Perché gli uomini mentono

«Posso solo suggerire che chi vuole combattere la falsa coscienza e destare la gente ai suoi veri interessi ha molto da fare,
perché il sonno è molto profondo. Ed io non intendo fornire una ninna-nanna, ma semplicemente entrare furtivamente e osservare il modo in cui la gente russa».
Erving Goffman

Per amore o per odio, perché siamo coraggiosi o vili, astuti o poco intelligenti, diciamo bugie per una quantità di motivi molto ampia ed è
difficile aspettarsi di sapere tutta la verità su di esse. “E’ stata una serata veramente stupenda”. C’è forse qualcuno che non abbia pronunciato una frase simile anche dopo aver trascorso una serata incredibilmente noiosa?

Anche la parola “ti amo” suona stupenda alle orecchie degli innamorati eppure quando una storia si conclude è possibile sentirsi accusati di aver mentito per tutto il tempo della storia. «Agli occhi di un marziano gli esseri umani possono apparire ben strani: passano circa l’ottanta percento del loro tempo in silenzio e impiegano la metà del tempo che passano parlando per scambiarsi messaggi in qualche modo bugiardi» (Anolli, 2003).

Perché si mente? Alla luce delle ricerche più recenti condotte nell’ambito della psicologia si può ritenere che la menzogna costituisca una strategia essenziale per la sopravvivenza in numerose specie animali (quella umana compresa) che si manifesta in vari modi: dal mimetismo e camuffamento alla menzogna tattica degli scimpanzé, agli stratagemmi più diabolici architettati da alcuni esseri umani. Tale strategia, di natura squisitamente sociale, è associata in modo vincolante alla gestione delle risorse fisiche e psicologiche.

Si pensi all’inganno di Giacobbe che, per avere la benedizione del padre Isacco al posto del fratello Esaù, si pone delle strisce di pelle di capretto sulle braccia per essere peloso come il fratello. Si pensi a Ulisse e ai suoi inganni esemplari nei confronti di Polifemo o ai
suoi stratagemmi bugiardi con i Proci. Si pensi alla catena di menzogne e di doppie menzogne dette dalle spie in tempo di guerra e di pace (Ibidem).

La scelta delle tematiche esposte ed analizzate nel mio elaborato è stata dettata principalmente dal mio interesse per la ricerca della verità e della mia passione per il mondo dell’investigazione.

Il presente lavoro non pretende di esaurire le molte prospettive da cui si può guardare alla menzogna, né vuole essere un manuale di istruzioni su come ben mentire o scoprire chi inganna. Più semplicemente vuole offrire una sintesi critica delle conoscenze più recenti maturate nell’ambito della psicologia sociale.

Il punto di vista adottato è quindi quello psicologico, anche se saranno inevitabili i riferimenti alla disciplina sociologica. Nel primo capitolo, dopo una panoramica sulle varie tipologie di menzogne, l’elaborato si presta ad esplorare gli aspetti e i processi dell’attività
menzognera e ingannevole, dei modi con cui si organizza e si pianifica una menzogna nella propria mente, ai modi con cui la si dice, ai modi e sistemi per scoprirla.

Nel secondo capitolo vengono descritte le tecniche di riconoscimento della menzogna attraverso l’analisi dei metodi della comunicazione non verbale, verbale e fisiologici.

In conclusione, nel capitolo finale, sono illustrate le principali modalità per formulare domande di approfondimento finalizzate a mettere in luce il vero e ad avere il maggior numero di informazioni possibili.

L’auspicio è che la vostra lettura possa essere occasione per comprendere in modo consapevole l’intrico nascosto e le sottigliezze astute che qualificano l’arena delle relazioni umane.

Articolo di Rossella Cataleta

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