Fritz Perls: biografia del padre della Terapia della Gestalt

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Fritz Perls: Biografia

La Terapia della Gestalt è una sintesi specifica coerente, un tutto assai diverso dalla somma delle parti. Essa deve la sua nascita alle intuizioni geniali e alle crisi caratteriali di colui che ha diritto di esserne considerato il fondatore: Fritz Perls. Essa è stata anche ampiamente modellata da Laura Perls e da Paul Goodman, come pure dai loro primi collaboratori e dai seguaci di seconda e terza “generazione”.

Perls rappresenta un vero e proprio “enfant terrible” della psicoanalisi, in quanto capace di mostrarsi egoista, narcisista, orgoglioso e taccagno; impulsivo, collerico e paranoico, “perverso polimorfo” sul piano sessuale, seduttore impenitente, istrionico, esibizionista, guardone; si era dato anche all’LSD e ad altre droghe psichedeliche, fumava 3 pacchetti di Camel al giorno; fu un cattivo figlio, misero marito e padre indegno; sul piano professionale lui stesso si riconosceva come medico psicanalista e scrittore oscuro.

Tuttavia non è possibile contestare il genio di Fritz, il suo acuto senso di osservazione, la sua intuizione spesso sorprendente, la sua vasta cultura, la sua creatività e la sua vitalità esuberanti, il suo comportamento quotidiano sottilmente provocatorio. MA tutti sono d’accordo nel riconoscere la sua vera arte nel capire al primo colpo il principale problema esistenziale di ciascuno dei suoi clienti.

Ebbe una vita molto movimentata sia per quanto riguarda i sentimenti interiori sia per quel che riguarda il suo comportamento esteriore, le sue relazioni sociali e i suoi spostamenti geografici.

Germania

Nel 1893 nasce in Germania, estratto con il forcipe dopo una difficile gravidanza, in un ghetto ebreo alla periferia di Berlino.

Il padre, negoziante di vini, poi rappresentante presso Rotshild è spesso in viaggio per motivi di lavoro, il che favorisce le sue occasioni di infedeltà. Affascinante, seducente, collerico, violento, orgoglioso. Membro della franco-massoneria, sogna di diventare Gran Maestro della propria loggia.

La madre, ebrea praticante, di origini piccolo borghesi rispetta le tradizioni Kasher e il rituale del Sabato. Appassionata dell’ opera e del teatro.

La coppia vive un clima di conflitto permanente con frequenti litigi e scontri fisici.

La sorella maggiore è quasi cieca, iperprotetta dalla madre, il che rende Fritz assai geloso e aggressivo verso di lei. Non verserà una lacrima quando morirà con la madre in un campo di concentramento.

La seconda sorella è un autentico “maschio mancato”, molto vicina a Fritz, abiterà con lui e sua moglie per circa 10 anni, facendo loro da “domestica”.

Fritz sviluppa un odio intenso nei confronti del padre, giunge a dubitare di esserne il figlio. Il padre lo insulta e lo tratta malissimo al punto che interromperanno i rapporti e non andrà ai suoi funerali. Per tutta la vita Fritz si mostrerà ostile vero qualunque figura paterna, tra cui Freud.

1903, a dieci anni diventa sempre più insopportabile. Rifiuta di studiare, fa baccano a scuola, falsifica i voti, fruga tra gli oggetti del padre sbircia sotto gli abiti delle donne. La madre lo picchia e lo prende a frustate ma lui taglia le cinghie della frusta e tira oggetti alla madre.

1906 espulso da scuola per condotta inqualificabile e viene iniziato da un amico alla masturbazione e incontra una prostituta.

Il padre lo colloca come apprendista in una pasticceria ma l’anno successivo riprende gli studi e si iscrive in una scuola molto liberale focalizzata sugli alunni più che sui programmi. Qui sviluppa la sua passione per il teatro. Durante l’adolescenza segue corsi di arte drammatica e reciterà anche quando sarà studente di Medicina a Berlino.

1914 (scoppio della guerra) riformato per malformazione cardiaca è assegnato ai servizi ausiliari

1915 a 22 anni si arruola come volontario nella Croce Rossa

1916 mandato al fronte in Belgio, prende parte alla guerra di trincea in condizioni traumatizzanti, vede i suoi compagni uccidere a martellate i soldati nemici storditi dal gas. In quanto ebreo viene perseguitato e mandato negli avamposti più pericolosi dove viene gassato e ferito alla fronte dallo scoppio di un obice. Rimpatriato e ricoverato in ospedale, porterà a lungo i segni di questa serie di traumi giungendo a manifestare segni di depersonalizzazione e di totale indifferenza all’ambiente.

1920 dopo la guerra, riprende gli studi e si laurea in medicina a 27 anni anche se il teatro resta il suo principale interesse. Frequenta i circoli anarchici e avrà una forte attrazione per gli emarginati. La terapia della Gestalt rimarrà segnata da questa ostilità a lasciarsi rinchiudere nelle norme borghesi.

Tra il 1923 e il 1924 va a New York nella speranza di ottenere l’equivalente americana della sua laurea tedesca ma incontra gravi difficoltà linguistiche e mal sopporta la competitività della metropoli. Rientra in Germania senza il suo titolo e fortemente critico verso la cultura americana.

1925 (32 anni) abita ancora con la madre, manca di sicurezza: è sporco, curvo, disprezzato dal padre, “spento” in un torpore cronico fin dal suo rientro dalla guerra. Dubita della sua potenza sessuale e si definisce “abbrutito dalla masturbazione”. Conosce Lucy, donna sposata che lo seduce in 10 min. su un letto di ospedale e gli fa sperimentare, in seguito, un ricco assortimento di variazioni erotiche (amore a 2, 3,4, esibizionismo, voyerismo, omosessualità ecc.). Lei infatti si dimostra pronta alle esperienze più azzardate e lui gode nel trasgredire ogni tabù.

1926 sente il bisogno di fare il punto su tutte queste nuove emozioni che lo eccitano e lo colpevolizzano contemporaneamente e intraprende una psicoanalisi con Horney. Questa esperienza lo conquista e decide di diventare a sua volta psicoanalista.

1927 a Francoforte prosegue l’analisi con Clara Happel, che nel giro di un anno (proprio quando lui non ha più un soldo) dichiara che la sua analisi è terminata e gli suggerisce di intraprendere la sua carriera di psicoanalista. Fritz va quindi a Vienna dove riceve i suoi primi clienti sotto la supervisione di Helene Deutsch, celebre “femmina di ghiaccio”.

1928 torna a Berlino come psicoanalista, riprende un terzo ciclo di analisi con Eugen Harnik, psicoanalista ortodosso circa l’astinenza, poiché favorisce la neutralità e coltiva la frustrazione fino ad evitare di salutare i clienti stringendo loro la mano e non pronuncia più di una frase alla settimana e per comunicare la fine della seduta si limita a raschiare il pavimento con le scarpe (morirà in manicomio!). Per 18 mesi Perls segue la sua analisi quotidiana con Harnik che vietava (conformemente ad un principio in uso in quegli anni) di prendere qualsiasi decisione importante durante la cura. Così quando Perls comunica la sua intenzione di sposarsi, Harnik lo minaccia di interrompere l’analisi e Fritz coglie l’occasione al balzo per liberarsi del suo analista.

1929 sposa a 36 anni Lore (Laura) che ha 12 anni meno di lui.

1930 intraprende una quarta analisi con W.Reich, sentendosi finalmente capito ed energizzato. Nutre grande ammirazione per Reich che si interessa maggiormente al presente che agli “scavi archeologici” della prima infanzia. In effetti si rende conto che spesso al termine di un’analisi l’origine e il significato inconscio di un sintomo sono stati chiarificati… ma il sintomo non è affatto sparito! Egli cera quindi di individuare processi di guarigione, conduce un’analisi attiva non esitando a toccare il corpo dei pazienti per attirarne l’attenzione sulle tensioni della loro “corazza caratteriale”. (Reich sarà espulso dalla Associazione psicoanalitica internazionale nel 1934).

1931 nasce la prima figlia di Perls, ne è contento perché credeva di essere sterile. Sarà molto vicino alla piccola fino alla nascita del secondogenito, dopodiché li trascurerà entrambi fino alla morte.

Nel 1933 con l’ascesa del nazismo e le leggi razziali Perls lascia la Germania e si rifugia in Olanda, lasciando tutti i suoi beni, ma non ottiene il permesso di lavoro ad Amsterdam e grazie ad un amico ottiene un posto in Sudafrica.

Fritz Perls in Sudafrica

1934 si stabilisce a Johannesburg dove fonda l’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi. Sia lui che la moglie hanno numerosi clienti in trattamento e numerosi allievi. Diventano rapidamente ricchi e famosi, conducendo una vita borghese e mondana. In questo periodo Fritz continua a rispettare le rigide norme della psicoanalisi: 5 sedute a settimana di 50 min ciascuna senza alcun contatto con i clienti. Dirà più tardi che si sentiva “un cadavere calcolatore”.

1936 ha luogo il Congresso Internazionale di Psicoanalisi di Praga, per quella occasione aveva preparato una sua comunicazione su “le resistenze orali” che voleva presentare a Freud. MA l’accoglienza glaciale di Freud costituì per lui un trauma da cui non riuscì più a riprendersi. La seconda delusione fu l’incontro con Reich che a stento lo riconobbe e che non si interessò affatto al suo percorso. Terzo shock la gelida accoglienza dei suoi colleghi psicoanalisti alla comunicazione che aveva preparato sull’importanza dell’oralità e delle modalità di ingestione del nutrimento da parte del bambino, che costituiscono il primo modello del suo futuro rapporto con il mondo. Egli metteva in parallelo la fame-istinto di conservazione dell’individuo con la sessualità-istinto di conservazione della specie; il “bisogno” e il “desiderio”.

1940: sviluppa questa tesi e completa la stesura del suo libri “EGO hunger and Aggression” in collaborazione con sua moglie e in cui compaiono alcuni concetti che sono alla base della Terapia della Gestalt: l’importanza del momento presente, del corpo, la ricerca di un approccio più sintetico che analitico, olistico dell’organismo e del suo ambiente. Tesi “eretiche” per la psicoanalisi ma che risentono del clima culturale che respirava in Sudafrica.

1942 si arruola come Ufficiale medico, prestando servizio come psichiatra per 4 anni in Sudafrica. La sua assenza da casa moltiplica le sue avventure sentimentali si disinteressa di moglie e figli, con i quali è spesso violento, riproducendo i comportamenti del suo stesso padre.

NEW YORK

1946 Perls abbandona tutto e parte alla volta di New York. Qui non apprezza l’agitazione e la competizione, inoltre viene accolto piuttosto male dagli psicoanalisti ortodossi che gli rimproverano le sue idee devianti e il suo comportamento asociale, perfino provocatorio. Perls è sporco e disordinato, non rispetta le regole sociali di buona educazione e rimorchia sfacciatamente anche tra i suoi stessi clienti sia uomini che donne. Nonostante ciò ottiene l’appoggio della sua ex analista Horney, di E.Fromm e di Clara Thompson. Si costituisce così una nuova clientela e un anno dopo la famiglia lo raggiunge a N.York. Qui prosegue la sua carriera psicoanalitica fino al 1951 anno in cui pubblica il testo collettivo Terapia della Gestalt.

Perls continua ad usare il divano e continuerà a ricorrervi anche durante i suoi primi anni di terapia della Gestalt, esattamente come faceva, del resto anche Reich. Tuttavia si va interessando sempre di più alla terapia di gruppo, cui consacrerà in seguito la parte essenziale della sua attività, fino a considerare la terapia individuale “obsoleta” (occorre rinunciare alle terapie individuali e alle terapie prolungate).

Parallelamente all’attività terapeutica Perls riprende a frequentare gli ambienti artistici e bohemiens, gli intellettuali di sinistra, anarchici e ribelli e soprattutto gli attori del Living Theater che come lui sostengono l’espressione diretta di ciò che è sentito qui ed ora attraverso un contatto spontaneo con il pubblico piuttosto che il tradizionale tirocinio fondato sulle ripetizioni.

Tutti questi personaggi manifestano una grande libertà di costumi e la maggior parte pratica apertamente la bisessualità e la sessualità di gruppo, cercando di esplorare i propri limiti e di violare quelli posti dalla società. Qui Perls conosce Goodman, poeta e scrittore anarchico, che Lore prende dapprima in terapia e poi in formazione e che diverrà uno dei pensatori della nuova scuola.

1950 si forma il Gruppo dei sette che comprende: Isadore From, P. Goodman, P.Weisz, Shapiro, Eastman, e i coniugi Perls.

1951 esce la “Terapia della Gestalt”

1952 Fritz e Laura Perls creano il Primo Istituto di Gestalt a New York, seguito nel 1954 da quello di Cleveland. Fritz ne lascia la gestione alla moglie, a Goodman e Weisz mentre lui inizia un tour degli USA per divulgare il suo nuovo metodo che per i primi 15 anni trova eco assai modesta. In questi viaggi ha modo di incontrare eminenti terapeuti da cui prende in prestito concetti e tecniche tra cui Selver, Moreno (psicodramma e monodramma), Ron Hubbard (fondatore di Scientology, che sostiene la catarsi emozionale dei traumi passati rivissuti nel presente e insiste sull’assunzione di responsabilità di ogni individuo per i propri sentimenti).

Perls in questo periodo ancora non ha immaginato il procedimento della “sedia bollente” e lavora secondo modalità verbali. Il suo procedere a tastoni è duramente contestato dai suoi colleghi puristi della Gestalt (Laura Perls e Goodman)

FLORIDA

1956 Perls è scoraggiato di predicare nel deserto ed è stanco del suo rapporto coniugale. Ha 63 anni ed è malato di cuore, sogna di ritirarsi per finire i suoi giorni a Miami. Si stabilisce lì da selvaggio, ignorato da tutti, depresso in un appartamentino in affitto. Qui anima qualche gruppo di tanto in tanto, ma non ha amici, rinuncia a qualunque attività sessuale per timore di una crisi cardiaca

1957 una delle sue clienti, Marty Fromm (32 anni) è in terapia con lui 4-5 volte alla settimana, è timida, nevrotica e frigida, non fa mai l’amore con il marito. Un giorno dopo una seduta Fritz l’abbraccia e la bacia. Entrambi riscoprono il gusto della vita e diventano amanti appassionati. Perls la definisce la donna più importante della sua vita, la inizia alle gioie del sesso e con lei realizza le sue fantasie più audaci.. proseguendo contemporaneamente la sua terapia e la sua formazione terapeutica.

Alla ricerca di esperienze sempre nuove si dà alle droghe psichedeliche e “viaggia” un giorno sì e uno no con l’LSD o con la psilocibina (estratta da funghi sacri messicani). La sua paranoia cronica esplode in pieno, vuole vivere la sua follia fino in fondo e ritenendosi “fottuto” non rispetta più alcun limite.

Marty non tollera il suo compiacersi nel delirio e nella psicosi e soprattutto la sua gelosia patologica. Per di più Perls subisce due interventi (emorroidi e prostata) e Marty lo lascia per un amante più giovane.

19591960 Perls ricomincia un suo periodo di vagabondaggio, si reca in California, vive a Los Angeles da barbone senza fissa dimora, fino a che Simkin non lo convinse a smettere con la droga.

Nel 1962-63 (70 anni) intraprende un giro del mondo che lo porta in Israele presso un villaggio di giovani artisti beatniks. Affascinato dal loro modo di vivere: non fare nulla e non sentirsi colpevoli.

In Giappone vive per 10 mesi in un monastero zen nella speranza di poter assaporare l’illuminazione. Lo zen lo affascinava in qualità di religione senza Dio, ma era deluso e sorpreso di vedere che prima di ogni seduta bisognava invocare una statua di Buddha e prosternarsi dinanzi ad essa.

Fritz Perls ad Esaren

1963, dicembre. Perls incontra Michael Murphy, che aveva ereditato una magnifica proprietà in Big Sur caratterizzata dalla presenza di sorgenti di acqua calda solforosa. Murphy aveva battezzato quel luogo ESALEN, dal nome di una tribù indiana che vi si recava per le cerimonie rituali.

Murphy e Richard Price sognavano di farne un “centro di sviluppo del potenziale umano”, ma dopo 2 anni che ospitavano rinomati conferenzieri sembrava più una locanda che un centro internazionale per seminari di alto livello. Fu soprattutto Perls che portò Esalen alla celebrità ed Esalen lo ripagò trasformandolo in un terapeuta brillante e trionfatore.

1964 Perls si stabilizza ad Esalen ma i suoi primi laboratori di formazione attirano solo pochi partecipanti

1965 (72 anni) molto stanco e malato di cuore, fatica anche a fare poche centinaia di metri. Una fisioterapista, Ida Rolf, lo sottopone a dei massaggi profondi di integrazione strutturale (Rolfing), manipolazioni vertebrali e in breve tempo Perls ritrova una nuova gioventù. I suoi seminari però hanno ancora scarso seguito.

1968 il movimento giovanile dilaga in tutto il mondo e finalmente la società è pronta ad accogliere il messaggio della Psicologia Umanista e della Gestalt. Perls ha 75 anni, la sua fotografia compare su tutti i grandi settimanali americani, tra cui Life. È la sua consacrazione: centinaia di persone si ammassano per vedere il suo “numero”: chiede qualche volontario tra la folla, gli dà un numero progressivo, poi li fa sedere a turno sulla “sedia bollente” e di fronte a una “sedia vuota” e entro pochi minuti individua i loro problemi esistenziali latenti, attraverso i loro atteggiamenti e i loro sogni. Disturbi che avevano resistito ad anni e anni di psicoanalisi sembrano poter sparire per sempre, eppure non si tratta di terapia ma di semplici dimostrazioni!

Specialisti eminenti da ogni parte del mondo giungono ad Esalen: Bateson (ecologia della mente), Lowen (bioenergetica), Bandler (PNL), Grof (psicologia trans personale), Berne (analisi transazionale). Ma Perls continua ad essere irascibile e geloso del successo dei colleghi. Vuole essere il solo e l’unico, incontestato e senza rivali, sogna di inaugurare un Gestalt Kibbuz, comunità in cui sia possibile vivere la Gestalt 24 ore su 24 e dove ci si senta veramente a casa, cercando di realizzare la Gestalt nella vita.

Fritz Perls a Cowichan a Canada

1969 Perls acquista un vecchio motel per pescatori, in riva al lago Cowichan in Canada, dove lo raggiungono una trentina di fedeli discepoli di Esalen. Perls impone la sua legge: “Niente bambini, niente cani!”; nessun disturbatore e lui è il padrone assoluto! Tutti vivono in comunità, partecipando sia al lavoro collettivo che alle sedute di terapia e di formazione. Finalmente è felice e rilassato.

L’inverno 1970, al ritorno da un viaggio di piacere in Europa fa sosta a Chicago per animare alcuni laboratori e lì si spegne per un infarto a 77 anni.

Al suo elogio funebre Goodman lo critica vivamente, ritenendo che avesse tradito la Gestalt, dando luogo ad aspre polemiche. Volenti o nolenti bisogna riconoscere che Perls è il principale creatore e diffusore della Terapia della Gestalt, pur non essendone stato, a rigore, il teorico.

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