Il modello matematico della Comunicazione di Shannon e Weaver

Il modello matematico della Comunicazione: messaggio, rumore, fonte e destinatario

Valeria Bafera

Per comprendere a pieno l’importanza della comunicazione non verbale, è opportuno riferirci al modello matematico della comunicazione di Shannon e Weaver (1949), di seguito adattato da Bonfiglio (2008) alla comunicazione umana; questo ci permetterà di chiarire cosa avviene all’interno del processo d’interazione e il coordinamento dei vari atti comunicativi.

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Fonte: N. S. Bonfiglio, Introduzione alla comunicazione non verbale, Edizioni ETS, Pisa, 2008, p.9

Immaginiamo due interlocutori che parlano e discutono fra loro scambiandosi informazioni sotto forma verbale e non verbale, quindi avremmo un’interazione tra una fonte (chi parla) e un destinatario (chi ascolta) che si alternano reciprocamente. La fonte comunica con il destinatario attraverso un canale tecnico (telefono, fax, televisione, ecc.) o sensoriale (voce, udito, vista, gesti, ecc.). L’informazione viene, così, codificata dalla fonte e decodificata dal destinatario grazie all’uso di un sistema di comunicazione condiviso dai due comunicanti (per esempio l’uso della medesima lingua parlata). Il destinatario riceve ed elabora quello che la fonte gli invia rimandandogli feedback continui: risposta verbale, oppure segnali che ne indicano la comprensione (per esempio cenni col capo) o l’incomprensione (per esempio facendo cenni con le sopracciglia) o il voler chiudere la conversazione (facendo movimenti del corpo di allontanamento).

Allo stesso tempo, la fonte comunica in maniera ridondante, per evitare che il messaggio arrivi distorto o incompleto al destinatario a causa dell’eccessivo rumore presente nel canale. Così siamo in presenza di un modello circolare in cui i comunicanti si scambiano informazioni utilizzando più canali e, per ciascuno, più sistemi di significazione: per esempio la fonte può dire di essere allegro con un’espressione sorridente e con un tono particolarmente vivace (ridondanza dell’informazione).

Potremmo, inoltre, evidenziare la relazione che si instaura tra un individuo e l’altro mediante l’uso di feedback che permettono di modulare i processi di comprensione reciproca (Toni, 2011).

Questo aspetto è messo maggiormente in risalto nel modello comunicativo di Schramm (1954) derivante anch’esso da quello matematico di Shannon e Weaver (1949), ma incrementato con elementi che pongono notevole importanza ai soggetti umani e al contesto sociale in cui si realizza la comunicazione. Per dar conto della complessità del processo comunicativo, egli parte da un modello lineare, evidenziando l’importanza delle variabili sociali. Anche qui, si nota la presenza di una fonte che, attraverso un processo di codificazione (ovvero di conversione dell’idea in simboli da trasmettere) e di un segnale (contenente il codice simbolico prodotto e trasmesso), invia un messaggio al destinatario, il quale lo riceve mediante un processo di decodificazione (la conversione dei simboli ricevuti, in idee).

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Fonte: Schema adattato da Schramm, 1954, in Toni 2011

Da questo primo modello, ne formula un secondo denotando il contesto sociale in cui avviene la comunicazione, nonché le informazioni condivise nei rispettivi campi d’esperienza, le uniche ad essere realmente comunicate. Passerà, infine, ad un terzo e ultimo modello dimostrando la circolarità del processo comunicativo e la presenza di un processo interattivo tra il ricevente e il mittente, durante il quale entrambi codificano, interpretano, decodificano, trasmettono e ricevono i messaggi in maniera reciproca e simultanea.

comunicazione3Fonte: Schema adattato da Schramm, 1954, in Toni 2011

Lo studio del comportamento non verbale, ha portato a un gran numero di ricerche in letteratura che documenta la complessità dei messaggi non verbali che accompagnano e influenzano le diverse interazioni umane. I soggetti possono essere parzialmente consapevoli dei segnali percepiti o inviati: può, così, succedere che la fonte abbia l’intenzione di comunicare qualcosa utilizzando consapevolmente un codice linguistico, ma non essendo consapevole dei messaggi che sta inviando con il resto del corpo; così come il destinatario spesso potrebbe non cogliere certi segnali perché non ne conosce il significato o perché carente rispetto a certe competenze pragmatiche (Eco, 1975).

Dunque possiamo affermare che, se la funzione della comunicazione concerne la creazione di un significato, il significato funzionale della comunicazione non verbale all’interno del processo comunicativo è connesso allo scopo per il quale i messaggi sono comunicati (informazione, persuasione e altro), insieme all’accuratezza e all’efficienza con la quale vengono comunicati (il tempo e lo sforzo richiesto per comunicare quel determinato significato) (Leathers, Eaves, 2007).

Nei paragrafi successivi saranno elencati nello specifico le diverse funzioni della comunicazione non verbale rispetto al verbale. Per il momento basti sapere che mentre il linguaggio (la comunicazione verbale) svolge la funzione di comunicare informazioni, la comunicazione non verbale assolve quella di comunicare i propri atteggiamenti, gli stati d’animo, le emozioni, divenendo spesso un veicolo importante per la comprensione dell’informazione e migliorando l’efficacia comunicativa (Forgas, 1989). I nostri rapporti con gli altri sono governati dalla qualità dello scambio che attuiamo con loro: se inviamo messaggi confusi, incoerenti, rischiamo di non essere né creduti, né graditi. È, quindi, di grande importanza prendere coscienza di tutti i canali sui quali trasmettiamo, così da poter creare sintonia. In questo senso, il linguaggio non verbale avrebbe un’importanza funzionale nella nostra società, poiché, in una grande varietà di situazioni, i comunicatori possono più facilmente raggiungere il loro scopo comunicativo migliorando l’accuratezza e l’efficacia del loro canale non verbale, comunicando così in modo più efficace e consapevole. Immaginiamo come questo fattore possa essere importante nel delicato processo di scambio che avviene in un colloquio di selezione: diviene indispensabile gestirsi utilizzando con attenzione tutti gli strumenti che la natura e la cultura offrono, evitando trappole emotive (Crimini, Del Pianto, 1999).

Come qualsiasi specie animale, l’uomo è regolato da leggi di tipo biologico che controllano azioni, reazioni, linguaggio del corpo: la cosa affascinante è che raramente questa “specie animale” è conscia che le sue posizioni, i suoi movimenti, i suoi i gesti possano comunicare un certo messaggio, mentre le sue parole ne stanno comunicando un altro del tutto diverso (Pease, 1993). Come osservò tristemente Leonardo da Vinci: “L’uomo medio guarda senza vedere, ode senza ascoltare […] tocca senza percepire […] si muove senza essere cosciente del suo corpo […] e parla senza prima pensare.” In qualche modo potremmo definirlo un invito a raffinare i nostri sensi insieme con la mente e l’esperienza.

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