La Storia delle Emozioni
Articolo di Giovanna Paoletti
Nella letteratura scientifica e tradizionale, l’idea di una correlazione tra eventi emotivi e malattie, in realtà, viene da molto lontano, soprattutto da quando nel secolo scorso, si è aperto un filone di ricerca in merito allo “stress” e alle sue conseguenze sulla salute. Pionieri di tale filone fu Hans Selye il quale, scrivendo una lettera alla rivista “Nature”, già nel 1936, diede avvio a questo campo d’indagine. Gli studi sullo stress, infatti, iniziati da Selye ma proseguiti successivamente da altri numerosissimi ricercatori, rappresentano i pilastri delle concezioni da cui si è sviluppata la medicina Psicosomatica in tutta la seconda metà del Novecento.
Un contributo fondamentale si ebbe ad opera di Walter Cannon, il quale diede una svolta fondamentale nella comprensione dei meccanismi di funzionamento dell’organismo formulando la teoria dell’omeostasi (Cannon, 1932).
Nel continuo rapporto con l’ambiente in cui è immerso, l’organismo vivente è impegnato incessantemente nel mantenere costanti le condizioni del suo ambiente interno: l’omeostasi quindi è al tempo stesso un mezzo ed un fine per la sopravvivenza degli individui. In questo processo di continuo adattamento, l’organismo interviene sull’ambiente e reagisce ad esso per mantenere l’equilibrio. Cannon identificò tra queste reazioni dell’organismo impegnato nel processo di adattamento una specifica forma che chiamò reazione d’allarme, ovvero una risposta automatica che viene attivata in determinate condizioni .
Egli aveva messo in evidenza, ad esempio, come un incremento della secrezione di adrenalina e noradrenalina da parte della porzione midollare delle ghiandole surrenali avesse una funzione indispensabile, anche negli animali, nel predisporre l’organismo a comportamenti di attacco e di fuga. Tale reazione si accompagna, infatti, all’aumento della pressione sanguigna, all’incremento della frequenza cardiaca, alla vasocostrizione periferica, alla dilatazione pupillare, alla riduzione della salivazione, all’incremento della funzionalità respiratoria, all’aumento della sudorazione, ecc. (Cannon, 1929).
Selye, fu il ricercatore che, apri la strada a tutto il filone di ricerca sullo stress. Secondo Selye, lo stress è “una risposta generale, aspecifica dell’organismo, a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente” (Selye, 1974).
STIMOLO→ | ORGANISMO→ | STRESS |
Nello specifico, la sindrome generale di adattamento descritta da Selye si articola in tre fasi fondamentali.
La prima fase s’identifica con la reazione di allarme scoperta da Cannon e denominata anche da Selye, per l’appunto, fase d’allarme. Essa è caratterizzata dall’attivazione del sistema neurovegetativo, di tipo adrenergico, in cui la secrezione delle principali catecolamine, adrenalina e noradrenalina, permette una rapida reazione del sistema nervoso autonomo simpatico. Adrenalina e noradrenalina, infatti, sono due ormoni secreti dalla midollare del surrene che vengono utilizzati quali mediatori intersinaptici nel sistema simpatico e che permettono un’immediata risposta del nostro organismo allo stimolo stressante.
La fase successiva della Sindrome Generale di Adattamento è chiamata da Selye, fase di resistenza.
Questa fase ha una durata maggiore rispetto alla fase precedente ed è sostenuta da fenomeni endocrini in cui l’ACTH ed altri ormoni adenoipofisari, cioè della porzione anteriore dell’ipofisi, hanno una funzione fondamentale. Se, quindi, nella risposta ormonale immediata della fase d’allarme viene sollecitata la midollare del surrene, nella fase di resistenza è la parte corticale del surrene ad essere interessata, con il rilascio degli ormoni glucocorticoidi, in particolare del cortisolo.
Se la fase di resistenza dura troppo a lungo, si manifesta la terza fase della sindrome Generale di Adattamento, che egli denominò fase di esaurimento, nella quale si assiste ad un vero e proprio sfiancamento delle risorse dell’organismo con una perdita graduale della vitalità stessa e l’insorgenza quindi di malattie.
La teoria di Selye, in ogni caso, aprì la strada ad un ricchissimo filone di ricerca sul significato simbolico e sulla risonanza intrapsichica che determinati stimoli detengono, evidenziando significative variabilità che differenziano risposte di individui diversi nei confronti di uno stesso stimolo.
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