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Neurobiologia delle emozioni. Cosa succede nel cervello quando proviamo un’emozione

Neurobiologia delle emozioni spiega i meccanismi del cervello quando si attiva un’emozione. Scopri in questo articolo quali aree si attivano e perché

Cosa accade nel cervello quando sperimentiamo un’emozione

Nel 1994 Damasio riprese la teoria di James secondo la quale l’esperienza emotiva dipende dalla struttura fisiologica delle reazioni somatiche. Damasio definisce l’emozione come l’insieme dei cambiamenti degli stati a livello corporeo e cerebrale innescati da un sistema specifico di strutture neurali che risponde a contenuti specifici delle percezioni dell’individuo relative ad un oggetto o evento (Damasio, 1994). La percezione o il ricordo di un determinato evento, processato da specifiche strutture cerebrali, innesca modificazioni periferiche che vengono registrate dal cervello. L’insieme di queste modificazioni a livello corporeo e cerebrale (chiamate risposte somatiche) costituisce l’emozione (Damasio, 1994). Damasio distingue due diverse tipologie di emozioni, primarie e secondarie:

Quali sono le emozioni primarie ed emozioni secondarie secondo Damasio

  • le emozioni primarie, definite da Damasio come emozioni alla James, corrispondono ad una risposta istintiva agli stimoli esterni: innate e automatiche, hanno sede nel sistema limbico
  • le emozioni secondarie sono definite come il passo successivo nell’elaborazione dell’esperienza emotiva cosciente (Damasio, 1994): non sono istintive come le prime, ma sono il frutto di un’elaborazione

Il nostro cervello elabora gli eventi a livello emotivo. La teoria del marcatore somatico di Damasio

L’associazione tra stati somatici ed eventi viene definita come marcatore somatico: mediante gli stati somatici (emozioni) l’individuo può “marcare” – ovvero valutare – l’informazione percettiva proveniente dall’esterno. I marcatori non sono innati: si ottengono mediante l’apprendimento emotivo nel corso dell’esperienza, diventano come dei contenitori per tutte quelle reazioni emotive scatenate da determinate situazioni.

I marcatori non sono solo la base delle nostre valutazioni, ma indirizzano anche le nostre scelte future: le risposte somatiche possono anticipare il risultato di una scelta. Questa teoria è stata verificata sperimentalmente mediante l’Iowa Gambling Task (IGT): il soggetto deve scegliere una carta tra quattro mazzi di carte, ma non sa che due mazzi sono vantaggiosi (fanno vincere, ma anche perdere, modeste somme di denaro) e i restanti mazzi sono svantaggiosi (fanno vincere somme ingenti di denaro ma fanno anche perdere delle cifre molto alte). La prova giunge al termine dopo che il soggetto ha scelto la sua centesima carta.

I risultati dell’esperimento mostrano che i soggetti normali tendono a scegliere un numero maggiore di carte nei due mazzi vantaggiosi: Damasio aggiunge che dopo alcuni tentativi si instaura un allarme inconscio quando il soggetto sceglie di prendere la carta da uno dei mazzi svantaggiosi. Ci sono poi alcuni individui che continuano a scegliere le carte dai mazzi svantaggiosi: in loro l’allarme inconscio è assente, una condizione che viene associata a lesioni a livello dell’amigdala o della corteccia prefrontale. Damasio descrive alcuni pazienti con lesioni dell’amigdala come incapaci di provare paura: possono trovarsi in una situazione estremamente pericolosa senza rendersene conto. L’incapacità di prendere decisioni, di risolvere i problemi e di mantenere una corretta condotta sociale viene riscontrata da Damasio in coloro che hanno subìto una lesione a livello della corteccia prefrontale.

Il circuito di Papez spiega come le emozioni funzionano secondo la neurobiologia delle emozioni

Tutti questi dati sono stati resi possibili mediante l’introduzione degli strumenti di neuroimaging, cioè l’insieme delle tecnologie che ci consentono di misurare il metabolismo cerebrale in modo da capire se ci sono determinate associazioni tra funzioni mentali e strutture anatomiche.

Successivamente Papez avanzò l’ipotesi secondo la quale ipotalamo, talamo anteriore, giro angolato e ippocampo costituiscono i centri di controllo dei processi emotivi (Papez, 1937): l’insieme di queste strutture venne quindi chiamato circuito di Papez.

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Il ruolo di amigdala ed ippocampo nella neurobiologia delle emozioni

Negli anni successivi, il circuito di Papez venne integrato con altre regioni quali l’amigdala, i nuclei del setto, le porzioni della corteccia fronto-orbitaria e le porzioni dei gangli della base: l’insieme di queste strutture venne definito da MacLean (1949) come sistema limbico. Il sistema limbico venne considerato come il principale centro dell’elaborazione e regolazione delle emozioni, data la localizzazione delle aree di questo sistema si sviluppò il concetto che l’emozione fosse un comportamento prodotto a livello sottocorticale (Feldman, 2008). In questo sistema ci sono due strutture che rivestono un ruolo fondamentale: l’ippocampo e l’amigdala.

L’ippocampo svolge un’azione regolatrice sul sistema nervoso autonomo (SNA), funzione fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi del nostro organismo. L’amigdala, localizzata nel lobo temporale, è fortemente coinvolta nel processo emotivo in quanto fornisce un collegamento tra la percezione di uno stimolo elicitante e il ricordo di quello stimolo in un secondo tempo (Adolphs, 2002). Se, per esempio, siamo stati attaccati da un pit bull, l’amigdala elabora quelle informazioni e ci porta a reagire con paura quando ci ritroviamo nuovamente di fronte a un pit bull: un esempio classico di una risposta di paura condizionata (Feldman, 2008).

Giulia Fenili è l’autrice di questo articolo.

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