familiare caratterizzato dalla presenza di almeno due adulti dello stesso sesso del ragazzo con dipendenza da alcool (padre, zio, nonno, fratello maggiore, cugino) permette di predire abuso di alcool da parte del figlio.
Se l’abuso di alcool è da parte della madre e già durante la gravidanza, si riscontrano nel bambino deficit neuro-comportamentali, che incidono su livelli di attivazione, regolazione emotiva, capacità di focalizzare e mantenere l’attenzione. Questi bambini manifestano in adolescenza difficoltà nell’ambito dell’interazione sociale e dell’apprendimento.
L’uso di sostanze psicotrope in gravidanza determina lo sviluppo di deficit cognitivi nei bambini esposti in utero. La cocaina ha effetti sul cervello, sui sistemi neuro-trasmetittoriali in evoluzione nel bambino, con ricadute su modulazione del tono di attivazione e di regolazione dell’attenzione. La riduzione del flusso sanguigno placentare e fetale incide sul generale processamento di informazioni e su abilità di problem- solving. La severità del deficit evolutivo dipende comunque dalla quantità di cocaina assunta dalla madre.
L’interazione fra madri che fanno uso di sostanze in gravidanza ed i bambini esposti in utero alle sostanze, la condizione materna e l’oggettiva difficoltà connessa alla cura di un bambino tendenzialmente iperattivo, con ritmi sonno veglia irregolari problemi alimentari, creano un “circolo vizioso” caratterizzato da un difficile accudimento.
Queste madri inoltre spesso hanno modelli genitoriali inadeguati, caratterizzati da presenza di vittimizzazione sessuale fisica o psicologica, bassa autostima, alti livelli di stress e sensi di colpa.
Nonostante le loro difficoltà personali queste madri però non abdicano al loro ruolo genitoriale, comportandosi in modo ambivalente verso l’abuso di sostanze con rischi per il bambino. La percezione che le sostanze sostengano il ruolo genitoriale, piuttosto che danneggiarlo, il bisogno di evitare il confronto coi propri sensi di colpa porta ad abusare delle sostanze.
L’evitamento del trattamento è legato alla paura che ciò comporti la perdita della custodia e/o della potestà genitoriale del proprio figlio. Alla tossicodipendenza materna a volte si associa depressione, alla tossicodipendenza paterna si associa disturbo antisociale di personalità.
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