Psicologia dell’Autoritratto: interpretazioni e dintorni

LA PSICOLOGIA DELL’AUTORITRATTO

Spesso ci si chiede: perché l’artista, e più in generale, l’uomo è portato ad autoritrarsi?

È proprio da questo interrogativo, dalla volontà di individuare le radici psicologiche che si celano dietro il bisogno dell’uomo di riprodurre figurativamente la propria immagine che nasce l’interesse per la psicologia dell’autoritratto. L’autoritratto, infatti, proprio per il tempo che impone all’artista di stare solo con se stesso a riflettere ed a confrontarsi con la propria immagine, ha profonde ripercussioni psicologiche su certi nodi fondamentali dell’Io e del senso di identità.

A tal proposito, il problema della formazione dell’Io rappresenta una questione centrale all’interno della dinamica dell’autoritratto. Parlando di genesi dell’Io e sviluppo del senso di identità, infatti, è inevitabile riferirsi allo specchio; e lo specchio è al centro del rapporto dell’uomo con la sua immagine e con la sua identità ed è un elemento indispensabile nel campo dell’autoritratto. Inoltre, lo specchio è alla base della formazione dell’Io come sostenuto da alcune delle principali teorie psicoanalitiche: Freud, fu il primo a sottolineare l’importanza di questo strumento nello sviluppo infantile, seguito poi da  altri psicoanalisti quali Lacan, Wallon e Winnicot. Quindi, l’autoritratto funge da vera e propria ricerca del sé; diventa un modo per autodefinirsi, per oggettivare sullo spazio circoscritto del quadro la propria soggettività dispersa e per raggiungere un chiaro senso di identità.

I meccanismi di difesa e le funzioni riparative dell’autoritratto sono altri elementi che spingono un individuo ad autoraffigurarsi. Infatti, nel processo di rappresentazione, la scissione dell’Io, funziona anche da meccanismo di difesa: un primo meccanismo di scissione e proiezione porta all’esterno una emozione negativa, mentre un secondo di contenimento fa in modo che tale e mozione negativa venga oggettivata e assuma una forma specifica.

Oltre alla ricerca di sé e alla funzione riparativa, sono presenti altri meccanismi che spingono alla realizzazione dell’autoritratto: uno di questi è proprio il meccanismo che spinge l’artista ad autoritrarsi al fine di indagare il mondo interno e capire chi egli è realmente. Collegato a questo, c’è la volontà dell’uomo di lasciare un documento psicologico di sé all’osservatore dell’opera, una sorta di impronta della propria esistenza per le generazioni future.

La perdita dell’identità è un altro elemento che porta all’autorappresentazione. Infatti, mediante l’atto stesso dell’autoritrarsi, l’artista sancisce la perdita dell’identità e la contemporanea intenzione di reagire ad essa.

Spingono l’uomo alla realizzazione dell’autoritratto anche il bisogno sociale di comunicazione (ossia la maschera mediante la quale l’artista vuole presentarsi agli altri) e il tentativo di elaborazione del lutto per la propria morte (infatti l’uomo, identificandosi con l’immagine deformata di sé, ha la possibilità di abituarsi all’idea della sua morte). Quindi, nell’intento dell’autoritratto c’è pure la volontà di controllare e disinnescare il potenziale negativo inerente le trasformazioni del corpo.

Bibliografia

FERRARI, Stefano, Lo specchio dell’Io. Autoritratto e psicologia, Laterza, Roma-Bari 2002.

-, Psicologia del ritratto nell’arte e nella letteratura, Laterza, Roma-Bari 2002.

WINNICOTT, Donald, Gioco e realtà, Armando, Roma 1996.

di Vanessa Ghigi

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