Anatomia dell’attacco di panico: quando il panico diventa inaspettato e ricorrente

DISTURBO DI PANICO –  attacchi di panico inaspettati e ricorrenti

  • almeno un attacco è stato seguito per un mese o più dalla preoccupazione di avere altri attacchi, dalla preoccupazione per le conseguenze di un attacco, o alterazioni del comportamento correlate agli attacchi.
  • Attacco di panico: attacco improvviso di forti sensazioni di intensa apprensione, terrore e disastro incombenti, accompagnate da sintomi fisici: dispnea (mancanza di aria nei polmoni), palpitazioni, nausea, dolori al petto, senso di soffocamento, capogiro, sudori
  • Altri sintomi: depersonalizzazione (il sentirsi come fuori dal proprio corpo) e derealizzazione (un senso di irrealtà del mondo), paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire.
  • Può essere considerato come un malfunzionamento del sistema che presiede la paura: sul piano fisiologico la persona sperimenta un livello di arousal che sarebbe una risposta appropriata a un pericolo immediato che minacciasse la vita del soggetto

L’attacco di panico può essere:

  • Di tipo inaspettato: l’attacco si manifesta anche mentre il soggetto è rilassato o addirittura mentre dorme
  • Di tipo atteso: vi è un chiaro elemento scatenante, l’attacco è provocato da una situazione specifica, per es. guidare l’automobile. I soggetti che soffrono di questo tipi di attacchi, sono probabilmente affetti da una fobia

Per il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali

per poter fare la diagnosi è necessario che:

  • il soggetto soffra di attacchi ricorrenti inaspettati;
  • Il soggetto deve essere fortemente preoccupato di subire altri attacchi e di mostrare cambiamenti nel comportamento

Quindi, ai fini della diagnosi, la risposta è altrettanto importante del loro manifestarsi a livello sintomatico.

IL Disturbo di Panico insorge tipicamente nelladolescenza e con il passare del tempo può comportare prezzi sempre più pesanti.

il Manuale prevedeva  due tipi di disturbi di panico:

  • Con agorafobia
  • Senza agorafobia

Agorafobia: paura di situazioni in cui potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi nel caso in cui sopraggiungesse un attacco di panico.

Agorafobia

Paura o ansia marcata o sproporzionata rispetto ad almeno 2 situazioni in cui sarebbe difficile sfuggire o chiedere aiuto, nel caso che sintomi analoghi al panico prendessero il sopravvento o rendessero il soggetto incapace di reagire (trovarsi da soli fuori casa, prendere mezzi pubblici, trovarsi in uno spazio aperto, trovarsi all’interno di negozio, fare una fila, essere in mezzo a una folla).

Queste situazioni provocano costantemente paura o ansia.

Queste situazioni vengono evitate, richiedono la presenza di un’altra persona o sono sopportate con paura o ansia intensa.

I sintomi perdurano per almeno 6 mesi.

Nel DSM-IV-TR l’agorafobia era classificata come un sottotipo dei disturbi di panico, nel DSM-5 è una categoria diagnostica a sé (per allineare il DSM all’ICD)

Diversi studi confermano che almeno la metà dei soggetti con agorafobia non esperisce mai attacchi di panico

Disturbo d’Ansia Generalizzato

 

  •  Ansia e preoccupazione eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi
  • La persona  ha difficoltà a controllare la preoccupazione
  • l’ansia e la preoccupazione sono associate con 3 o più dei seguenti sintomi (nei bambini solo 1 item) (irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno).
  • L’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazioni del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree
  • l’alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es. droga) o di una condizione medica generale (per es. ipertiroidismo)
  • Presenza di ansia e preoccupazione spesso su cose di poca importanza, in modo eccessivo, incontrollabile e prolungato nel tempo
  • Preoccupazione: tendenza cognitiva a rimuginare su un problema senza sapersene staccare.
  • Altri sintomi: difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare

Differenze tra maschi e femmine

  • le donne hanno una probabilità doppia rispetto agli uomini di ricevere una diagnosi di disturbo d’ansia

Ipotesi formulate:

  • Le donne sono meno reticenti nel riferire i propri sintomi
  • Differenze psicologiche tra i sessi
  • per es. differenze nell’educazione:  gli uomini sono educati ad avere maggiore fiducia nelle proprie capacità di controllo (variabili che ha effetti protettivi nei disturbi d’ansia)
  • Per es. pressione sociale nell’affrontare le paure: gli uomini risentono di tale pressione sociale (affrontare le paure è uno dei trattamenti più efficaci)
  • Per es. le donne sono esposte più degli uomini a condizioni di vita specifica, per es. abusi e aggressioni. Questi eventi traumatici possono influire sul senso di controllo sul proprio ambiente

Fattori socioculturali nei disturbi d’ansia

  • In tutto il mondo le persone soffrono di disturbi d’ansi
  • Ci sono delle differenze: nei problemi su cui l’ansia si focalizza

Per es. in Giappone = paura di arrecare dispiacere o imbarazzo agli altri

  • Sintomi sovrapponibili alla fobia sociale , da cui però si differenzia per il fatto che si incentra sui sentimenti delle altre persone.
  • Legato agli spetti della cultura giapponese che incoraggia l’attenzione per i sentimenti degli altri e scoraggia la comunicazione

Ci sono delle differenze: nella prevalenza

per es. in Cambogia e tra i rifugiati cambogiani all’estero si riscontra un alto tasso di disturbo di panico, forse a causa degli eventi traumatici vissuti da questa popolazione negli ultimi decenni.

Cosa determina il disturbo d’ansia

  • Alcuni fattori di rischio accrescono la probabilità per più di un disturbo d’ansia
  • Fino agli anni ‘60 ha dominato il modello psicoanalitico
  • Oggi l’attenzione viene concentrata anche sui dati biologici, di personalità , aspetti cognitivi ed eventi esistenziali.
  • Condizionamento comportamentale: classico o operante
  • Fattori genetici: vulnerabilità genetica
  • Fattori neurobiologici
  • Tratti di personalità: inibizione comportamentale e nevroticismo
  • Fattori cognitivi
  • L’ambiente sociale: le minacce effettive

In alcuni casi, le terapie farmacologiche mettono una pezza al reale problema, contatta sempre anche uno psicologo per affrontare la situazione. Mail: igor@igorvitale.org

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