comunicazione medico paziente cardiopatia

La comunicazione medico paziente nella cardiopatia

Questo articolo di Daniela Moschetto parla del valore della psicologia e della medicina in supporto al paziente cardiopatico. Il tema la comunicazione medico paziente (cardiopatia)

Perchè la comunicazione medico paziente (cardiopatia) è così importante per i cardiopatici

L’operazione di cuore in genere riguarda pazienti con storie di malattia cronicizzata, come ad esempio utenti che si sottopongono a correzioni chirurgiche mediante by-pass o soggetti che presentano vizi valvolari.

È il medico che dopo la valutazione degli accertamenti espone l’esito dei risultati ed è attraverso le sue parole che il paziente ha la possibilità di elaborare quanto gli è stato comunicato divenendo partecipe e responsabile della decisione di intervenire chirurgicamente. Solitamente però accade che le reazioni che tale decisione suscita nel malato scateni fantasie ed ansie che bloccano il processo di elaborazione e di accettazione della condizione clinica scoperta.

Cosa deve fare il medico quando comunica con un cardiopatico

Il medico può banalizzare o sminuire la situazione mentre a volte i familiari tendono ad oscurare la reale circostanza al paziente, il quale si ritroverà ad affrontare la realtà con l’ingresso in reparto. Il paziente può reagire sviluppando dipendenza o al contrario ignorando il medico, altre volte il malato tenderà a razionalizzare la malattia attraverso l’utilizzo del linguaggio medico (Engard,1973).

Indispensabile risulta indirizzare l’utente verso la giusta informazione e preparazione al fine di sostenere il periodo terapico, preoperatorio e postoperatorio nella massima serenità e quiete mentale possibile.

La relazione medico paziente nelle malattie del cuore

Tra il paziente e il personale medico e sanitario si dovrà instaurare una relazione di maternage, in cui l’anestesista sarà l’ultima persona col quale il soggetto comunicherà prima di risvegliarsi nella sala di rianimazione, col compito non facile di fornire rassicurazione e sollievo, proprio come la madre prima dell’addormentamento (Sansoy,1974).

La scena dell’operazione è spesso descritta come scena di morte-resurrezione e ciò riflette anche l’immagine del chirurgo, intesa come quella di salvatore e/o persecutore (Cottraux,1976).

Valorizzare il rapporto comunicativo col paziente al risveglio

Al risveglio il paziente dovrà collaborare con le figure mediche e sanitarie che lo circondano al fine di aiutarli nelle manovre da effettuare in rianimazione dopo l’intervento. Proprio in questo momento sia le macchine e sia la strumentazione medica assumono tinte sadiche. Analogamente anche i rumori, le luci e le macchine di monitoraggio divengono persecutorie ma vitali: è qui che il personale sanitario deve valorizzare il rapporto comunicativo col paziente.

La cura del paziente cardiopatico nella fase di degenza

Durante la fase di degenza il paziente sente di aver trionfato sulla morte. Quindi di conseguenza può accadere che alcuni reagiscono con positività ritrovandosi vivi nell’affrontare il tutto ed esprimendo euforia e speranza; altri invece si lasciano avvolgere dall’ansia, dallo sconforto e dall’ipocondria.

Spesso, anche dopo la dimissione, il paziente manifesta dipendenza dal cardiologo e dal reparto cercando rassicurazione. La dimissione è vissuta come un abbandono, una perdita della sicurezza e della protezione ricevuta. Sarà attraverso le visite di controllo successive all’intervento e grazie alle rassicurazioni del medico, che si ristabilirà il rapporto di fiducia tra medico e curante (Maria Pierri, Paolo Santonastaso ,1979).

 

 

 

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