Farmaci efficaci per il trattamento del trauma psicologico

Studi sui  farmaci

Antidepressivi

Tra le diverse classi di farmaci sperimentate, nel corso del tempo, per il trattamento del DPTS, gli antidepressivi (AD) sembrano, a tutt’oggi, quelli più efficaci.

Uno studio recente, in particolare, sottolinea tale supremazia, mettendo a confronto 12 diversi AD nel trattamento di 72 veterani con diagnosi di DPTS e Depressione Maggiore[1]. In questo studio, il 50% dei pazienti mostrava un miglioramento significativo della CGI[2] con la terapia antidepressiva, per la maggior parte SSRI.

 

Triciclici

Gli antidepressivi triciclici (TCA) sono stati utilizzati nel trattamento del DPTS dalla metà degli anni ’80. Le sostanze più comunemente impiegate nei vari studi sono l’amitriptilina (AMI), l’imipramina (IMI), la desipramina (DESI), la doxepina (DOXE). I pazienti per la maggior parte erano veterani di guerra: alcuni della II Guerra Mondiale (pochi), del Vietnam e della Guerra in Corea. Gli studi sono generalmente in aperto, la diagnosi del DPTS è fatta per lo più secondo i criteri del DSM-III, quasi sempre i pazienti selezionati presentavano, contemporaneamente, un abuso di alcool e/o di sostanze.

L’AMI viene indicata da molti studi come più efficace rispetto ad IMI, DESI e DOXE, soprattutto su determinati sintomi: insonnia, flashback, incubi, depressione, ansia, panico.[3] Minore efficacia, in generale, sembra avere sui sintomi più direttamente collegati al trauma, lievemente maggiore sull’evitamento rispetto all’intrusività.

Uno studio controllato contro placebo evidenzia una significativa superiorità dell’AMI rispetto al placebo, valutata dai punteggi della Impact of Event Rating Scale (IES), della Hamilton Anxiety Rating Scale (HAM-A), della Hamilton Depression Rating Scale (HAM-D), della Clinical Global Impression (CGI);[4]un altro studio, condotto in doppio cieco su 62 veterani, evidenzia una particolare efficacia dell’AMI anche sull’anoressia, la perdita della libido, l’ipocondria, oltre a confermare i dati degli studi in aperto sull’insonnia, sulla depressione e sui flashback. Scarsa efficacia rispetto al placebo, invece, viene rilevata nel medesimo studio sull’ansia psichica, sull’ansia somatizzata, sul senso di colpa, sui disturbi della memoria e dell’attenzione/concentrazione.[5]

L’IMI si è dimostrata superiore al placebo su un campione di 60 veterani, in uno studio di confronto con la fenelzina, in doppio cieco contro placebo.[6]

Nel medesimo studio, l’IMI era meno efficace della fenelzina sui sintomi intrusivi, valutati con la IES. Quest’ultimo dato è stato confermato da uno studio successivo.[7]

Gli altri TCA, nei pochi studi a nostra disposizione, mostrano un’efficacia generica sui sintomi depressivi, spesso associati al DPTS, ma non sui sintomi nucleari del disturbo.[8]

 

Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI)

Negli ultimi anni si sono accumulati sempre più dati relativi all’impiego degli SSRI nel trattamento del DPTS: questa classe di farmaci si è dimostrata efficace e meglio tollerata dai pazienti rispetto ai TCA, e non richiede le restrizioni dietetiche necessarie nella terapia con gli IMAO.

Attualmente, la paroxetina e la sertralina sono gli unici farmaci approvati dal Food And Drug Amministration (FDA) per il trattamento del DPTS.

La fluoxetina è una delle molecole, appartenente a questa classe di farmaci, maggiormente studiata nel trattamento del DPTS. Nella quasi totalità degli studi il farmaco determina un miglioramento significativo del quadro clinico.[9]

Uno studio recente evidenzia un’azione della fluoxetina sulla disregolazione autonomica, caratterizzante i pazienti con DPTS.[10] Infatti questi soggetti presentano una riduzione della variabilità della frequenza cardiaca, conseguente ad un aumento dell’attività simpatica e ad una riduzione di quella parasimpatica[11]. I pazienti che rispondevano alla terapia, relativamente ai parametri psicopatologici, mostravano anche una regolarizzazione dell’attività autonomica.

Il farmaco si mostra particolarmente attivo su alcuni cluster sintomatologici: oltre al miglioramento, costante, dell’iperarousal, i dati indicano un’efficacia significativa sui sintomi di avoidance/numbing, generalmente i più resistenti al trattamento con antidepressivi. Alcuni studi mostrano, inoltre, una riduzione dell’aggressività[12].

Molti autori suggeriscono di utilizzare la fluoxetina a dosaggi più alti rispetto a quelli efficaci nella terapia della depressione: i pazienti con DPTS sembrano rispondere meglio ad un dosaggio più elevato e dopo tempo di trattamento più lunghi[13]. Un altro dato di notevole interesse è la diversa risposta di gruppi clinici separati secondo il tipo di trauma: la categoria di pazienti con traumi non legati alla Guerra sembra rispondere meglio rispetto a quella dei veterani[14]. Questo rilievo suggerisce che può essere importante considerare il tipo di trauma nella valutazione e nella scelta terapeutica, e che la cronicità e la resistenza ai trattamenti farmacologici precedenti possono influire negativamente sulla risposta alla fluoxetina.

Studi in aperto[15] e più recenti studi in doppio cieco[16] hanno mostrato una buona efficacia della sertralina nel trattamento del DPTS.

I miglioramenti sono evidenti sia in campioni costituiti da civili[17] che da veterani[18], ed è evidente una risposta migliore delle sertralina rispetto al placebo.[19] I dati ottenuti dagli studi in doppio cieco indicano che il farmaco determina una riduzione dei punteggi ottenuti con le scale di valutazione CAPS-2[20] e CGI, oltre ad un buon effetto sui sintomi nucleari del DPTS, in particolare sul cluster reexsperiencing/intrusion.

Negli ultimi tre anni la letteratura si è arricchita di dati su questo farmaco, derivanti in massima parte da due studi multicentrici svolti in 12 e 14 centri statunitensi.[21] Il farmaco è al momento attuale largamente riconosciuto come efficace nel trattamento dei sintomi nucleari del DPTS e nel miglioramento della qualità della vita; sembra, inoltre, in gradi di mantenere i risultati nel trattamento a lungo termine, diminuendo il rischio di ricadute; è ben tollerato a dosi comprese far i 50 e i 200 mg al giorno.

La fluovoxamina non solo conferma i suoi effetti antidepressivi e ansiolitici, ma determina un miglioramento dei sintomi propri del DPTS, quali il rivivere l’evento traumatico, l’evitamento di stimoli che ricordano il trauma, l’aumentato arousal. Di particolare interesse è l’effetto sul sintomo evitamento, che ha sempre mostrato una scarsa risposta al trattamento. Tuttavia, i dati disponibili sono ancora relativamente scarsi, e consistono in studi in aperto e campioni troppo piccoli.[22]

In conclusione, la fluvoxamina sembra essere un farmaco molto promettente nel trattamento del DPTS, sia nei civili sia nei veterani. Un unico studio[23] mostra scarsi effetti del farmaco su un campione di veterani: questo risultato sembra però trovare una spiegazione nelle caratteristiche stesse del campione analizzato: si trattava, infatti, di veterani della seconda guerra mondiale, di età avanzata, con una durata di malattia pluridecennale, già sottoposti a diversi trattamenti con scarsi risultati. Studi controllati in doppio cieco dovranno confermare l’utilità della fluvoxamina nel trattamento dei sintomi del DPTS.

La paroxetina, come la sertralina, è l’unico farmaco approvato dalla FDA per il trattamento del DPTS.[24] In due studi placebo controllo della durata di 12 settimane si è osservato nei pazienti trattati con paroxetina (dosaggio 20-50 mg/die) un miglioramento significativo del punteggio della CAPS-2 e della CGI-I.[25]

Studi recenti di neuroimaging hanno mostrato, dopo 1 anno di trattamento con paroxetina, un incremento del 5% del volume dell’ippocampo, area cerebrale coinvolta, come si sa, nella fisiopatologia del DPTS. Accanto a questo dato neuro anatomico, si osserva un miglioramento del 35% nei test di valutazione della funzione di memoria dichiarativa verbale. Allo stesso tempo, i pazienti riferivano un miglioramento soggettivo delle performance cognitive e professionali.[26] Il citalopram ha mostrato effetti favorevoli sia in studi in aperto sia in trial controllati nonostante, come accede per gli altri SSRI, la sua efficacia si sia dimostrata inferiore nei veterani di guerra con DPTS cronico. [27] Un lavoro recente, in aperto, indica un ruolo dell’escitalopram (S-enantiomero del citalopram) nel trattamento soprattutto dei sintomi avoidance/numbing e iperarousal; l’efficacia sui sintomi depressivi appare modesta; l’influsso sui disturbi del sonno sembra positivo.

Inoltre, il profilo di tolleranza sembra soddisfacente. Naturalmente tale studio necessita di ulteriori convalide da studi randomizzati in doppio cieco. [28]

Imao

I primi studi relativi all’impiego di farmaci con attività inibitoria sulle monoaminoossidasi nel trattamento del DPTS risalgono all’inizio degli anni ’80, periodo in cui tali farmaci venivano largamente utilizzati. Molti di essi riportano risultati soddisfacenti, ma considerano un numero di pazienti molto ristretto[29], altri non confermano miglioramenti così marcati.[30]

Gli studi in aperto a nostra disposizione forniscono dati contradditori: Davidson e al.[31] hanno ottenuto miglioramenti sintomatici, al contrario Lerer e al.[32] non hanno ottenuto alcuna riduzione sostanziale dei sintomi, se non relativamente ai disturbi del sonno.

Allo stesso modo gli studi in doppio cieco non forniscono dati univoci: Shestatzky e al.[33] non hanno rilevato alcuna risposta clinica apprezzabile, mentre Frank e al.[34] e Kosten e al.[35] riportano un miglioramento significativo della sintomatologia dopo trattamento con fenelzina. In entrambi i casi viene effettuato un confronto fra la fenelzina, l’IMI e il placebo e i risultati mostrano una maggiore efficacia della fenelzina soprattutto per i ricordi intrusivi e l’evitamento.

Altri studi hanno valutato l’efficacia di inibitori reversibili della monoamina ossidasi A, quali brofaromina e moclobemide. La brofaromina (150mg/die) non ha ottenuto miglioramenti superiori al placebo[36], come anche la moclobemide si è mostrata di poco superiore[37]. Uno studio in aperto, al contrario, mostra dei miglioramenti sui sintomi del DPTS in un campione di venti soggetti che, però, assumevano contemporaneamente altri farmaci.[38]

Altri antidepressivi

La mirtazapina ha mostrato effetti positivi nel trattamento del DPTS sia in un open trial[39] sia in uno studio placebo controllo[40]. Entrambi questi lavori hanno valutato l’efficacia di questo antidepressivo di nuova generazione per un breve periodo di tempo di trattamento, 8 settimane. In un lavoro più recente[41], si è osservato che il trattamento con mirtazapina per un periodo di tempo più lungo, 24 settimane, comporta o un ulteriore miglioramento della sintomatologia o un mantenimento degli effetti raggiunti nelle prime 8 settimane di follow-up.

Recentemente l’antidepressivo NaSSA mirtazapina ha mostrato risultati positivi in uno studio pilota condotto su sei pazienti con DPTS cronico grave[42].

Si conosce un unico contributo in letteratura sull’utilizzo della venlafaxina, un antidepressivo di nuova generazione con attività mista noradrenergica e serotoninergica. Anche la venlafaxina ha dimostrato di essere efficace nel trattamento del DPTS. In un case report su un soggetto di cinquant’anni, veterano del Vietnam, con diagnosi di DPTS (DSM-IV) e depressione maggiore, resistente al trattamento con altri farmaci si è osservato che la somministrazione di venlafaxina (dosaggio di 225 mg/die) produceva un miglioramento del tone dell’umore, una riduzione dell’ansia, un miglioramento della qualità e della quantità di sonno, una diminuzione dell’evitamento e dell’irritabilità, un miglioramento della startle response[43]

Il Nefazodone sembra avere una buona efficacia e tollerabilità, con relativamente scarsi effetti collaterali gastrointestinali e sessuali; produce un precoce e sostanziale miglioramento del sonno[44]; più di uno stimolo riposta un miglioramento della qualità della vita, anche per quanto riguarda la funzione sessuale[45]. La sua efficacia sembra equivalente sui tre cluster sintomatologici del DPTS: in due studi[46] , il farmaco sembra agire in maniera più accentuata sull’hyperarousal.

Un unico studio in aperto esiste, a nostra conoscenza, sul trattamento del DPTS con il bupropione, farmaco che inibisce selettivamente il reuptake della dopamina, ha una scarsa affinità per i recettori serotoninergici ed esercita attività inibitoria sul firing della norepinefrina da parte delle cellule del locus coeruleus[47]

Neurolettici

I farmaci antipsicotici non sono considerati utili nel trattamento del DPTS, se non come terapia aggiuntiva.

Tre recenti contributi aneddotici della letteratura indicano la possibilità dell’utilizzo del rispondente: tale farmaco sembra avere una buona azione sul cluster sintomatologico della riesperienza del trauma (flashback, incubi, pensieri intrusivi)[48]. Inoltre, grazie alla sua documentata efficacia nel ridurre l’aggressività[49] il risperidone può essere utile per controllare aspetti comportamentali, frequenti nei pazienti con DPTS[50].

L’olanzapina, antipsicotico atipico con proprietà serotoninergiche, ha mostrato, negli studi condotti negli ultimi anni, un effetto positivo nel trattamento del DPTS. Petty e al.[51] in uno studio clinico aperto, condotto su veterani di guerra, hanno osservato che l’olanzapina è efficace su tutti e tre i cluster di sintomi del DPTS. In uno studio più recente, effettuato su veterani di guerra con DPTS non responsivi a trattamento con SSRI, si è osservato che i pazienti trattati con olanzapina come aggiunta presentavano un miglioramento significativo nel punteggio della CAPS-2 e nei disturbi del sonno rispetto i pazienti riceventi il placebo[52].

La quetiapina, dato il suo spettro di azione, risulta utile sia nel trattamento dei disturbi del sonno correlati al DPTS, sia su tutti i sintomi del DPTS. [53]

Vi è un solo caso in letteratura di trattamento con clozapina: l’impiego di questo farmaco, in un paziente (veterano del Vietnam) con una storia di sintomi di DPTS e che soddisfaceva i criteria per una diagnosi di psicosi non altrimenti specificata ( con allucinazioni visive e uditive, disturbi del pensiero e ideazione paranoide), ha determinato un miglioramento non solo dei sintomi psicotici, ma anche dei sintomi del DPTS[54].

In due casi singoli, si è mostrato l’effetto positivo dello ziprasidone su due veterani di guerra con DPTS senza sintomi psicotici che non avevano risposto alle precedenti terapie farmacologiche (SSRI, venlafaxina, IMI, risperidone, carbamazepina).

I pazienti trattati con ziprasidone hanno presentato un miglioramento sia dei sintomi del DPTS (re-experiencing-flashback, sintomi intrusivi-iperarousal), sia dell’umore.[55]

Benzodiazepine

Le benzodiazepine sono state ampiamente utilizzate nel trattamento del DPTS, disturbo classificato all’interno dei disturbi d’ansia e in cui spesso è presente una comorbilità con ansia generalizzata, attacchi di panico e depressione.

L’alprazolam che ha mostrato di avere proprietà antiansia, antipanico e antidepressive[56], sembrava dare buone garanzie per il suo impiego nel DPTS. I pochi studi a nostra disposizione indicano però una scarsa efficacia di tale farmaco e, in generale, delle benzodiazepine. L’effetto terapeutico dell’alprazolam nel DPTS è limitato ad una riduzione della componente ansiosa, senza alcun effetto sulla sintomatologia specifica[57].  Alprazolam e clonazepam sembrano non avere effetti, se non addirittura peggiorare, le risposte di paura.[58]

Contrariamente a quanto teorizzato da alcuni autori[59], oltre alla dimostrata inefficacia dell’alprazolam[60] in pazienti con DPTS cronico e refrattari ad altre terapie, le benzodiazepine a potenza elevata, quali alprazolam e clonazepam, si sono mostrate prive di effetti benefici sul corso della malattia, anche se somministrate precocemente[61]. Alcuni autori suggeriscono che l’impiego di farmaci ipnoinducenti, nel periodo immediatamente successivo al trauma, con lo scopo di garantire un sonno adeguato, in pazienti con un quadro acuto di risposta all’evento: un miglioramento del sonno in queste fasi precoci sembrerebbe contrastare la genesi e il mantenimento dei sintomi della sindrome post-traumatica da stress.

Non è da sottovalutare, inoltre, che l’uso di benzodiazepine induce dipendenza, elemento che rende molto difficile la gestione del farmaco in questo gruppi di pazienti, che spesso abusa di alcol, droghe o farmaci. Alcuni studi, inoltre, indicano che l’uso di benzodiazepine in pazienti che abusano di sostanze aumenta il rischio di sviluppare comportamenti violenti.[62] Una terapia a lungo termine con alprazolam espone i pazienti a sintomi di astinenza al momento della sospensione del farmaco, con un aggravamento delle condizioni cliniche, in alcuni casi, notevole[63].

Un accenno va fatto ad un farmaco ansiolitico non benzodiazepinico: il Buspirone.  Esistono alcuni studi che indicano il buspirone come un potenziale agente farmacologico per il DPTS[64], tuttavia i campioni considerati sono troppi limitati e i dati disponibili non permettono considerazioni conclusive.

Stabilizzatori dell’umore. Anticonvulsivanti

Gli stabilizzatori dell’umore – litio, valproato di sodio, carbamazepina, clonidina – sono stati sperimentati nel trattamento del DPTS, con studi in aperto. I risultati di tali studi indicano, genericamente, che questi farmaci riducono l’irritabilità e migliorano il controllo degli impulsi nei pazienti con DPTS.

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di Silvia Bartolomucci

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Questo articolo non è da intendersi come sostituto di trattamento medico o psicologico, consultare sempre il medico per la gestione del trauma.

 

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