Ninfomania, l’ossessione sessuale nella donna: sintomi e criteri

Anzitutto è fondamentale precisare che per quanto riguarda l’aumento morboso dell’istinto sessuale nella donna, si parla di Ninfomania; mentre per l’uomo, il termine utilizzato è Satiriasi.

Entrambi i termini oggi non vengono più utilizzati in ambito scientifico e sono stati sostituiti appunto, dal concetto di Ipersessualità.

Le radici della dipendenza sessuale nella donna, benché simili, non sono identiche a quelle degli uomini. Infatti da un punto di visto neurobiologico, il cervello femminile presenta fin dalla nascita una maggiore propensione alla connessione con l’altro e all’empatia (Baron-Cohen, 2005), rendendo le donne più vulnerabili biologicamente alla dipendenza sessuale, in particolare se si verifica un trauma relazionale precoce che intacca l’attaccamento sicuro.

Un attaccamento inadeguato nega al bambino la co-regolazione emotiva di cui ha bisogno ed inoltre, arresta anche la creazione fisica delle strutture neurali, addestrando il sistema nervoso a rispondere allo stress con il panico o la dissociazione.

La dipendenza sessuale femminile infatti è stata concettualizzata come un disturbo della regolazione causato da un disordine dellattaccamento (Ferree, 2012): a causa del trauma relazionale, le funzioni esecutive dell’autoregolazione e dell’auto-monitoraggio non vengono mai pienamente attivate e la bambina diventa incapace di auto-riflessività, auto-differenziazione e consapevolezza somatica. In età adulta la donna cercherà il sesso come sostituto all’amore, poichè durante l’arousal sessuale la corteccia orbitofrontale mediale (responsabile dell’auto-riflessione) è disattivata e lo stato mentale risulta alterato (Volkow & Fowler, 2000; Sayin, 2011).

Inoltre la stragrande maggioranza delle dipendenze sessuali femminili, come quelle maschili, ha subìto una qualche forma di abuso durante l’infanzia.

In uno studio di Carnes (1991) l’81% dei dipendenti sessuali era stato abusato sessualmente, il 72% fisicamente, il 97% emotivamente.

Un’altra esperienza comune nelle dipendenze sessuali maschili e femminili è il trauma infantile dell’abbandono (Laaser, 2004) inteso in senso ampio: divorzi, malattie, morte, assenza genitoriale o semplice negligenza di cure, che lasciano il bambino/a con bisogni di base insoddisfatti, competenze relazionali disfunzionali, paura dell’intimità e capacità comunicative e di soluzione dei conflitti ridotte (Earle & Crow, 1998).

Sebbene i fattori traumatici conservino una certa omogeneità tra i generi, i fattori culturali impattano in maniera differente su uomini e donne: in particolare assume rilievo la contraddittorietà presente nella società contemporanea che promuove un’immagine di donna seduttiva ed erotizzata e contemporaneamente si mostra sprezzante nei confronti delle donne che agiscono con una sessualità più compiuta o trasgressiva.

McDaniel (2012) ha identificato quattro credenze condivise dalle donne e derivanti dalla cultura patriarcale occidentale:

  1. “devi essere buona per essere degna d’amore”;
  2. “se sono sessuale, sono cattiva”;
  3. “non sono una vera donna a meno che qualcuno non mi desideri sessualmente o sentimentalmente”;
  4. “devo essere sessuale per essere amabile”.

Le donne devono dunque trovare il proprio personale equilibrio tra istanze culturali conflittuali e, in alcuni casi, il loro desiderio di essere amabili le spinge a scegliere l’ipersessualità o la dipedenza affettiva (Ferree, 2012).

Articolo di Sharon Invigorito

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