Psicologia Criminale applicata al Caso Sarah Scazzi

sarah scazzi

Sarah Scazzi era una ragazzina di 15 anni che il 26 agosto 2010 venne uccisa dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano e di cui venne poi occultato in cadavere dallo zio Michele Misseri in un pozzo in contrada Mosca, sempre ad Avetrana. I tre principali protagonisti sono stati condannati all’ergastolo, Cosima e Sabrina, e ad otto anni di reclusione, Michele.

Questo caso è ricco di intercettazioni telefoniche e di messaggistica che, non solo hanno permesso agli inquirenti di incastrare i colpevoli, ma anche di ricostruire il loro profilo psicologico e criminologico e comprendere le motivazioni all’omicidio.

Qui di seguito riporto in particolare cosa accadde la sera tra il 6 ed il 7 ottobre quando venne ritrovato il corpo della vittima nel pozzo di contrada Mosca, dove Michele Misseri lo aveva occultato.

Già il giorno prima del ritrovamento, il 5 ottobre 2010, Sabrina riceve una telefonata da un amico, Alessio Pisello, che le chiede se fosse vero che avevano ritrovato il corpo di Sarah. Sabrina, nel rispondere, sembrava fin troppo certa che il corpo della cugina non sarebbe mai stato ritrovato, infatti non si mostrò assolutamente preoccupata.

ALESSIO: Ehi Sabrì, senti un attimo. Mi è giunta voce che l’hanno trovata. E’ vero? No, eh?

SABRINA: Ma com’è che a te ti arrivano queste voci e a noi non arriva mai niente.

SABRINA: No, non ne ho saputo proprio niente, no. Magari l’avevano trovata! E dove l’avevano trovata secondo loro?

ALESSIO: Verso De Marco, là in un pozzo, dietro casa di Ivano.

SABRINA: No, Ale. Comunque non è niente vero.

 

La mattina del 6 ottobre 2010 Cosima Serrano, Michele Misseri e la figlia Valentina vennero convocati in caserma a Taranto per essere sottoposti ad interrogatorio.

In quella giornata le due sorelle si scambiarono diverse telefonate, partite sempre dal cellulare di Sabrina, che lo usò anche per tenersi in contatto con i giornalisti, come se fosse ossessionata dal voler essere sempre informata su ciò che accadesse dentro e fuori dalla caserma.

Le sue continue telefonate alla sorella non solo avevano lo scopo di informarsi su ciò che accadeva, ma anche quello di suggerire ciò che avrebbero dovuto dire agli inquirenti, come testimonia un SMS inviato da Sabrina a Valentina alle ore 12,30, in cui scrive: “E dite il fatto della zia che ha tanti dubbi sul marito”.

Con queste parole la ragazza sembrava voler in qualche modo far concentrare le indagini sulla mamma di Sarah, che sembrava volersene andare da Avetrana a Milano dopo la morte della figlia, per seguire il marito che lavorava lì.

Di questo le due sorelle continuarono a parlare anche in una successiva telefonata.

SABRINA: sì? E’ venuto coso, Daniele è venuto …

VALENTINA: Beh, e che ha detto?

SABRINA: Eh, ha detto che qua, ha detto, lo è … per lui gli puzzano la zia Concetta con lo zio, ha detto, che secondo me, se dicono qualche cosa non ci parlano del tutto, cioè, non devono tenere pudore di niente, capito? Non lo so.

VALENTINA: Eh, però non è giusto che capitino gli altri in mezzo …

SABRINA: Eh, e che dobbiamo fare?!  … non lo so, appena gli ho detto il fatto della zia Concetta, ha detto: “Allora questa è proprio scema – ha detto -. Come, dopo tutto quello che dice, poi vuole andarsene pure a Milano? – ha detto – beh, a ‘sto punto mi dà pure da dubitare, eh?” … mah, va beh, dai …

Sembra che le due sorelle, sicure di essere intercettate, cerchino di buttare ombre sulla zia Concetta in modo tale da depistare le indagini ed allontanare il sospetto sulla loro famiglia.

A questa seguirono diverse altre telefonate in cui Sabrina sembrava sempre più tesa per l’allungamento dei tempi dell’interrogatorio della madre che era stata chiamata per prima.

In quello stesso giorno, la ragazza fece anche diverse telefonate ai giornalisti, sia per assicurarsi se ci fossero novità di cui ancora non era a conoscenza, ma anche per, secondo il suo intento, cadere “involontariamente” nel discorso sulla sua presunta “cotta” per Ivano Russo, il ragazzo per cui, secondo molti, Sabrina avrebbe ucciso Sarah, che sembrava essere preferita dal giovane.

La stessa Sabrina, come confermato dalla intercettazioni, raccontava ai giornalisti che Sarah voleva combinare un fidanzamento fra la cugina ed Ivano, quando, invece, dalle indagini risultava il contrario, ossia che la quindicenne fosse contraria in quanto si era resa conto che il giovane faceva soffrire sua cugina.

Nonostante ancora in quel momento non si sapesse nulla della fine di Sarah e di conseguenza ancora nessuno pensava alla pista passionale, Sabrina tentava di mettere le mani avanti in modo da approntare delle scuse circa il suo rapporto con Ivano Russo.

Alle 16,51 un’altra telefonata di Sabrina alla sorella mostra una tensione sempre crescente nelle due riguardo all’allungamento dei tempi dell’interrogatorio della madre, che dura ormai da cinque ore. Sabrina in questa fase pronuncia una frase molto simile a quella rivolta ad una sua cliente, Anna Pisanò, in cui diceva di essere molto più forte e di avere una capacità di resistenza maggiore della madre e del padre nel sopportare le ore infinite di interrogatorio.

Alle 19,13 Sabrina riceve una telefonata di un giornalista de “La Repubblica”, Mario Diliberto, in cui è contenuta un’impressionante sintesi di quelle che saranno poi le dichiarazioni difensive che Sabrina Misseri farà due anni dopo davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Taranto.

DILIBERTO: Ti chiamavo perché non credo di aver scritto mai cose “di tutto di più” come dici tu.

SABRINA: Degli interrogatori sono usciti un sacco di cavolate; diciamo che la maggior parte non è vero … presunti litigi, questo litigio famoso, se fosse veramente un litigio la ragazza il giorno dopo non stava a casa mia […] semplicemente io con Sarah facevo delle riprese com’era giusto visto che stava sempre a casa mia non la potevo viziare, se è piccola, ad esempio, se si metteva il rossetto dicevo: “Mettiti il lucido perché hai 15 anni, per il fatto della scuola, devi studiare”.

E sulla figura della sua amica Mariangela aggiunge:

SABRINA: Mariangela può dire quello che vuole perché lei fa tanto che non vuole parlare con i giornalisti e poi alla fine … può dire quello che vuole, perché io con Mariangela non mi parlo più … quindi lei può dire quello che vuole … Lei sa benissimo che io con Sarah non ho mai litigato, al massimo qualche ripresa, sempre a fin di bene, non questioni di gelosia come si dicono o su Ivano … Mi sono scocciata … Innamorata di Ivano, perché io ho sempre detto che è un bellissimo ragazzo mi piace il modo di fare ma innamorata non sono anche perché se fosse vero non avrei problemi a dirlo perché niente di negativo ad ammettere una cosa del genere… Anzi a me fa dubitare lei casomai, perché a un certo punto anche a lei piace Ivano …

[…]

DILIBERTO: Ma tu che spiegazioni ti dai di questo telefonino che è uscito proprio sul terreno dove ha lavorato tuo padre?

SABRINA: Allora io … il problema è uno: io non so effettivamente ancora al cento per cento se è stato messo il telefonino, io … ecco, se è stato messo … non so se è stato messo per depistare, per incastrare la mia famiglia … io non so se sapevano che doveva andare a lavorare mio padre.

Dopo questa telefonata, come per voler tenere sotto controllo anche i movimenti di coloro che le stanno intorno, Sabrina chiama il suo edicolante per farsi mettere da parte una copia de “La Repubblica”, che sarebbe uscita l’indomani e che avrebbe riportato quanto lei aveva dichiarato al giornalista appena congedato.

Intanto a Taranto veniva sentito Michele Misseri che, dopo una serie di contraddizioni, finalmente confessa agli inquirenti di aver occultato il cadavere della nipote in un pozzo in contrada Mosca, in cui i Misseri avevano dei terreni. La cosa curiosa era che questi stessi terreni erano stati, forse volutamente, dimenticati da Cosima Serrano quando le venne chiesto di elencare le loro proprietà.

Dalla ricostruzione dei fatti che Michele Misseri fece poi agli inquirenti, il tutto può riassumersi così:

Dopo la confessione, Michele Misseri viene accompagnato dagli inquirenti al luogo indicato e, dopo le prime indiscrezioni circa la confessione del padre, Sabrina telefona alla madre la quale, quando ancora nessuno sapeva di contrada Mosca, indica alla figlia proprio quel posto in cui andare a controllare per trovare il padre. Evidentemente Cosima Serrano sapeva già qualcosa, come volutamente aveva evitato di indicare proprio quel posto durante il suo interrogatorio quando le venne chiesto di elencare le proprietà di famiglia.

Il ritrovamento di Sarah Scazzi dopo 40 giorni dal suo omicidio avviene la notte fra il 6 ed il 7 ottobre.

Questo il pozzo in contrada Mosca in cui era stato occultato il cadavere di Sarah Scazzi.

pozzo sarah scazzi

Nel secondo interrogatorio, Michele Misseri ammise di aver ucciso la nipote Sarah perché aveva tentato di abusare di lei. L’aveva soffocata con una corda, poi caricata sulla sua automobile e coperta con un cartone (su cui i Ris rinvenirono gocce di sangue compatibili con quello di Sarah ed anche un’impronta di Sabrina Misseri).

La corda con cui è stata uccisa Sarah Scazzi.

corda sarah scazzi

Michele Misseri ammise inoltre di aver abusato del corpo ormai senza vita della nipote prima di gettarla all’interno del pozzo.

L’uomo si assunse la responsabilità di un omicidio che, come si scoprì in seguito, non aveva commesso e di cui era responsabile solo per ciò che concerne l’occultamento del cadavere.

Le vere responsabili della morte di Sarah Scazzi sono Sabrina Misseri e Cosima Serrano che hanno entrambe ricevuto l’ergastolo in tutti i gradi di giudizio, mentre Michele Misseri è stato condannato alla pena di otto anni per occultamento di cadavere.

L’aver riportato alcuni stralci, ripresi dal testo pubblicato da Nazareno Dinoi[1], delle conversazioni telefoniche o tramite sms fra i protagonisti di questo delitto permette di mettere a fuoco il lavoro che viene svolto dagli esperti forensi, e nel nostro caso da psicologi, psichiatri e criminologi, relativamente alla ricostruzione del profilo psicologico e criminologico dell’autore di un reato a partire da come si muove, come usa, cosa scrive o dice attraverso gli strumenti tecnologici, siano essi pc o telefoni cellulari.

[1]  Dinoi N., Sarah Scazzi. Il pozzo di Contrada Mosca. Cronaca di una notte mai scritta, Barbieri Selvaggi Editori, 2013.

di Maria Esposito

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