Psicologia della Comunicazione: Riassunto

Articolo di Giuseppina Seppini

La comunicazione è un processo attraverso il quale non soltanto si trasmette, si veicola un messaggio, ma impone un comportamento. Implica un impegno e pertanto contribuisce a definire la relazione. Secondo l’impostazione di Bateson ( in Pettigiani, Sica, 2003, pag. 49[1]), nel processo di comunicazione esistono due aspetti, quello di notizia “report” e quello di comando “command” di ogni comunicazione. L’aspetto di notizia di un messaggio (che trasmette i dati della comunicazione), consente il trasferimento dell’informazione e costituisce il contenuto del messaggio della comunicazione tra esseri umani. L’aspetto del comando invece (in riferimento al modo in cui la comunicazione si deve assumere), connota il messaggio che deve essere assunto, ovvero attiene alla relazione tra mittente e ricevente.

Le relazioni patologiche sono caratterizzate da una lotta costante per la definizione della natura della relazione. All’interno delle relazioni sane invece, la componente relazionale della comunicazione, acquista un ruolo secondario. L’aspetto relazionale nelle due differenti tipologie di comunicazione è identico e la capacità di meta-comunicare[2] è influenzata dai differenti modelli di interazione.

L’interazione cumulativa tra individui, può determinare un processo di differenziazione delle norme del comportamento, che Bateson nel 1935 definì “scismogenesi”. La scismogenesi può essere simmetrica o complementare; nella prima i modelli tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro, nella seconda il comportamento del partner completa quello dell’altro secondo due differenti posizioni:

  • one-up, posizione superiore primaria,
  • one-down, posizione inferiore secondaria.

Secondo quindi il quarto assioma della comunicazione di Watzlawick (1971), tutti gli scambi comunicativi possono essere simmetrici o complementari, se fondati sull’uguaglianza o sulla differenza.

La comunicazione può essere studiata includendo tre differenti prospettive di analisi:

  • analisi della sintassi: posto in essere dal teorico dell’informazione, mediante approfondimenti e comprensione inerenti la codificazione, i canali, il rumore, la ridondanza, la capacità e altre proprietà statistiche correlate al linguaggio;
  • analisi della semantica: assumendo come principio che l’interessa primario del processo comunicativo è rappresentato dal significato;
  • analisi della pragmatica: studiando come la comunicazione possa influenzare il comportamento.

Partendo dall’assioma che è impossibile non comunicare, la comunicazione umana può essere scorporata in numerica e analogica. Tra esseri umani, il riferimento a oggetti, può avvenire attraverso due differenti modalità: attribuire un nome, ovvero rappresentarlo mediante un’immagine. L’utilizzo della parola costituisce un impiego arbitrario del termine, si tratta di manipolazioni preordinate secondo la sintassi logica della lingua. Con la comunicazione di tipo analogico, invece, si può far riferimento in maniera più snella e semplice, alla “cosa” che si intende rappresentare. La comunicazione non è solo quella verbale, ma anche non verbale (cinesica, vocale, prossemica e aptica, cronemica) (Verrastro, 2016). Il linguaggio numerico diviene essenziale per il passaggio delle informazioni, quello analogico attiene invece alla relazione. È importante analizzare la comunicazione analogica che si accompagna al discorso, per meglio comprendere il reale messaggio veicolato, ovvero la natura della relazione, che dipende altresì dalla punteggiatura delle sequenze delle comunicazioni tra i gli interlocutori.

5.2 Comunicazione e significato

Nell’analisi dei processi comunicativi diviene essenziale, esplicitare il concetto di significato in senso pragmatico, assolutamente embricato a quelli che sono i processi mentali (rappresentazione, pianificazione, intenzionalità, ecc.), attenzionando altresì quelli che sono i rapporti  tra semantica  (studio del significato) e pragmatica intesa come forma di disciplina che studia l’utilizzo del linguaggio  (Balconi, 2008). Il linguaggio può essere considerato come mezzo per l’agire umano[3] (ibidem).

Il concetto di significato può essere analizzato secondo tre differenti prospettive:

  • semantica vero-condizionale: logico-filosofica o modellistica; il significato ascritto ad una frase ovvero ad una parola, risulta riconducibile al rapporto esistente tra linguaggio e realtà;
  • semantica strutturale: importanza riconosciuta al significato in termini esclusivamente linguistici;
  • semantica cognitiva: il significato viene interpretato come comprensione[4] dell’esperienza, ponendo l’attenzione sia sugli aspetti psicologici, sia sui vincoli referenziali.

 

Il linguaggio non può essere considerato separatamente dai processi mentali che lo hanno generato (funzioni e attività mentali) e che hanno contribuito al suo sviluppo (Clarck EV., 2004). La semantica cognitiva consente una traduzione del significato attraverso una concezione referenzialista e realista, frutto dell’elaborazione cognitiva e della rappresentazione mentale di un determinato oggetto o situazione da parte del soggetto.

Al fine di procedere a una corretta analisi del processo di significazione ei costrutti, bisogna attingere a tre differenti dimensioni (Watzlawick, 1971):

  • una dimensione referenziale: il riferimento è al contenuto dell’esperienza del parlante e da questa alla visione del mondo;
  • una dimensione differenziale: definisce la lingua in quanto sistema complesso di elementi differenti, che possono generare variazioni linguistiche di significato, in grado di influenzare notevolmente la formazione e l’elaborazione dei concetti;
  • una dimensione inferenziale, secondo la quale i significati hanno nei concetti dei corrispettivi, che consentono di categorizzare, rappresentare e definire oggetti e situazioni nella realtà.

 

La comunicazione inoltre contribuisce al soddisfacimento di una serie di bisogni di differenti tipologie:

  • fisici: la presenza o l’assenza dei processi comunicativi, possono incidere in maniera sostanziale sul benessere dell’individuo;
  • psico-sociali: la comunicazione favorisce lo sviluppo degli individui;
  • senso di identità personale: la comunicazione è un processo relazionale; l’essere inseriti all’interno di una rete di relazioni, favorisce il processo di costruzione identitaria:
  • senso di appartenenza a comunità o gruppi: comunicare consente di essere “insieme ad altri” e “parte degli altri”;
  • cognitivi: la comunicazione consente di comprendere e categorizzare la realtà;
  • pratici e strumentali: attraverso i quali è possibile affrontare le esigenze pratiche quotidiane (chiedere ed ottenere informazioni).

 

Attraverso la comunicazione, l’individuo mette in gioco sé stesso e la propria identità, poiché trasmettendo informazioni “comunica” e al contempo mette in comunicazione. È con il processo di comunicazione e con il senso e il significato a essa scritto, che le persone costruiscono, alimentano, mantengono e modificano le relazioni esistenti o ne creano di nuove. La comunicazione, alimenta quel confronto, che consente di valicare, i confini imposti dalle differenze culturali tra le persone, poiché ogni cultura è di per sé multiculturale (Aime, 2004).

[1] Pettigiani M.G., Sica S. La comunicazione interumana. Coppia-piccolo-gruppo-organizzazione. Franco Angeli, 2003, pag.49.

[2]             Ogni comunicazione contiene un aspetto di contenuto e uno di relazione, ove il secondo contribuisce a classificare il primo, connotando quindi il messaggio in quanto comunicazione.

[3]             Balconi Michela. (2008) Neuropsicologia della comunicazione. Spriger Verlag. Pag. 165.

[4]             Semantica della comprensione: studio dei processi di comprensione ed interpretazione dei significati.

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